Questo giovane, ragionando con me a lungo della importante materia, che io tratto, ebbe a dirmi che gli sconci da me riferiti erano stati da lui osservati in molte parti della penisola italiana, ed in particolar modo in alcune abbandonate provincie del Mezzogiorno, dove i siti di inumazione non sono che recinti chiusi a mala pena da tavole, siepi di spine ecc. ecc. e ciò per la sordida spilorceria delle amministrazioni comunali.
Tali bassezze si compiono, malgrado la lunga serie dei regolamenti sanitarii e d'igiene, e sono disonoranti quando si pensi che il rispetto sacro che non si ha oggi per i poveri morti, lo avevano per i loro i prischi egiziani, i colti greci ed i coraggiosi romani.
Per salvare adunque il corpo umano dall'ignominia, dall'insulto spietato, e salvare nello stesso tempo dalla infezione dell'aria i viventi, dovrebbesi assolutamente tornare all'antico sistema dell'incenerimento delle salme. Questa operazione non solo gioverebbe immensamente all'igiene com'è facile persuadersene, ma farebbe somma alleanza colla memoria e con la religione dei cari estinti, perché il fuoco purifica la fiacca e fragile materia, mentre conserva vivo ed illibato la sacra cenere di quelle persone cotanto amate, che non verrebbero offuscate dai tetri guasti di quella spietata e sozza putredine che sopra ho descritta. S'intende che dovrebbesi conservare anche col sistema della cremazione quelle pompe funebri della religione, quelle pompe che tanto nobilitano lo spirito umano. Per la quale cosa sarebbe decorosamente ed altamente tutelato il sentimento nobile e sacro di colui che mestamente trae ad assistere all'ultima metamorfosi luminosa e pura della fragile materia che si dissolve.
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