Ma domandiamo ancora. Come va che fra tanti ingegni che nobilitano le svariate età e tra gli stessi barbari ancora, non sorse mai un grido di protesta contro i sepolcri, mai una fiamma di sdegno divampò contro i morti, come ora ci accende l'animo progressivo dei moderni cremazionisti?!.... Jura manium sancta sunt; cantava un dì Orazio, (Siano rispettati i diritti dei morti.) E Virgilio: Et tumului facite et tumulo superaddito carmen. (Componete un tumulo e sopra vi cantate una mesta elegia.) Un delicato e gentile augurio erompeva dagli antichi, allorché gettavano la terra sopra i loro morti. Et sit tibi terra levis, e ti sia la terra leggera.
Gl'incensori romani delle crematorie cataste, voltavano le spalle al rogo. Aversi tenebant faces. Era l'orrore che incuteva la natura straziata. Oh! il senso intimo potrà essere combattuto, ma soffocato giammai) Chassez le natural, il reviendra au galop. Naturam espelles furca tam usque recurret. Ma forse, si viene a replicare, non si fanno delle concessioni di cadaveri per le cliniche, per gli esperimenti anatomici negli ospedali?.... La natura allora resta muta. Difficoltà da tapini. Negli ospedali, sotto veste barbara si ottemperi alle esigenze della scienza, che riflette il suo favore nella umanità sofferente, ed ogni strazio di cadavere rappresenta il dolore lenito a qualche povero disgraziato infermo, una salute ripristinata, una vita salvata. Qui vi è uso, vi è consumo, anche lo sperpero se volete: ma non per una sterile opera di distruzione, come avviene nella famosa macchina crematoria, bensì per soddisfare ai bisogni dell'umanità, per rispondere ai postulati della scienza.
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