Vincenzo Bindi
Gaetano Braga da' ricordi della sua vita


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     Egli perciò giudica severamente, non la scuola tedesca che ammira, ma coloro che spesso, senza criterio, senza gusto, senza l'ingegno di quei maestri, con altra indole, con altra natura e con altro carattere, sono pedissequi imitatori di quella scuola, falsando la natura, il carattere, le tradizioni nobilissime dell'arte nostra, la quale ci rese celebri ed amati da tutto il mondo ed in tutti i tempi, e condanna gl'innovatori, che per la mania di produrre effetto, tutti manomettono i principii dell'arte stessa. Wagner e Listz, artisti di sommo ingegno, (42) anzi veri genii dell'arte musicale, fecero una terribile crociata contro tutto il passato musicale, e traviarono il nostro gusto; e quando Wagner si fece costruire a Beyreuth il suo teatro, per rappresentarvi la musica sua, dichiarò "solo la musica da lui riformata essere padrona dell'avvenire dell'arte." Wagner che chiamò i nostri musicisti convenzionali, non risparmiando dalle sue critiche lo stesso Rossini, dal quale poi, come abbiamo veduto, ebbe una così solenne lezione, tentò distruggere, e in parte vi riuscì, la natura nostra e la nostra scuola; e se non vi sarà un genio, che la scuola stessa sollevi, avremo perduto anche la qualifica di nazione musicale, maestra un tempo a tutto il mondo. (43)
     Se non si può ottenere il connubio tra la scuola italiana e la tedesca, tra la successione dei suoni e la loro simultaneità, è meglio tornare a Palestrina, Corelli, Marcello, Scarlatti, Pergolesi, Jommelli...

(42) Parlando della musica tedesca e de' suoi seguaci, ricorda la Salomé di Strauss, che chiama opera ricca di colorito e di effetti di orchestra. Se la piglia però con Oscar Wilde, “che col trivialissimo libretto ha mutato il teatro in una clinica di Ospedale, dove si fa l'anatomia de' cadaveri. La missione della musica”, ripete ancora una volta, “è di consolare l'umanità dalle miserie della vita, come fecero i nostri grandi Padri; i marcati e forti colori di orchestra, la profonda cono scenza del contrappunto, in cui tante volte si eccede, lasciano assai spesso il cuore vuoto ed indifferente e l'animo disilluso. Strauss compone più per la testa che per il cuore: in tutta l'opera, la teoria è bandita per il ritmo, né sembra che l'autore siasi ispirato al noto precetto Oraziano. Non si ha diritto di rinnegare e, peggio, distruggere il passato. Se nelle arti ci furono evoluzioni, i Greci, i Romani, il Rinascimento, sempre riconobbero e rispettarono il bello. Ora i modernisti, per la novità, spesso ci presentano il brutto. Vogliono uccidere il canto che Pergolesi ci lasciò!".

(43) A proposito della musica di Wagner, riferisce: " Composi su versi di Sully Prudhomme una musica Le vase brisé, allora in gran voga a Parigi e che fu ristampata da Ricordi. Una sera, un uffiziale, entusiasta di Wagner, tanto che tutti gli anni si recava e Beyreuth per udirne la musica, accompagnava questa mia melodia alla signora Enrichetta Weil, che ne era entusiasta. Interrogato su di essa, l'uffiziale rispose: 'È bella, ma oggi non si scrive più così! Eppure quella melodia è assai bene armonizzata e da tutti i francesi aveva ottenuto adesioni, tanto che in un giornale l'articolista ai meravigliava che io, italiano, avessi potuto cosi bene esprimere la poesia francese. Ma per quell'uffiziale io non era un seguace di Wagner! Wagner era un robustissimo ingegno e poteva far quello che i suoi imitatori non potevano e non sapevano fare. I giovani, purtroppo, seguendo l'andazzo moderno, imitano gli stranieri, dimenticando quanto i nostri Padri fecero, e loro ricordo che la musica è fatta per dilettare e consolare e non per rompere le scatole all'umanità. Costoro fra cinquanta anni metteranno fuori rumori non musica".