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Quel corpicciuolo per prima è denudato; le sue sembianze, le sue forme oneste non discendono no, come nel sepolcro incontaminate da occhi e da mani profane. Sopra il forno è la lastra, di sotto il genogene, con tutto il combustibile.. Quel corpo già irrigidito viene collocato nella griglia, e quivi legato e stretto con fili metallici che ne assicurano ben bene la stabilità contro l'impeto del fuoco. Ascoltate. Il fuoco già divampa: le fiamme stridono, crepitano, si alzano, lambiscono, avvolgono quel tenero corpicino inanimato. Inanimato? No. Aprite, aprite lo sportellino del forno; è questo il momento di vedere. Sotto quell'azione violenta e sterminatrice ci sembra muoversi, convulsivamente agitarsi ancora, un filo metallico è rotto, balzano le gambe, le braccia cercano svingolarsi dai duri ceppi cui sono avvinte; si gonfia e si sgonfia il ventre, crepita, scoppia e le viscere impoverite corrono ad impiastricciarsi sulle pareti del forno, ove friggono, eppoi cadono in cenere; i gas esplodono, gli occhi strambuzzano e schizzano fuori, il volto tetramente si contorce, le guancie si liquefanno, il cranio, le ossa, il cuore e le carni tutte si schiantano, divampano, fanno una tetra danza con le fiamme, con le scintille, con le schegge volanti delle ossa, in ultimo divengono una poltiglia informe (quella poltiglia era il corpo di quella povera creatura!) Strepitano e sobollono ancora le ultime reliquie.... che acre odore, che puzzo orrendo.... ahi povere carni! Oh dilette sembianze umane! Dopo qualche tempo di questo strazio orribile, tutto è consumato e non rimane altro che un pugno di cenere! |