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“Giuseppe aveva un'adorazione per il mio ingegno e imparava a memoria tutto quello che io allora componevo, persino gli accompagnamenti dei miei pezzi. Quante volte, nelle serate musicali, improvvisavamo innanzi al pubblico pezzi che non avevo mai composti, e il pubblico si dilettava di quel cimento, lo richiedeva e mostrava molto gradirlo. Ma, come già dissi, al molto lavoro e più alla disordinata vita, il debole corpo del povero Stanzieri non poté resistere: divenne cieco ed ammalò, e in questo stato miserevole dette l'ultimo concerto, al quale presi parte anch'io col violoncello. Accursi col violino, Graziani, il celebre artista di canto, e la signorina Batta. Stanzieri suonò meravigliosamente la sua famosa suonata in si bemolle, entusiasmando tutti ed ottenendo un colossale successo. Fu l'ultimo concerto: Stanzieri trovò rifugio ai Frères de St. Jean de Dieu, dove già era stato un'altra volta, e dove visse ancora pochi giorni, tra l'alta febbre e il delirio, amorosamente vegliato dagli amici e dal padre Francesco, che non lo lasciò mai, notte e giorno, prodigandogli le più amorevoli premure. Intanto, io mi preparavo al terribile eterno addio di quell'amico, che mi spirò tra le braccia, pronunziando il nome mio! (10) Stanzieri visse carissimo a Rossini, che lo chiamava: il piccolo napoletano. Fu il pianista di predilezione del sommo Pesarese, che non dava concerto al quale Stanzieri non partecipasse, desiderato ed acclamatissimo. |