Vincenzo Bindi
Gaetano Braga da' ricordi della sua vita


Pagina 108 di 160       

%


     In questi anni, Braga continuò, in varii volumi, a scrivere le sue Memorie, notando giorno per giorno, e, sarei per dire, ora per ora, quanto gli accadeva, anche le cose più insignificanti: sfoghi famigliari, religiosi, letterari, artistici; impressioni personali; giudizi di uomini e di cose, ora acri ed ora dolci; spesso perciò contradittorii; ricordi del passato; voci di giubilo e di lamento; rimpianti di un tempo, che non sarebbe tornato mai più, messi sulla carta, principalmente durante la sua lunga malattia, quando, non potendo toccare il suo violoncello ed annoiandolo, come egli pittorescamente si esprime, “il mestiere di stare con le mani in mano”, passava il tempo nello scrivere quello che gli frullava per la mente. Queste Memorie non possono essere destinate al pubblico, tanto più che l'Autore nella sua sincerità riconosce che avrebbe dovuto usare maggiore prudenza con le parole: le memorie stesse di questi anni debbono perciò essere, come sono, religiosamente custodite dall'amatissimo nipote e degno erede di Gaetano Braga, e noi certo non oseremo di violarle.
     Non possiamo però esimerci dal togliere da esse quanto, in modesti e ristretti limiti, occorre a lumeggiare gli ultimi anni di vita dell'insigne Maestro, che corsero così tormentati ed angosciosi per lui e per gli amici, affezionati e devoti, che gli rimasero fedeli fino alla morte.
     I suoi tormenti cominciarono fin dal 1902, a causa della ricaduta nel suo vecchio male, il catarro bronchiale, che molto lo fece soffrire. Ma, fortunatamente, si riebbe alquanto e poté continuare nella primitiva vita ancora per un anno. Nel maggio del 1903 volle rivedere Venezia; e dopo aver trascorsi alcuni giorni in questa città, visitando Musei, Gallerie e la importante Esposizione artistica, e salutati vecchi e carissimi amici, ne ripartì con l'animo triste e quasi preoccupato: nel lasciarla, pronunziò queste amare parole: “Venezia mia, chi sa se ti rivedrò mai più! La matrigna natura uccide ambedue noi vecchi!”.