E son certo che sarebbe vissuto più lungamente, se nel 1871 i comunardi non lo avessero spaventato con l'incendio della casa di Thiers, che stava vicino alla sua. Auber, abituato a correre tutto il giorno per Parigi con delle belle ballerine e ad andarsene a mezzanotte a prendere i gelati al caffè Tortoni, fu costretto a rimanere rinchiuso in casa durante l'assedio, e la vita sedentaria lo condusse subito alla morte. In quei torbidi giorni la sua scomparsa non fu quasi notata! Morì a novant'anni ed era il vero tipo parigino, pieno di vivacità, sarcastico, qualche volta beffardo, ma sempre benevolo e cortese.
D'inverno e di estate non lasciava mai Parigi; diceva sempre che la sua campagna era la sua carrozza, che spesso egli stesso guidava. Dormiva poco nel suo letto; alle due del mattino era in piedi e ordinariamente dormiva o nei foyers dei teatri dalle 9 alle 11 della notte o all'Opera, dove qual direttore del Conservatorio aveva un palco per sé. Una sera si rappresentava l'opera di Meyerbeer: gli Ugonotti; egli si addormentò nel palco prima che cominciasse l'opera e lo svegliarono finita la rappresentazione. Siccome non si era data la pena di guardare, entrando in teatro, il programma di quella sera, egli domandò con tutta naturalezza a chi venne a svegliarlo, che opera avevano rappresentata. Un giorno m'invitò a casa sua a pranzo, e vi trovai quattro bellissime ballerine del teatro, una tavola imbandita, tutta cosparsa di meravigliosi fiori, con bella e ricca argenteria e due domestici in cravatta bianca ed abito nero.
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