Durante tutta la prova, vicino al mio amico Chévillard, primo violoncello, non faceva che dire: 'On n'écrit pas ainsi la musique pour le cor! C'est orrible!' Io pazientai per un pezzo; ma, giunti al secondo atto, nel quale avevo sulla scena tutti i primi cantanti ed i cori, egli mi fece una nota stridula, che doveva essere invece dolce. Allora non erano ancora in voga ne' corni i pistoni; essi si suonavano con la mano che, levandola, rendeva i suoni chiari, rimettendola, diventavano ottusi e striduli. Però il maestro doveva conoscere quell'istrumento per attaccare i suoni ed avere gli effetti musicali che desiderava. I suoni si determinavano scambiando al corno i tortini, che ogni cornista doveva avere pronti secondo la prescrizione del compositore. Subito arrestai l'orchestra e dissi a Mohor, che io non avevo scritto così stridente quel suono come lui lo faceva.
Egli impertinentemente mi rispose che così era scritto. Allora con tutta la forza della mia rabbia gli dissi: 'E un'ora che mi state insultando e dite al mio amico Chévillard che io non so scrivere la musica per i corni, mentre voi, per far credere che siete abile, finora non avete cambiato mai il tortino necessario per ciascun suono che io voglio. Fate il vostro dovere, cambiate sempre i tortini e non vi permettete di brontolare più contro di me'. Non mi rispose; del resto ero deciso di fare uno scandalo e cacciarlo subito dalla orchestra. Riprendemmo bene fino alla fine del secondo atto; non contento di questo, compiuto l'atto, feci chiamare Mohor, dichiarandogli che se un'altra volta si fosse permesso di essere così impertinente meco, lo avrei vergognosamente fatto cacciare dal direttore dell'orchestra, e che se Egli si credeva il più abile suonatore di corno a Parigi, non doveva dimenticare che io, qual violoncellista, avevo un nome di gran lunga superiore al suo. Mi ricordo che Giulio Massenet, oggi celebre, nella mia Mendicante sonava i timpani e fu egli stesso a rammentarmelo.
|