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Egli perciò giudica severamente, non la scuola tedesca che ammira, ma coloro che spesso, senza criterio, senza gusto, senza l'ingegno di quei maestri, con altra indole, con altra natura e con altro carattere, sono pedissequi imitatori di quella scuola, falsando la natura, il carattere, le tradizioni nobilissime dell'arte nostra, la quale ci rese celebri ed amati da tutto il mondo ed in tutti i tempi, e condanna gl'innovatori, che per la mania di produrre effetto, tutti manomettono i principii dell'arte stessa. Wagner e Listz, artisti di sommo ingegno, (42) anzi veri genii dell'arte musicale, fecero una terribile crociata contro tutto il passato musicale, e traviarono il nostro gusto; e quando Wagner si fece costruire a Beyreuth il suo teatro, per rappresentarvi la musica sua, dichiarò "solo la musica da lui riformata essere padrona dell'avvenire dell'arte." Wagner che chiamò i nostri musicisti convenzionali, non risparmiando dalle sue critiche lo stesso Rossini, dal quale poi, come abbiamo veduto, ebbe una così solenne lezione, tentò distruggere, e in parte vi riuscì, la natura nostra e la nostra scuola; e se non vi sarà un genio, che la scuola stessa sollevi, avremo perduto anche la qualifica di nazione musicale, maestra un tempo a tutto il mondo. (43)
(42)
Parlando della musica tedesca e de' suoi seguaci, ricorda la Salomé di
Strauss, che chiama opera ricca di colorito e di effetti di orchestra. Se la piglia però
con Oscar Wilde, “che col trivialissimo libretto ha mutato il teatro in una clinica
di Ospedale, dove si fa l'anatomia de' cadaveri. La missione della musica”, ripete
ancora una volta, “è di consolare l'umanità dalle miserie della vita, come fecero i
nostri grandi Padri; i marcati e forti colori di orchestra, la profonda cono scenza
del contrappunto, in cui tante volte si eccede, lasciano assai spesso il
cuore vuoto ed indifferente e l'animo disilluso. Strauss compone più per la
testa che per il cuore: in tutta l'opera, la teoria è bandita per il ritmo, né sembra
che l'autore siasi ispirato al noto precetto Oraziano. Non si ha diritto di rinnegare
e, peggio, distruggere il passato. Se nelle arti ci furono evoluzioni, i Greci, i
Romani, il Rinascimento, sempre riconobbero e rispettarono il bello. Ora i modernisti,
per la novità, spesso ci presentano il brutto. Vogliono uccidere il canto che
Pergolesi ci lasciò!".
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