Vincenzo Bindi
Gaetano Braga da' ricordi della sua vita


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Auber e Braga.

     A Parigi lasciò passare, per sua inesperienza, una fortunata occasione che gli si era presentata e che avrebbe potuto nell'avvenire molto giovargli. Il celebre Auber, che era anche maestro della corte imperiale, un giorno recossi da lui, avvertendolo che l'Imperatore desiderava di sentirlo suonare col suo violoncello in uno dei lunedì, detti i lunedì dell'Imperatrice. Rispose: dell'onore essere felicissimo e che da quel momento era a completa disposizione di Auber. Riferiamo il dialogo che ebbe luogo tra i due insigni musicisti: " 'Tutto questo va bene', mi rispose Auber, 'ma bisogna che voi facciate una domanda per suonare a corte'. 'Come? L'Imperatore vuole udirmi ed io debbo fare la domanda di andare da lui? Ebbene, sapete cosa vi dico? Io non ci voglio in qualunque modo più andare'. Furono inutili le preghiere del buono e caro maestro Auber; non ci volli andare e feci malissimo. Auber era uno dei più originali tipi che io abbia in mia vita incontrato. Vecchio allora di 83 anni, aveva la vanità di fare il giovanotto. Parigino puro sangue, vestiva sempre elegantemente e all'ultima moda: sulla scena, l'ho visto sempre in mezzo alle ballerine, accarezzarle e fare tutte quelle moine che fanno i giovinetti.
     Una sera l'offesi, perché, vedendolo da un pezzo in piedi, gli offrii una sedia, che bruscamente ricusò, dicendo che non era abbastanza vecchio per riposarsi. Nell'Opera, che s'incendiò, c'era un grande scalone, ed egli con la fatuità di un giovane aspettava sempre che qualcuno lo vedesse salire i gradini due alla volta. In quell'anno morì Meyerbeer, che era mio diletto amico, mentre si facevano le prove della sua grande opera L'Africana e il funerale che gli si fece partì dalla casa di lui, che stava alla Rotonda des Champs Elysées, per recarsi fino alla ferrovia dell'Est: finita la cerimonia, presi Auber sotto il braccio e gli dissi che sarei andato a prendere una carrozza per ricondurlo a casa sua, che trovavasi molto lontana. Mi rispose che non era necessario, perché, nell'accompagnare il funerale, aveva camminato troppo lentamente e voleva sciogliersi le gambe andando a casa sua più acceleratamente. E, dandomi il braccio, serenamente allungò il passo, raccontandomi molte barzellette: era talmente convinto della sua longevità che mi disse: 'Pauvre Meyerbeer! maintenant c'est le tour de Rossini', che aveva molti anni meno di lui.