Vincenzo Bindi
Gaetano Braga da' ricordi della sua vita


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     Così fece Scribe, che pure ebbe la fortuna di comporre belli libretti per Meyerbeer, e tra questi gli Ugonotti e Il Profeta, e dovette aspettare parecchi anni prima di compiere l'Africana, perché Meyerbeer gli faceva spesso cambiare i versi, fino al punto che il poeta una volta minacciò il Maestro di un processo, dicendogli che il suo poema valeva quanto la musica di lui, e Meyerbeer, come raccontò allo stesso Braga, dovette regalargli 5000 franchi per farlo tacere. (31)
     Presa a Milano stabile dimora, Braga rinunziò fin dal 1894 al pubblico esercizio dell'arte: si può dire perciò compiuta e chiusa in quest'epoca la vita artistica di lui, intesa nel più nobile ed alto significato della parola. Ma amante, entusiasta dell'arte stessa, ogni mattina, in casa sua, per due ore continuò a far della buona musica, tra amici intimi, col maestro Mapelli due dilettanti valorosissimi di pianoforte, due di canto, un bravo giovane violinista, esercitandosi nella musica classica ed avendo così l'agio d'impugnare, come egli stesso scrive, con baldo entusiasmo l'arco del mio violoncello. Il programma, compilato con pezzi di autori antichi e moderni, era sempre vario. Così, tra la musica, la lettura di opere scelte e lo studio della letteratura italiana, passava tranquillamente i giorni, circondato dall'affetto di vecchi e cari amici, che gli volevano bene e dalla riverenza de' giovani, a lui devoti.
     Fissò a Milano la dimora, perché fu questa Città la sua vera patria di elezione; questa Città che lo applaudì come compositore e come violoncellista, dove ebbe durevoli amicizie, tra cui quella de' fratelli Vigoni, dove scrisse le più belle delle sue melodie, dove spesso cercò calma e conforto, deliziandosi principalmente nelle incantevoli bellezze del Lago di Como e della sua Varenna. Alla morte di Verdi compose piangendo una Meditazione per violoncello, violino e pianoforte. (32)

(31) Dicasi lo stesso di altri; leggi in Florimo il grazioso aneddoto tra Bellini e Felice Romani.

(32) Sempre a proposito di Verdi, trovo scritto nelle Memorie di Braga : “Come artista e come italiano, comprendo quale perdita l'Italia ha fatta con lui; come amico suo di quasi mezzo secolo, amaramente lo piango. Nel 1849 l'ammirai al S. Carlo nella prima rappresentazione della Luisa Miller; nel 1855 alla prima de' Vespri Siciliani all'Opera di Parigi, e poi sempre alle rappresentazioni dell'Aida, dell'Otello, del Falstaff: in questa circostanza fui espressamente a Milano; e Verdi volle vedermi sulla scena, abbracciarmi e baciarmi”.