Petrulla rispose: 'Povero giovane! ora intanto si trova senza un soldo e, quello che è peggio, ha dovuto sborsare a Merelli 1000 franchi per dare l'opera, che ora sentiamo'. Quel bravo austriaco gridava allo scandalo, maledicendo Merelli, che corrompeva così un Teatro sussidiato dall'Imperatore. Quella conversazione mi giovò assai; tre giorni dopo, il Conte Lanskanoski, intendente de' Teatri imperiali, mi fece chiamare nel suo appartamento, e quale non fu la mia meraviglia e il mio giubilo nel sentire da lui che l'Imperatore, soddisfatto del mio successo, mi regalava duemila fiorini? Tornai in Italia e passando per Trieste, accettai il contratto, che mi offrirono, di rappresentare in quella città la mia Estella. La Casa Lucca chiese la proprietà dell'opera, ma io credetti di cederla in luogo alla Casa Ricordi. Da quest'epoca l'Estella e le altre mie opere non girarono ne' teatri, in guisa che la mia carriera, come compositore teatrale, fu fatalmente troncata!”
Oltre la cospicua elargizione dell'Imperatore, ebbe a Vienna un'altra fortuna: vi conobbe il principe Leopoldo di Borbone, Conte di Siracusa, fratello di Ferdinando II, uomo che passava per liberale, amico e protettore a Napoli di letterati e di artisti. Udì l'Estella e gli piacque assai, lo fece chiamare a sé e gli dette l'incarico di comporgli espressamente un'opera semi-seria per il suo teatrino particolare, offrendogli il compenso di ottomila lire. Così continua nelle sue Memorie:
“Accettai subito e gli dovetti promettere di recarmi a Napoli per provare l'opera e rimanervi fino alla terza rappresentazione. Io era stato discacciato da Napoli per ordine della polizia, avendo preso parte alle barricate nel 1848 e non avendo voluto firmare una petizione al Re per la revoca della costituzione; e non avrei potuto ritornarvi senza uno speciale permesso, per non correre il pericolo di essere carcerato: dichiarai perciò al Conte di Siracusa che desideravo un contratto scritto e da lui firmato, garante della mia persona. Egli fu cortese con me e tutto accettò per farmi piacere. Tornato a Parigi, mi feci fare da Achille de Lauzières un libretto in due atti, intitolato il Ritratto, che doveva essere rappresentato nell'anno seguente". Si dedicò a quest'opera con grande ardore ed entusiasmo, e condottala a termine, ne mandò la partitura al Conte di Siracusa e si mise in corrispondenza col suo amico, l'illustre archeologo G. Fiorelli, segretario del Conte, perché gli facesse sapere con quali cantanti, con quale orchestra e scena si sarebbe dato il Ritratto: Fiorelli lo assicurò che esecutori ne sarebbero stati i più valorosi artisti del Teatro S. Carlo. Infatti fu fortuna la sua di avere per soprano la signora Fioretti, eccellente cantante, per tenore il celebre Fraschini, e per basso il non meno celebre Coletti. Il Conte di Siracusa poi con grande bontà gli disse che una volta sulle scene del suo teatrino, ne sarebbe stato il padrone assoluto. E così continua:
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