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La cremazione è antisociale.
Infine la medicina legale, capolavoro del genio umano, maledice alla frenesia, dalla quale è minacciata nella sua esistenza! La coscienza universale si leva a designare la cremazione fautrice di delitti, ed autrice d'impunità, perché purtroppo per essa il fuoco nasconde il colpevole! Stoltissimo è il sistema di bruciare i morti, perché infinite iniquità si consumano attraverso quel fetidissimo fumo che si eleva dal comignolo del forno crematorio. Tu sconvolgi tutto l'ordine sociale; natura, umanità, legge, giustizia, tutto è da te indegnamente manomesso e conculcato nell'obbrobrio dell'oblio. Sia dunque da tutti aborrita e stigmatizzata! La guerra inoltre che oggi orrendamente si muove ai cimiteri da coloro che vogliono l'abbruciamento dei morti, è come se si muovesse alla costituzione tutta della mondiale società; giacchè dobbiamo dire, senza esitanza, che la meditazione sul cimitero è feconda di alti insegnamenti e virili propositi. E là che noi apprendiamo la rassegnazione e la umana longanimità. Il cimitero ci fa scorgere la caducità delle grandezze umane e delle cose terrene; in esso ci vediamo tutti simili ed eguali, noi tutti, là, nel camposanto, ci scorgiamo fratelli per davvero. Esso consola il giusto perseguitato e gli dà forza a tollerare la tirannide! Senza del cimitero la pazienza umana si stancherebbe in un momento! Colui che fugge sdegnato ed avvilito da una moderna società corrotta e corruttrice, da una società che amaramente lo sfrutta e non lo sostenta, e si rifugia, dopo liquidato, a pregare ed a meditare all'ombra di quei cipressi, se ne torna, se non contento, almeno pazientemente rassegnato là dond'era partito, e comincia a riflettere ed a riguardare la società come una terribile palestra, come un sito di pena e di gastigo per l'uomo. |