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Di tutti gl'italiani, che iniziarono e compirono il nostro risorgimento politico, parlò sempre con riverenza. Il tributo di omaggio che rese ad Alessandro Manzoni con la Messa di Requiem, basterebbe a provare il suo rispetto per le vere glorie italiane. Dal 1842 al 1860, tutti i suoi soggetti furono d'ispirazione italiana. Auguro a questo diletto paese, che amo più di me stesso, tanti figli come Verdi, gloria purissima, amore, orgoglio nostro".
Di Puccini dice: "Giacosa ed Illica si sono messi in due per rubare a' francesi un soggetto di Sardou, che ispirò al simpatico maestro Puccini quelle frasi, che nell'antica scuola napoletana si chiamavano concettini, mentre egli ha bisogno, avendone l'ingegno e la fibra, per assidersi tra i nostri grandi maestri, di frasi larghe, degne della Scala. Quattro mesi prima che io udissi in teatro la Tosca, dissi che quel soggetto non era musicabile". Braga confida nell'avvenire di Franchetti, di Puccini e di Mascagni, ma giudica assai severamente Leoncavallo: afferma che, nella Cavalleria, Mascagni mostrò di possedere un altissimo spirito di teatralità: sostiene che i Cori del Cristoforo Colombo di Franchetti sono degni di un glorioso maestro: confida che Puccini saprà mantenere l'equilibrio, e se non verrà distratto dalle troppe lodi che gli prodigano, senza dubbio compirà una grande opera. Parlando de' librettisti, egli mette in rilievo l'importanza e la necessità che questi vivano in continua e completa unione col musicista; e riferisce, per averlo saputo dallo stesso autore, che M. de S. Georges, poeta francese della Figlia del Reggimento, dovette, per desiderio di Donizetti, rifare ben otto volte i versi del celebre terzetto; i librettisti di Auber, Meyerbeer, Gounod erano appassionati de' loro musicisti, e con essi lavoravano alla buona riuscita dell'opera. |