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Portiamoci in campagna; fuggirete voi alla vista di altre putride sostanze? Qui da un lato sterquilini estollono i loro comignoli, o nell'interno delle case coloniche o lungo le vie comunali; di là pozzoni aperti per raccogliere sozzure e fetidi avanzi di animalesche secrezioni; e poi i maceratori di lino e di canapa che vi costringono a difendere dal grande fetore le narici, come, bene spesso, accade a vedersi nei dintorni della fertilissima Ascoli lungo la strada del Marino e del vorticoso corso del Tronto. E poi che dire delle paludi a marcite, che rendono l'aria tutto all'intorno umida, pesante e malsana? né meglio staremo nelle case, dove a tacere della loro angustia, della mancanza di cortile, dell'agglomeramento degl'individui, esiste in tutto un nemico occulto che in maniera lenta sì, ma sicura, ammorba ed appesta l'aria che di continuo respiriamo. «L'uomo civile, scrive l'eminente igienista Mantegazza, tiene questa bolgia infernale da cui emanano i gas più velenosi, e più asfissianti presso i pozzi a cui si disseta, presso la cucina dove mangia, o nella camera dove dorme! Oh le stalle, le latrine, i pozzi neri dei vivi, potrebbero far fuggire i poveri morti!.... Le sorgenti dunque della vita o della morte, la culla e la bara, il bambino con il cadavere, si stringono, nelle vostre case, in troppo amorevole amplesso.» |