Vincenzo Bindi
Gaetano Braga da' ricordi della sua vita


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     La morte di Stanzieri, col quale era vissuto in continua spirituale comunione per tanti anni, fu un terribile colpo per Gaetano Braga, il quale poté trovare una qualche distrazione, dedicandosi con maggiore ardore all'arte sua, e qualche conforto nell'amicizia di Saint-Saèns, allievo del Conservatorio e che già, quantunque giovanissimo, cominciava a far parlare di sé come uno dei migliori pianisti del suo tempo. Fin dal 1856 egli erasi esercitato a suonare con Stanzieri tutta la musica tedesca classica, e ne era divenuto padrone, e poi con artisti, come Planté, Bitter, Bizet. Divenuto intimo di Saint-Saèns, che doveva più tardi rivelarsi quel robusto ingegno musicale, che dette alla Francia tante opere egregie, continuò in questo esercizio con lui.
     Nello stesso anno 1856, chiusa la stagione invernale a Parigi e contratte nuove amicizie con illustri letterati, uomini politici, musicisti, tra i quali Auber, Thomas, Halévy, si recò a Londra, e quivi comperò il suo Stradivario e vi conobbe Michele Costa, famoso direttore di orchestra e maestro, e da Londra tornò a Vienna per prendere gli opportuni accordi con Merelli, impresario del Teatro di Porta Carinzia, al quale aveva promesso, mentre si era incontrato con lui a Parigi, di scrivere un'opera seria dal titolo: Estella di S. Germano. L'argomento tolto dal conte Hermann di Alessandro Dumas padre, venne posto in versi da Achille de Lauzières, napoletano, ma che, trasferitosi a Parigi, vi era noto, anche come elegante scrittore di versi e di prose francesi. Non staremo qui a sostenere la inutile fatica ed a ricordare la tela di questa e di altre opere musicali di Gaetano Braga, sia perché diffusamente se ne occuparono i periodici e la stampa del tempo, sia perché non è questo lo scopo del nostro scritto: i libretti per opere musicali, che furono composti in quell'epoca, per Braga e per altri, portano quasi tutti l'impronta della scuola romantica, e perciò si rassomigliano, e tutti, ad eccezione di quelli scritti da Felice Romani, e da qualche altro, spesso non rifulgono neanche per pregi letterari.