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Nel luglio dello stesso anno si esercitava ancora quotidianamente col violoncello, e mentre, dopo la morte della madre, nel 1885, aveva fatto proponimento di non tornare più a Giulianova, ardentemente desidera di rivedere l'amata Città nativa, i parenti, gli amici della prima infanzia; ne rimpiange la lontananza, affermando che nulla valse e cambiare la sua natura semplice abruzzese, perché se il suo cuore, per la tarda età, batte lentamente, in certi momenti questi battiti rassomigliano a quelli veementi della sua fanciullezza, e sente che l'eleganza, il lusso, la mollezza, le stesse ricchezze, ora che la parabola è compiuta, non hanno nessun' attrattiva e nessun valore per lui. “Io”, dice, “son rimasto sempre lo stesso Abruzzese, che altro non ama che finire i suoi giorni così come essi cominciarono, a Giulianova!”. Se non che, appena due mesi dopo scritte queste parole, nella Villa presso Menaggio del Senatore Vigoni, che amava Braga come un fratello e che lo aveva ospite graditissimo, la sera del 6 settembre 1903, fu colpito da sincope, che gli paralizzò completamente le gambe e il braccio destro. |