“Dorè, per incoraggiarmi, volle darmi il costume più brillante: l'estate; egli avrebbe rappresentata la primavera, Danton l'autunno, Delacroix l'inverno. Per brevità, descriverò solamente l'estate. Dorè mi diede il disegno del costume e una nota d'indirizzi di sarte, di fioristi, di gioiellieri dell'Opera e di altri fornitori. Volle egli stesso accompagnarmi al Petit S. Thomas per comperare la stoffa gialla di taffetas. Questa stoffa mi servì per una giacca, che sulle spalle doveva essere guarnita di fiori di campi, come l'orlo intero del basso tutto inghirlandato di ogni sorta di fiori dello stesso genere. Avevo poi delle brache sino al ginocchio anche inghirlandate di fiori e delle scarpe con soprapposti mazzetti di fiori, e le calze erano di seta giallo-oro.
Il gioielliere dell'Opera mi fece una splendida cintura di ottone indorata, donde pendevano falcetti e tutti gli attrezzi campestri; mi fece anche una catena, da cui pendevano lucertole e tutti quegli animaletti, che in campagna si vedono, smaltati, colorati, indorati, di un effetto irresistibile. Il difficile era di collocarmi in testa una vera torre di spighe, con penne di pavone e farfalle smaltate, che con un filo di ferro si alzavano un palmo sopra. Dorè, la sarta, la fioraia, io stesso eravamo disperati, perché appena mi mettevo in testa quel monumento, esso perdeva l'equilibrio e cadeva a terra. Ma siccome la sarta mi piaceva assai, le dissi: 'Ritornerò, e spero di trovare un mezzo per far tenere sulla mia testa tutta questa massa di roba'. Sul boulevard, accanto alla strada in cui trovavasi il negozio della sarta, c'era un pasticciere, che aveva tutti i piatti pieni di pasticcini, coperti da coperchio di ferro filato. Come un matto, entro là dentro; piglio uno di quei coperchi, me lo metto in testa, e siccome lo trovo troppo stretto, ne prendo un altro che mi andava a pennello. il pasticciere, che vide questa scena muta, con uno sguardo sorridente, mi disse: 'Monsieur, vous devez-étre ou un farceur ou un mal élevé'.
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