Per consolidare maggiormente ciò che con poderosi e veritieri argomenti andiamo dimostrando in questo volume, stimiamo utile trascrivere le eloquenti parole dettate dall'Illustre Giuseppe Hyrtl nella porta dell'anfiteatro anatomico di Parigi «Hic locuis est ubi mors gaudet succurrere vitae.»
Esse ci furono riferite dal bravissimo e studioso giovane Signor Lamberto Dottor Medori di Teramo.
Il Signor Hyrtl con questa sua fantastica iscrizione fa compiacere la morte, non perché ivi si facesse scempio delle carni umane — No — Sì bene pel soccorso vitale che in seguito dovranno dare a disgraziati infermi quelle pruove congiunte a forti studii ricavati dai cadaveri.
Il Signor Hyrtl colla sua fantasia fervente giammai farebbe gioire la morte nel forno crematorio.
Oh, no, no! La natura non resta mai muta dinanzi all'incenerimento dei morti suoi figli; essa è madre universale, essa addita nel suo seno il sepolcro universale! Omniparens, eadem est comune sepulcrum cantava Lucrezio. E Lattanzio così diceva: Noi restituiremo il corpo dond'ebbe origine. Nos corpus reddimus terrae unde ortum est. Insomma, come ben chiaro emerge dai ragionamenti di codeste autorità del sapere da noi ricordate, la cremazione fu in ogni tempo stigmatizzata e con i termini più severi. Prudenzio la chiamava insania, Lattanzio ferita, Ambrogio sevizia ingente, Quintiliano la malediceva del pari, perché contraria al grande istituto del genere umano, Tertulliano trova nella combustione dei morti un'offesa atrocissima ed ignobile, e Carlo Magno nei suoi celebri capitolari minacciò persino di morte i crematori dei cadaveri! Che, volete di più? Il famoso Pietrasanta, il gran fautore della cremazione, non ha potuto, nella sua lealtà, disconoscere la voce di tanti secoli, ed ha dovuto confessare che l'enterrement des corps c'est tout d'abord imposè comune une loi de nature. Infatti, quando l'uomo fa quello o cui il retto sentimento lo porta, non è l'arte, la natura che agisce. L'arte entrerà nel modo di compiere il seppellimento, ma il seppellimento in se non è arte, è natura. Ed è tanto natura, che il celebre Vico dall'umazione dei cadaveri così universalmente in uso presso le antiche genti, ne dedusse esser legate in società di famiglie con leggi e costumi civili, poiché la voce umana come la voce postuma (post humum) deriva appunto dall'humare defunteos. Ondé quel grandissimo filosofo chiama la sepoltura un gran principio dell'umanità, ed encomia grandemente chi volendola definire, si serve di una sublime espressione, appellandola faedera humani generis, ovvero secondo la bella espressione di Tacito, humanitatis commercio, patto cioè e convivenza dell'uman genere.
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