Se la cremazione si facesse in vasi chiusi, come in crogiuoli coperti, istorte e simili, si avrebbe un immenso effluvio di prodotti pirogenati fetidissimi ed oltremodo dannosi, e i cadaveri resterebbero carbonizzati e non inceneriti.
Si dice che nella cremazione la fisica, la chimica, la meccanica riunendo le loro forze, perverranno un giorno a produrre apparati perfettissimi, che impediranno disprigionarsi qualsivoglia sorta di effluvi dai corpi cremati! E se ciò avvenisse la scienza contradirebbe l'ordine cosmico ed altererebbe la natura e l'esistenza dell'uomo, poiché i prodotti dell'economia vegetale ed animale soffrono mercè l'azione dell'aria e dell'acqua, una serie di metamorfosi, di cui l'ultimo ha per risultato la trasformazione del loro carbonio in acido carbonico del loro idrogeno in acqua, del loro azoto in ammoniaca, e del loro solfo in acido solforico. Gli elementi dei corpi organici dopo la morte riprendono le forme primitive, sotto le quali possono servire di alimento ad una novella generazione. Così gli elementi venuti dall'aria ritornano all'atmosfera, gli elementi forniti dalla terra rientrano nel suolo.
La morte, il dissolvimento di una generazione intera, addiviene così la sorgente della vita di un'altra novella. In breve eccovi esposta la suprema legge cosmica a cui è soggetta la parte materiale dell'umano individuo.
Ci dicano ora i signori cremazionisti se il loro sistema risponde agli imprescindibili dettati di così fatte leggi? E chiaro che no, perché rendono cenere i cadaveri, e per conseguenza tutte le combinazioni chimiche di cui, ponderatamente, abbiamo ragionato si rendono impossibili alla loro giusta e naturale ricomposizione; dunque la combustione dei morti non solo è antinaturale come vedemmo nel quarto capitolo, ma è ancora antigienica. Perciò recisamente l'abborriamo.
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