Pietro Terribili
Le Spoglie Mortali si debbono cremare o sotterrare?


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     A che rammentare la venerata tomba del voluto San Gabriele, il gran richiamo di tutte le turbe della regione Abruzzese, dove si profondono tesori, là nel romantico convento di Isola, di fronte al roccioso Gran Sasso, all'ara Pietra, accanto alla spaventosa caverna detta inferno, dove in una chiesetta trovavasi come parroco l'esimio latinista Domenico Ciaranca, la cui forbita latinità quasi potrebbesi paragonare con quella del defunto e rinomato professore Luigi Vinciguerra, sacerdote dottissimo e precettore esimio nel Liceo di Teramo a quasi un'intera generazione? Diciamo incidentalmente che la detta tomba del voluto Beato a cui accorrono portando doni quasi tutte le persone d'Abruzzo, trovasi vicino alla montuosa Isola del Gran Sasso, patria degna del rinomato Parrozzani, professore di Chimica nella Sezione Universitaria di Aquila (Abruzzi), inventore della polvere senza fumo, e patria ancora dell'infelice ma verista poeta Lodovico de Angelis, il quale osservando un dì le piaghe e le contese della sua città capoluogo, dolorosamente ebbe molto a rimbrottarla con varii canti pietosi, da tutti risaputi.
     Ma ci si domanda: se questa cremazione fosse un fatto di gran successo per la moderna civiltà ed igiene, come avete scritto e ragionato nel primo capitolo di questo volume, perché non si fa strada in fretta? perché invece di innalzare dei monumenti, non si bruciano di continuo le ossa dei valorosi graduati caduti nelle patrie battaglie? perché i principi ed i re spendono milioni e milioni per erigere i loro superbi sepolcri? A che le tombe di Superga dove dormono nel sonno della pace, in marmorei mausolei, quasi tutti i componenti della famiglia di Savoia ed altri grandi ancora, non escluso il buono e pio Amedeo, principe e duca d'Aosta, la povera vittima del garbuglio medico ufficiale italiano, come bellamente pubblicò il valente ed erudito medico omeopatico Vincenzo Massimi, nella sua Opera: La Patogenesi del catarro epidemico e sua cura, pubblicata all'epoca della morte del prelodato Principe? A che la maestà del Pantheon in Roma, dove è deposto il corpo di Vittorio Emanuele II primo re d'Italia e quello del buono e disgraziato suo figlio Umberto I morto tragicamente nella sua nativa e diletta Monza per mano di un fanatico scellerato? perché, malgrado l'espressa sua volontà, la Nazione Italiana non volle affatto che Giuseppe Garibaldi fosse cremato?... A che la splendida e moderna imbalsamazione mirabilmente eseguita da un valentissimo chimico (sig. Telemaco Baroni), come ci è stato riferito, sopra le mortali spoglie del celebre de Caris, dotto giureconsulto e penalista esimio nel foro Aquilano, dove dalla morte, anni sono, fu inesorabilmente falciato? (9) perché lo sventurato Felice Cavallotti nel suo ultimo testamento del 6 marzo 1898, fece prevalere pel suo corpo (qualora rimanesse morto nel duello che doveva sostenere col suo avversario Ferruccio Macola) la sepoltura anziché la cremazione, come aveva disposto in altri suoi testamenti precedenti? perché, ben altro ideale sfolgorò nella mente di quell'uomo nell'ultimo suo atto. Egli comprese, che anche il cadavere di uno che si è distinto in vita, ha il suo valore dinanzi ai viventi, perché le tombe, i monumenti, gli accubitori, i sepolcreti, gli ossarii, non sono che una eloquente ed alta scuola di civile grandezza e di somma moralità per i vivi.

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(9) Per la discussione, in Corte d'Appello, di una mia causa civile importantissima; trovandomi in Aquila, la Zurigo degli abruzzesi, fondata ed ingrandita da Federico II sulle rovine delle vetuste Amiterno e Falconia, ebbi ad osservare in tutti i suoi templi maestosi e monumentali, cripte, mausolei, ed accubitori. E nel cimitero di detta città (dove mi recai, come è mia usanza di visitare i cimiteri delle città cui mi trovo), tra molti e bei monumenti vidi anche la tomba in cui è il corpo imbalsamato del celebrato de Caris, sommo ed impareggiabile giureconsulto.