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A Parigi lasciò passare, per sua inesperienza, una fortunata occasione che gli si era presentata e che avrebbe potuto nell'avvenire molto giovargli. Il celebre Auber, che era anche maestro della corte imperiale, un giorno recossi da lui, avvertendolo che l'Imperatore desiderava di sentirlo suonare col suo violoncello in uno dei lunedì, detti i lunedì dell'Imperatrice. Rispose: dell'onore essere felicissimo e che da quel momento era a completa disposizione di Auber. Riferiamo il dialogo che ebbe luogo tra i due insigni musicisti: " 'Tutto questo va bene', mi rispose Auber, 'ma bisogna che voi facciate una domanda per suonare a corte'. 'Come? L'Imperatore vuole udirmi ed io debbo fare la domanda di andare da lui? Ebbene, sapete cosa vi dico? Io non ci voglio in qualunque modo più andare'. Furono inutili le preghiere del buono e caro maestro Auber; non ci volli andare e feci malissimo. Auber era uno dei più originali tipi che io abbia in mia vita incontrato. Vecchio allora di 83 anni, aveva la vanità di fare il giovanotto. Parigino puro sangue, vestiva sempre elegantemente e all'ultima moda: sulla scena, l'ho visto sempre in mezzo alle ballerine, accarezzarle e fare tutte quelle moine che fanno i giovinetti. |