Vincenzo Bindi
Gaetano Braga da' ricordi della sua vita


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     A coloro che desiderano dedicarsi al violoncello, raccomanda caldamente a volere studiare due o tre anni prima il bel canto italiano, ed apprenderne tutti i segreti, giacché primo requisito del violoncellista è sapere cantare bene sul violoncello; udire quindi le celebri cantanti; e ricorda che, entusiasmato del modo come la Frezzolini modulava il celebre rondò finale della Sonnambula: Ahi! non credea mirarti, era commosso fino alle lagrime, e quando lo suonava lui, commoveva sempre, perché lo suonava come la Frezzolini lo cantava.
     Lo stesso effetto provava quando udiva le celebri sorelle Grisi nel Barbiere e nella Norma, che esse modulavano con voce dolcissima ed inarrivabile espressione, e che allo stesso modo Egli cercava di rendere col suo strumento. Nota che Laboccetta, uscito dal Conservatorio, cominciò la sua carriera, non come violoncellista, ma come cantante nel Teatro Nuovo e fu discepolo del Bassadonna, e che Rubini, il più grande interprete delle opere di Bellini, nell'aria del Marin Faliero, cantava divinamente e in maniera che parevagli che non respirasse mai: egli cercò d'imitarlo col suo violoncello, per mostrare che nelle lunghe legature di frasi, il violoncello stesso non deve mai mostrare i cambiamenti di arco. La parte tecnica dello strumento s'impara dal maestro, ma l'allievo deve sapere come su di esso si canta, e come il canto debba rassomigliare alla voce umana.
     Nella nostra nota su Gaetano Braga, pubblicata negli Artisti Abruzzesi il 1883, scrivevamo di lui: "Bisogna vederlo quando piglia in mano l'archetto tutto assorto in sé stesso, con gli occhi scintillanti, col portamento divenuto serio e riflessivo, col viso che rivela una commozione profonda; bisogna vederlo... Non è più lui, ma è il genio dell'arte che in lui si manifesta!... Grida disperate di dolore, lagrime, che sembrano scendere dalle note dolcissime e soavi, frasi così espressive che vi penetrano sino nel fondo del cuore e vi commuovono, tutti i diversi, più forti e contrarii affetti dell'animo Egli sa trarre, con elegante e squisita maestria, dalle corde di quello strumento divino. Quanti cuori Egli ha fatto palpitare, quanti occhi io ho visti molli di lagrime. E quando un artista sa far tutto questo, io benedico all'arte sua, che ci torna in allegrezza i dolori della vita, che ci ridona la quiete e la calma e ci fa maggiormente sentire l'orgoglio di essere italiani!".