Vincenzo Bindi
Gaetano Braga da' ricordi della sua vita


Pagina 122 di 160       

%


     Le ragioni perché queste opere non ebbero vita duratura e non resistettero sulle scene, come del resto egli stesso aveva preveduto, sono forse ben altre: l'aspra e ingiusta critica, che alcuni gli fecero; le piccole, ma persistenti e riuscite congiure di emuli, d'invidiosi e di malvagi; gl'interessi di alcuni editori, la forma de' pezzi, il genere de' libretti, che non sempre potettero o seppero interessare il pubblico; la maniera di armonizzare e di strumentare, che, data l'evoluzione che la musica, come si è detto, aveva subita, aveva modificato e mutato il gusto del pubblico, perché anche la musica segue la fuggevole moda; il carattere fiero, dignitoso, indipendente, impulsivo dell'autore, che mai aveva nulla chiesto o sollecitato, forte del suo valore e della sua coscienza di artista, travolsero le opere teatrali di Braga, come travolsero e seppellirono le opere di tanti altri artisti di non minore, anzi di maggior fama. Quante opere insigni, che pure ebbero tanto successo a' tempi loro e incontrarono il gusto di quel pubblico, e il favore di quella critica, e certo mostrano quella intensità, che darebbe loro il diritto di vivere, oggi sono quasi dimenticate e nessuno impresario o editore osa riprodurle sulle scene?
     Basti ricordare, per tacere di tante altre opere, la Vestale di Spontini, (44) l'Otello, la Semiramide, il Mosè, il Guglielmo Tell di Rossini, alcune opere di Bellini, la Saffo di Pacini, il Giuramento di Mercadante, la Jone, il Marco Visconti, le Precauzioni di Petrella, parecchie opere di Donizetti, come Gemma di Vergy, Poliuto, Anna Bolena, l'Ajo nell'imbarazzo, il Matrimonio segreto, la Serva padrona, ed altre, che cantate dalla Coltellini, facevano delirare il pubblico; alcuni spartiti dello stesso Verdi, il

(44) Spontini con la sua Vestale, oggi dimenticata, ben comprese che nel dramma musicale dovesse esservi maggiore corrispondenza tra la musica e la poesia; e in questo fu il precursore di Wagner e de' modernisti; lo stesso Wagner, nella sua celebre lettera al Villot, lo afferma. Egli ritenne la Vestale un modello di dramma musicale. Secondo Florimo, dopo il Guglielmo Tell, apparve l'opera più perfetta rappresentata a Parigi; e Berlioz racconta che un ammiratore di questa musica, con l'averla sentita, avendo raggiunto la massima felicità concessa all'uomo sulla terra, si fosse suicidato.