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Ammettendo per un momento la cremazione e quindi la conservazione delle ceneri, si cambierebbe ciò subito in un privilegio per i ricchi, i quali hanno dimore fisse, e quindi nelle loro case potrebbero adibire una camera a microscopica necropoli. Ma per i poveri, la zavorra che costituisce la gran maggioranza umana, per gl'impiegati, per i nomadi, per tutti coloro insomma che dalla necessità dell'esistenza sono costretti a menar vita randagia ed errabonda, non è forse una delle fatiche di mole portare in giro le urne contenenti le ceneri dei poveri trapassati, quasi fossero delle bottigliette di medicinali che si possono trasportare con la massima facilità? Andate nei bassi fondi, andate in quelle miserabili stamberghe, descritte da Victor Hugo, dove tutto si fa in comune, e dove la umanità si raccoglie e si aggroviglia come i tentacoli di un polpo intorno al raggio facciale, andate, deponetevi le urne dei trapassati, e là di fronte alla miseria più ributtante, di fronte alla fame, di fronte alla prostituzione più sfacciata, che quasi sempre è il concubinato, molte volte l'incesto, concepite l'idea del rispetto, concepitela l'idea obbrobriosa della cremazione, concepite la grandiosità di Dio in una fogna, la perla nel fango, la dignità umana in contatto con la quintessenza della bestialità, dell'abbrutimento, dell'ateismo, di quanto di più sacro e di più nobile abbia la natura. |