[Le lettere presentate costituiscono un estratto dal volume Giannina Milli e la Contessa Clarina Maffei. Epistolario di Alex Casella. Napoli, Riccardo Ricciardi Editore, 1910, pp. 35-118. All'epoca della stampa del volume queste lettere erano conservate da Cesare Olmo, nipote della Maffei.]

Giannina Milli alla Contessa Clarina Maffei

Torino, 27 aprile 1860.

Cara la mia Mammina.

........................................
È qui che sono a termine di questa cicalata,
forse leggendola meraviglierete che io non vi
abbia detta una parola in proposito dei movi-
menti del mio paese... Io non posso scriverne,
non posso parlarne, cara mia Chiarina; però che
al solo corrervi della mente (che purtroppo ac-
cade quasi di continuo) provo uno strazio da
non potersi esprimere.., purtroppo temo che non
si farà altro che accrescere l'infinito numero dei
martiri, e quel ch' è più orribile ancora, e in-
sopportabile a pensarci, purtroppo sui vinti ed
impotenti ad ogni sforzo cadrà il biasimo dei
fratelli, che, lontani ed ignari, o dimentichi, non
sono al fatto di giudicare le miseri condizioni
di quell' infelicissimo paese! Addio cara; pre-
gate per la mia Napoli, com' io pregai per la
vostra Milano; Voi altri aveste a combattere
gli stranieri, però eravate accesi di giusto odio;
a noi renderà sempre più fiacco il braccio
il pensiero di aver a dirigere i colpi contro
fratelli abbrutiti dal più infernale dispotismo.
Addio.


Torino, ... Maggio 1860.

Cara Mammina.

........................................
Aggiungete alla malsania, leggera per sè
stessa ma pure noiosa sempre , la mestizia e
l' ansietà per le cose di laggiù, e avrete idea
chiara dello stato della vostra povera Giannina.
Vado pensando che se non si rischiara in qual-
che modo l'orizzonte meridionale, a me non sarà
possibile improvvisare per ora; in Torino v'è
chi ufficialmente potrebbe riferire ogni mia pa-
rola, e potrei perciò rendermi colpevole di pos-
sibili sciagure ai miei parenti lontani!
Ebbi la vostra lettera dal sig. Sineo, con
qualche giorno di ritardo però. Dai deputati
Masserani e Tenca, e dalla buona signora Po-
leastro, ho le nuove fresche fresche della vo-
stra salute piuttosto soddisfacenti; ho veduta
anche oggi la signora Carolina Litta e la si-
gnora Sclopis, sicchè vedete che son sempre
in mezzo ai Milanesi.., a proposito! Tradimento
da parte vostra e di molte altre mie conoscenze!...
Tradimento pubblicato in un manifesto che ha
la data del 18 Marzo ed inserito nel giornale
La Madre di Famiglia che si pubblica costà!
Che debbo dire ?l... Qualche volta domando
fino a me stessa, con una specie di rimorso, la
cagione di tanta benevolenza e distinzione per
me, povera donna che tanto poco ho potuto e
passo fare per questa cara patria nostra I Ma
finisco col concludere che, con giustizia troppo
generosa si concede a me premio, solo per la
buona intenzione.


Torino. 29 Maggio 1860.

Mammina ed amica carissima.

........................................
Veggo talvolta i nostri deputati, ma sapete ?...
ho ricevuto una ingiuria sanguinosa da quello
tra essi che meno sembrava capace di farmene;
sissignora; sono stata chiamata Codina, codina
io, capite ?... E indovinate da chi! Dal grave,
riflessivo, seriissimo sig. Carlo Tenca! Lascio a
voi i commenti del fatto, e a lui la responsa-
bilità della calunnia. Addio, carissima mam-
mina.


Torino, 22 giugno 1860.

Carissima e buona mammina.

........................................
Ho letto sui giornali le relazioni dei congedi
ultimi dei nostri alleati: anch' io desidero che
faccino di noi la migliore opinione, perchè vo-
lere o non volere, bisogna confessare che l'italia
ha tuttavia bisogno, se non degli armati, almeno
della potente mediazione della sorella d' oltre
Alpe. Il nostro ottimo Raggi non vuol conve-
nirne, e ci scrive lettere incredibilmente rabbiose
e presaghe di futuri guai e di raddoppiato seri-
vaggio: ci giunge fino a sconoscere ogni acqui-
sto della potenza Italiana, solo perchè Nizza e
Savoia passano al Governo Francese. Io poi
porto opinione che qualunque intrigo o pressione
avrebbe portato poco frutto, se quei popoli real-
mente avesser voluto rimanere italiani: il voto
ognuno potea deporlo (se 11 ve ne furono de-
posti favorevoli) a suo grado: e quelli che si
astennero meritano che nè la Francia nè I Italia
li riconosca per cittadini. Io ho preso il partito
di non riscontrare Raggi su questo argomento.
la cui discussione è divenuta più che mai inu-
tile, sebbene sempre dolorosa. Desidero che
M. Colet raccolga onore pari alla gratitudine
che noi le dovremmo pel suo lavoro che sarà
certamente benevolo al nostro paese. Di quel
che riguarda me vedo e spero che potrà dir
poco... non merito di occupar la attenzione dei
francesi pe' miei meschini versi, e quanto alla
mia persona e a' miei sentimenti, posson dirsi
pochissimo noti all' egregia Scrittrice.
.......................................
Ieri l'altro ebbi una visita tanto cara e ono-
revole quanto non sperata del nostro Venerando
Manzoni: eccoti un avvenimento pel quale sa-
rei stata tentata di un sentimento di orgoglio,
se non mi sentissi invece piena di confusione,
per tanta bontà da parte di un uomo simile.


Brescia, 31 Luglio 1860.

Mammina cara.

.......................................
Le notizie della vittoria di Garibaldi a Mi-
lazzo sono anche qui sulle bocche di tutti, ed
è incredibile il vero entusiasmo dei giovani
Bresciani che in gran numero partono quotidia-
namente per la Sicilia... Dio faccia però che
il frutto di tanto nobile sangue non ne venga
frodato dalla Diplomazia I... E Dio faccia pure
che altro sangue italiano non scorra per ferite
aperte da mani italiane I
I miei scrivono da Napoli di star bene e
che la plebe grida: Viva Vittorio Emm. e Ga-
ribaldi.


Brescia. 9 Agosto 1860.

Carissima Mammina.

........................................
Son sempre travagliata, e non occorre dir-
velo dalle incerte condizioni di Napoli, Zanar-
delli trovasi colà da vari giorni; oggi anzi gli
spedisco alcune lettere per i miei amici, poi-
chè me ne ha fatto far richiesta... Che non ci
possiamo arrivare ad intendere?!


Brescia, 22 agosto 1860.

Mammina Cara.

.......................................
Ho tardato alquanto a rispondere alla vostra
e a ringraziarvi delle affettuose congratulazioni,
perchè non volevo venirvi innanzi con le mani
affatto affatto vuote... Voglio dire che ho vo-
luto poter impostare insieme con questa il foglio
della Sentinella Bresciana, dove troverete stam-
pato tutto quello che si è potuto raccapezzare
dell'ultima accademia. Scusate dunque l'insolita
oscitanza, e fate buon viso, al vostro solito, a
questi poveri miei fogli scampati al naufragio
dei loro fratelli, lo che non vuol dire ch' io li
creda perciò più fortunati, e men degni di es-
sere travolti com' essi nell' oblio. Da poche ore
siam tornati da una gita veramente bellissima
fatta a Desenzano sul Lago di Garda. Siam
rimasti la stessa notte in un albergo che dava
sul Lago... Credo che ci passerei, se potessi,
tutta la vita, quando fossi condannata a non
più rivedere il mio paese.
Facemmo il nostro pellegrinaggio a San Mar-
tino donde vedemmo a tramontare il sole, i cui
raggi mi parean salutassero più belli quel colle
su cui caddero i nostri Eroi... Ebbene !... Due
lapidi solamente ricordano, ivi messe dalla pietà
dei parenti, due valorosi colà caduti e sepolti:
anche di croci si è scarseggiato finora su quel
colle memorando: io ne vidi appunto due sole,
a cui tributai i fiori campestri raccolti lungo la
via. Ma purtroppo più che di onorare i già
spenti per la patria c' incalza oggi il pensiero
dei nuovi drappelli che dovranno propugnare
coi loro petti le sue recenti franchigie; Dio co-
roni di lieto fine la magnanima impresa !


Brescia, 11 Settembre 1860.

Cara e buona Mammina mia.

.......................................
Confesso che sono tuttora sbalordita dalla
meraviglia pel modo come quel fanciullo si è
lasciato cacciar via... * Non vi pare che sa-
rebbe rimasto, se la popolazione fosse indiffe-
rente e passiva, come si sciama nei giornali ?..
E Garibaldi si sarebbe forse arrischiato di en-
trare solo in una città di 600 mila abitanti, se
la credesse avversa? Cara mia mammina, non
v' è cuore che non palpiti con più violenza alla
sola idea di rivedere la patria diletta dopo
lunga assenza e crudeli dolori; pure io, che
amo pur tanto la mia Napoli, al pensare alla
possibilità di averla a riveder tra poco sento un
miscuglio di affetti che non son tutti di gioia...

* Francesco II Re di Napoli.


Brescia, 15 Settembre 1860.

Mammina Carissima.

........................................
Deve esservi pervenuta da parecchi giorni
una mia lettera nella quale vi faceva creder
probabile il mio ritorno a Napoli tra qualche
tempo. Questa viene a dirvi che quel progetto
sta per essere attuato tra pochi giorni; merco-
ledi, piacendo a Dio, andremo a Genova, e là
speriamo poterci imbarcare giovedì o venerdì.
Questo annunzio vi farà mettere un sospiro,
mammina buona, ed io pure scrivendovelo non
so raffrenare una lagrima che mi sgorga tacita
dagli occhi, al pensiero di allontanarmi da questa
cara Lombardia, che alberga tante persone a
me benevoli, e voi sopratutte a me diletta! Ma
ed io e questi miei non sapremmo oltre reggere al
desiderio di rivedere la patria nostra che dopo
tanti anni di martirio respira l' aure della libertà,
e se ne giova per unificare le sue sorti a quelle
delle altre sorelle italiane !...
Avrete già saputo, e non ricordo se io ve
ne ho scritto, che il Mamiani mi ha fatto offrire
una cattedra in Milano!... Non ho avuto il De-
creto, ma, a nome dello stesso Ministro, me ne
ha scritto un amico da Firenze. Per ora non
penso che alla mia Napoli e al piacere di ri-
vederla.., stringete la mano al sig. Tenca, e a
Masserani ecc, ecc. Spingete un pò qualcuno
di questi signori verso laggiù: bisogna che si
faccia ormai conoscenza più stretta tra noi Ita-
liani del Mezzogiorno e voi altri... Addio addio
di nuovo: a Napoli scrivetemi fermo in posta.
Ricevo in questo momento la vostra carissima
del 14. So che non avete il ritratto, ma so che
si può fare... e lo aspetterò a Napoli.


Napoli. 18 Ottobre 1860.

Carissima Mammina.

........................................
La riconciliazione del Dittatore con Pallavi-
cino, che é molto ben accetto qui, ha messo un
poco di quiete, almeno provvisoria, negli animi,
e l' allontanamento di Bertani e Crispi ha de-
stato viva soddisfazione... vi assicuro che questi
due uomini han fatto di tutto per mandare alla
malora la nostra causa qui, e se Garibaldi non
fosse quell'Eroe straordinario e quella simpatica
figura che è, a quest' ora sarebbe perduto nella
riputazione di questo popolo che lo adora e che
per amor suo si e trattenuto dall' inveire contro
i mestatori arrabbiati che da ogni parte del
mondo son venuti a ritrovo qui. Abbiamo pas-
sati alcuni giorni di vera angoscia... Anche Cat-
taneo si è inchiodato al fianco di Garibaldi, e
non rinunzia già alle sue cento microscopiche
inghiottibili repubbliche, rifiutò di porger la mano a Pallavicini ieri l'altro asserendo che è un Ca-
vourìano... Ma che si fosse cangiato in Metter-
nich, il Ministro che ha iniziato nel 56 la po-
litica che si siegue nel 60?... Del resto questo
paese è eminentemente costituzionale, e, quel
che non avrei osato sperare prima di ritornarci,
sovranamente imbevuto dalla necessità di riu-
nirsi in un sol regno forte e compatto col resto
d'italia. Ma frattanto mi sembra in condizione
troppo ben diversa da quella, certamente, an-
ch' essa difficile, che attraversarono la Toscana,
l' Emilia, Parma ecc. ecc. Chè noi abbiamo la
guerra accanita, continua, a un'ora e mezza di
strada ferrata!... I Garibaldini, benchè si bat-
tano da eroi, pure non vengono a capo di e-
spugnar Capua, fortezza di terzo ordine; or che
sarebbe di Messina e Gaeta ?... Perché illusi,
fanatici, vandali, e tutto quel che volete, non
è men vero ché i Borbonici si lasciano ammaz-
zare combattendo, e menan strage dei nostri,
sebbene sempre respinti entro la fortezza. Ve -
dete dunque se han ragione di gridare coloro
che asseriscono, che solo per scemar gloria a
Garibaldi i Piemontesi intervennero in Ancona,
e stan per venire qui. Il certo è che questo
stato non sarebbe lungamente sopportabile, e ci
rincuora il pensiero che il Re non tarderà a
venire, dopo il plebiscito che si spinge ora in-
nanzi alacremente. Saprete che avean fatto di
tutto i Mazziniani per convocare invece l'as-
semblea che si sarebbe mutata in costituente,
ed avrebbe rimandato, chi sa a qual tempo, il
plebiscito. Ma il popolo si fece intendere a
Garibaldi e lo fece così chiaramente che egli
cedè alla convinzione di non poter fare altri-
menti. Si spera che Cattaneo e consorti non
profittino di qualche altro istante di debolezza
del grand' uomo per condurlo alle deplorate con-
tradizioni dei scorsi giorni. Alessandro Dumas
pubblica qui un giornale in italiano detto l'in-
dipendente... Noi ne ridiamo fremendo...... basti
dirvi ch' ei dice modestamente come disse già
Padre Allighieri; S' io vado chi resta, e s'io
resto chi va? Egli rimane in Napoli per com-
passione poichè vuol darci un poco della sua
luce, a noi poveri ciechi, nepoti di Bruno, di
Campanella, di Genovesi, e di Vico; egli solo
ci parla la vera storia, egli romanziero il più
bugiardo dei romanzieri! E Garibaldi lo ha no-
minato Presidente della Accademia Archeolo-
gica !!!... e gli ha assegnato alloggio in uno dei
palazzi regi al Chiatamone: forse in premio del-
le mille fiabe inventate sulla sua vita e sulle
battaglie di Sicilia. M.me Collet è anch' essa
qui, la vidi ieri l' altro per istrada, ma essa non
vide me; sentiremo cosa scriverà quest'altra. A
proposito sapete più nulla di Madama Mabul?
lo le avrei scritto se sapessi dove si trovi.


Napoli 1 Dicembre 1860.

Mamma mia carissima.

........................................
... Se gli Onorevoli non avran trovate qui ac-
coglienze magnifiche, io spero che le avran ri-
conosciute per affettuose e cordiali, tanto almeno
quanto possono consentirlo le condizioni non af-
fatto ancora tranquille del paese; dico non af-
fatto tranquille perchè non si può essere senza
molesti pensieri fino a tanto che a Gaeta sog-
giorna il Borbone che fomenta col denaro nelle
lontane provincie qualche moto reazionario; e il
Governo, nuovo ancora, ha bisogno di maggiore
energia da un lato, e di prudente accortezza
dall' altro. Del resto tutti i buoni sono dal suo
canto, e questo ultimo difficile periodo verrà
anch' esso con l' aiuto di Dio superato. Intanto
abbiamo fatto trovare ai nostri Deputati e Se-
natori fratelli le più belle giornate che potessero
aspettarsi per visitare Napoli e parte de' suoi
dintorni; domani sera li faremo anche ballare...
Mammina, dite, come non vi è venuta la buona
ispirazione di far qui una scappata anche voi?...
Se ci foste, mi sapreste dire che chi ricorda
gl' inverni dell' Italia Centrale e Superiore, non
può decidersi a lasciar Napoli, sino a tutto Marzo
almeno. Oggi compie appunto un anno che io
giunsi a Milano ... quanti miracoli si son com-
piuti ! Dio ne sia benedetto e ci prosegua la
sua celeste assistenza fino a tanto che la grande
opera del nostro riscatto sia compiuta !...


Napoli. 26 Gennaio 1661.

Mammina carissima.

.......................................
Ho fatto scorrere parecchi giorni senza scri-
vervi perchè sperava avere la lettera vostra che
mi dicevate aver consegnata ad un giovine mi-
lanese del Battaglione della guardia Nazionale
mobilizzata, ma non l' ho mai avuta, e chi sa
se l' avrò più; quel battaglione, come già sa-
prete, è rimasto qui pochi giorni. La mia let-
tera di buoni auguri pel capodanno dev' essersi
scontrata per via con la vostra brevissima, ma
sempre affettuosissima, che la posta mi recò.
Le stragi che da ambedue le parti si fanno
intorno a Gaeta, tengono qui tutti gli animi agi-
tatissimi e funestati e gl' intrighi, e il moto che
i molti si danno per le elezioni dei deputati fi-
niscono a mettermi di cattivo umore... Se sa-
peste a che scendono gli avversarj di Cavour
in queste parti d' Italia, per creare imbarazzi al
Governo, non meravigliereste di non riconoscere
più talvolta in me la Giannina, a cui davate il
titolo di buona ! Il Governo ha certo avuto dei
torti verso molti che Garibaldi prediligeva; gli
uomini che più si credevano adattati a riordinare
l' amministrazione sconvolta, ed ad attuare il re-
gime costituzionale in questi paesi, son riusciti
non ad altro che a scadere dall' opinione pub-
blica di cui godevano; il Re stesso si è mo-
strato tutt' altro che popolare qui... ma da questo
al sospetto che si voglia vendere Napoli alla
Francia, ci corre un abisso, ed è tale enormità
che il pensiero non deve fermarcisi!... Eppure da
qualche giorno questo vanno insinuando nel popolo
e repubblicani e borbonici; quelli per odio al
Conte di Cavour, questi per speranza d' una
sollevazione in favore delle loro mire dinastiche!
La notizia della prossima venuta qui del Prin-
cipe Napoleone aggiunge fomite a questa infer-
nale trovata, ed io rimango dolorosamente ab-
battuta di spirito quando mi incontro a dover
discutere con persone che stimo, della insussi-
stenza di queste voci su cui, non a torto, fon-
dano molte speranze i nemici d' Italia. Del resto
io non so con quanta sagacia un giornale che
si dice ministeriale si lasciasse sfuggire che la
Sardegna non è che un appendice dell' Italia !!...
Si deve riconoscere, con dolore, che il giorna-
lismo in generale serve molto male il paese, e
gli amici del Governo peggio che male qualche
volta. Eccovi una lettera tutta politica... ma
come si fa a pensare o a scrivere d' altro in
questi tempi ?... Oggi poi sono oltremodo rat-
tristata per la nuova della morte di un altro
eroico giovinetto che io conobbi l' estate scorsa
a Torino, il Capitano Savio caduto sotto Gaeta,
e un suo fratello morì sotto Ancona tre mesi fa !...
Non ho coraggio di scrivere alla madre deso-
lata... Che potrei dirle ? !... Come vedete dalla
differenza dell' inchiostro questa lettera è scritta
a più riprese, non meravigliate dunque del di-
sordine, e forse dell' incoerenza del dettato.


Napoli, 2 Marzo 1861.

Mia buona e cara mammina.

.......................................
Avrei voluto subito scrivervi per ringraziarvi
col cuore delle affettuose vostre congratulazioni
per la caduta del Forte di Gaeta in mano del-
l' esercito Nazionale; ma ho dovuto indugiare
fino ad oggi a compiere questo dovere, tanto
grato e piacevole per me, per molti imbarazzi
che in questi giorni mi han tenuta distratta. D'al-
tronde da tutte le parti di Italia da me visitate
mi sono piovute, a raddoppiarmi il contento, let-
tere di rallegramenti pel fausto avvenimento; gli
animi gentili si incontrano nell' esternare un pen-
siero così gentilmente patriottico; così che oggi,
che mi dispongo a rispondere a quanti potrò,
ho un fascio di lettere innanzi.., e non vi è
mai accaduto di procrastinar molte cose, appunto
perchè dovreste sbrigarne moltissime ?...
Si sperava che Messina si sarebbe arresa
udendo la caduta di Gaeta; ma purtroppo non
è così. Non si può dubitare non sia per cedere
dopo non lunga oppugnazione; ma nuovo sangue
italiano dovrà spargersi; e pur troppo quella bel-
lissima ed illustre città, appena ristorata del bom-
bardamento del 49, è oggi esposta a nuove
ruine! Chi lo avesse a me detto il sei novem-
bre 52, quando scriveva sul tacquino i versi che
avrete forse letti nella strenna costà pubblicata
l' anno scorso dal Canadelli ?...
Ho goduto tanto che il nostro Tenca sia ri-
sultato deputato; capisco bene quel che volete
dirmi su questo proposito, ma voi valete più che
non sentite voi stessa, mammina cara, e però
sarebbero soverchie le mie parole di esortazione,
Vorrei che Tenca, a cui vi prego fare i miei
saluti scrivendogli, facesse conoscenza a Torino
col mio amico e parente Leopoldo Dorrucci,
anch' esso deputato ed uno dei quattro ecclesia-
siastici eletti della nazione a suoi rappresen-
tanti. E quest' uomo per cuore, per ingegno, per
morale, e per principi politici degnissimo di es-
sere amico dei vostri amici. Ma costretto a vi-
vere lunghi anni ritirato nel fondo di una pro-
vincia, e dotato di una modestia ineffabile nel
suo molto sapere, trovasi come isolato a Torino,
e forse non si mostra in quella luce che ne fac-
cia risaltare il merito non comune. Infatti mi
scrive quasi sconfortato di trovarsi in città nuo-
va, e tra gente nuova, si ch' io vorrei, anche
suo malgrado, obbligarlo ad uscire un poco dalle
contratte abitudini di ritiratezza. Se verrà a Mi-
lano gli scriverà che venga a riverirvi.


Napoli, 6 Aprile 1861.

Mammina mia!

.......................................
... e i milanesi, che in modo così splendido
e cortese hanno accolto i fratelli Napoletani,
son sempre quei fervidi e amantissimi italiani
che in campo, e nel recinto dell' ospitale loro
città porgono esempio di tutte militari e civili
virtù. Oh! Dio rafforzi i nodi di scambievole
affetto tra i popoli delle nostre contrade, quasi
sconosciuti finora l' uno all' altro; Dio benedica
i generosi che con spontanee e private larghezze
di amorevoli dimostrazioni riparano l' oscitan-
za, ormai colpevole degli uomini di stato! Però
che, è d' uopo dirlo, mammina mia, dirlo con
vero dolore, queste provincie stanno male as-
sai; il brigantaggio risorge negli Abruzzi, in
Calabria, e a poche miglia da Napoli... E la
guardia Nazionale, che sin qui si è dimostrata
vera salvaguardia della Nazione, in alcuni paesi
manca affatto di armi! Le truppe Piemontesi,
ignare dei luoghi specialmente di montagna dopo
essere state sacrificate qualche volta, con qualche
ragione ora si limitano a difendersi dove sono,
e ricusano di attaccare i briganti. I consiglieri
mandano fuori ordinanze, tanto per far vedere
che fanno qualcosa, ma poi tutto si limita ad
ordinare... Il cielo non voglia scoppiasse la
guerra: che avverrebbe qui? !... Io non so come
vada, ma si è avuta la rara abilità di sconten-
tare tutti i partiti. Quel che si è fatto poi ri-
guardo all' esercito borbonico e Garibaldino fa
fremere e stupire. Si son chiamati traditori, ep-
però relegati in lontane provincie tra i sedentanei
quei militari che amavano l'Italia più che la di-
nastia; si chiamano sgherri e traditori quelli che
han combattuto a Gaeta e a Messina! Gli uf-
ficiali poi di Garibaldi che han voluto restare,
mandati in Piemonte son trattati con un disprezzo
che non sembra credibile, e non possono ancora
giungere a sapere qual sarà la loro sorte.
lo trepido pensando alla prossima comparsa
di Garibaldi al Parlamento qual deputato di
Napoli !... Non vi parlo della confusione, dello
sperpero che regna nei vari dicasteri! Pare fac-
ciano a posta per far rimpiangere, quasi, il tempo
passato.
Mammina, dite agli Onorevoli che pensino se-
riamente a Napoli !...
Si poteva l' anno scorso far di meno forse
di questa annessione e consolidare il nuovo sta-
to; adesso, se Napoli facesse difetto al regno
italiano, l' Italia sarebbe perduta !...
Credo che al giungervi di questa mia non
saranno più costà i militi Napoletani, però non
scrivo a Finuccio nuovamente, e mi limito a
ringraziare di nuovo voi e tutta Milano a nome
della mia Napoli, dolente che la confusione in
cui siamo tuttavia, ne abbia tolto di prodigare
al battaglione Milanese le cortesie usate costà
al nostro.


Napoli, 26 Aprile 1861.

Mammina mia carissima.

.......................................
... Per mezzo di un mio amico Siciliano che
parte oggi per Torino mando a Tenca ed a
Masserani una copia di quelle ottave, divenute
antiche, che lessi all' accademia Pontaniana nella
tornata intesa a celebrare la venuta del Re in
Napoli. È quasi un pretesto per presentare ai
due onorevoli questo mio amico che è Poeta e
letterato, di nome Lionardo Vigo; egli verrà pro-
babilmente a Milano, e si presenterà a voi con
un mio biglietto di visita. Vedete che profitto
largamente delle vostre offerte ! Mando anche
a voi sotto fascia una copia delle ottave.
Godo che troviate somigliante il ritratto del
povero Nievo, che Dio abbia accolto tra i suoi
eletti ; la somma che ho sborsata per averli, è
così ingente che non troverei di leggieri un ban-
chiere che volesse farmene una polizza... La-
sciate dunque che io rifletta maturamente prima,
e poi v' indicherò il modo che dovete tenere
per soddisfarmi.
Avrete già saputo le non belle nè liete nuove
di queste parti; l' imminenza del pericolo che
minacciava di generale conflagrazione l' intero
ex-regno è felicemente dileguato, quanto a Na-
poli: ma nelle provincie i soldati del disciolto
esercito Borbonico (lasciati con imperdonabile
bonomia tornare alle case loro) mantengono viva
la reazione. Credetemi, mammina, che il Go-
verno qui non fa nulla nè per farsi temere, nè
per farsi amare; non sa risolversi a governare
una buona volta, o appoggiandosi ai borbonici
o ai liberali: non si affeziona i primi, perchè
questi non sperano rimanere al posto in cui sono,
e disgusta i secondi, che si cacciano in capo i
più strani sospetti che si possano immaginare I
La sola fiducia nella provvidenza, che spero
voglia finalmente aprir gli occhi a chi può, e
dovrebbe sapere, mi sostiene ancora.


Napoli, 22 Maggio 1861.


Mammina carissima.

........................................
... Spero abbiate ricevuta l'ultima che vi
scrissi in ringraziamento della vostra che meco
si congratulava per la resa di Gaeta; ora anche
Messina e Civitella del Tronto cessero alle armi
nazionali, Dio ne sia lodato! Ma qui son da
vincere gravi difficoltà da parte del governo, e
questo, debbo dirlo con dolore, pur troppo si-
nora vi si dimostra inetto ! Sopratutto Fanti ha
giurato da Torino di scontentare, anzi rendersi
nemici tutti i soldati non nati o almeno educati
in Piemonte! Saprete che moltissimi, e special-
mente giovani ufficiali delle armi dotte, riconob-
bero immediatamente il Governo Nazionale; eb-
bene costoro sono mal visti, peggio trattati, al-
cuni messi al ritiro o sbalestrati fra gl' invalidi
al comando di alcune piazze lontane dal centro,
privandoli così d' ogni speranza di avanzamento.
A questi si dice: che si ama il tradimento, non
il traditore !... Capite ?! Son traditori adesso
quelli che si accarezzavano e spronavano prima
con l' idea dell' unità e libertà italiana! D'altra
parte si son chiamati sgherri borbonici, briganti,
figli degeneri d' Italia i soldati che han resistito
a Gaeta e a Messina... Vogliono dunque, met-
tere affatto alla disperazione 150 mila uomini ?!
E i Garibaldini !... Come trattano quei pochi
che son rimasti con la promessa di venire or-
ganizzati? S' io fossi deputato vorrei proprio ve-
dermela in parlamento col Ministro Fanti!
Pel 19 siamo stati in grave apprensione, ma
tutto si sciolse, grazie a Dio, in innocue accla-
mazioni, il tempo piovoso guastò questa festa
come l' altra di Vittorio Emanuele Il e primo
Re d' Italia!
Il Re d' Italia!

E alfin v'è un glorioso
Italo regno ! alfin d' egro intelletto
Più non sia come sogno ardimentoso
Avversato deriso il gran concetto !...


Addio mammina cara ecc. ecc.


Napoli, 24 Maggio 1661.

Mammina carissima.

........................................
Dai giornali sappiamo che anche in Milano
c' è stata qualche inquietudine, per movimenti
disordinati di popolo; grazie a Dio i telegrammi
di ieri portavano che tutto era finito... Così fosse
qui, nelle Provincie, finito il timore del brigan-
taggio e delle reazioni che vengono alimentate
dall' oro borbonico, e dagli spropositi già com-
messi dal Governo Nazionale ! Si dice e si
spera che il nuovo Luogotenente Ponza San
Martino sia uomo energico e capace in fatto
pure di amministrazione; speriamo che Dio co-
roni la sua difficilissima impresa di buon suc-
cesso; ma qui non è d' uopo solo di energia e
capacità... Gli animi di molti sono esacerbati
da supposte o reali ingiustizie, e le masse po-
polari che intendono poco l' idealismo della li-
bertà, sentono invece lo sprone del bisogno ur-
gente. Daltronde dei promessi e vantati bene-
fizj non vedono attuarsi alcuno per ora; mentre
si parla già di unificazione dell' enorme debito
Piemontese al nostro, e di parificazione d'im-
poste che sembreranno enormi a questi popoli,
già esasperati dall' insolita carezza dei viveri !
Il cielo ispiri il Ministero e i deputati; ma
quantunque comincino ad accorgersi della erro-
nea via tenuta finora nel governo di queste parti
meridionali, pare che un certo orgoglio li rattenga
dallo scostarsene affatto; egli è che da Torino,
ai piedi delle Alpi, tra quella popolazione gra-
ve, quasi automatica, per lunga assuefazione al-
l' obbedienza al governo in cui fidarono sempre,
si giudica male di noi posti alle falde del Ve-
suvio, sbrigliati a libera vita dopo tanti anni di
tirannica repressione, e per indole tanto diversi
dai subalpini! Daltronde non si può pretendere
che un certo malcontento non si svegli in una
città di 600 mila anime circa, ove ormai nulla
può risolversi senza il beneplacito di Torino!
Roma ci è indispensabile come l' aria per esi-
stere ormai... E se Cavour ha solo voluto farci
illusione promettendocela presto per Capitale, si
avvedrà, temo pur troppo, con suo e nostro
danno, che ha fatto illusione a sè stesso. Quanto
a me grido contro i gridatori d' ogni colore,
e confido sempre che la Provvidenza ci aiuterà
a compiere l' unificazione di questa carissima
Italia, al quale intento ogni sacrifizio stimo leg-
giero, purchè si raggiunga! Vi prego di ricor-
darmi a tutti gli amici e con particolar riverenza
agli onorevoli Deputati e Senatori, che staran
poco io credo, a ridursi tra le pareti domesti-
che per riposarsi dalle fatiche sostenute.


Napoli, 15 Giugno 1861.

Carissima mammina mia.

.......................................
... Rinunzio a descrivervi la dolorosa im-
pressione che ha fatto sull' animo mio la terribile
nuova della morte di Cavour. L' Europa tutta,
nonchè l' Italia, rende ora testimonianza della
grandezza di quell' uomo... Ricordo che or fa
un anno a Torino il nostro bravo Tenca mi
disse, scherzando, che io: era più Cavaurriana
dello stesso Conte di Cavour! Il Re Galantuomo
ha data altra prova della sua deferenza al voto
della nazione nella scelta del successore. Senza
entrare in considerazioni sul merito reale del
Barone Ricasoli come diplomatico, egli è cer-
tamente onesto, leale e fermo a tutta pruova.
Iddio, che ne ha protetti finora, guiderà al gran
fine la patria nostra.


Napoli. 17 Giugno 1861.

Mammina cara e buona.

.......................................
... Non conoscendo con precisione ove abiti
di presente il G. Carcano, mi prendo la libertà
di accludere in questa a voi diretta una lettera
per lui. Vi dò facoltà di leggerla, con l'espressa
ingiunzione imperativa, che si addice ad una
figliuola, viziata dalle moine di una mammina
troppo indulgente, di non parlare del contenuto
ad altri che allo stesso Carcano, se lo crede-
rete opportuno, e se egli stesso, come credo,
ve ne parlerà. Sono due giorni appena che ho
consegnata una lettera per voi al signor Negri
ch' è partito da Napoli; forse l' avrete avuta al
ricevere questa: questa volta non credo neces-
sario dirvi che la città dove siete voi può es-
serrvi cara tanto da indurmi a fissarvi dimora...
lasciando questa mia adorata Napoli.


Campi Villa Montaleo, 16 Aprile 1862,

Mammina cara e buona.

........................................
... Del resto ho menato una vita così nuova
per me, ho scorazzato tanto su per que' colli
amenissimì e solitarj del Lucchese, non vedendo
quasi mai altri che semplici contadini, che son
proprio arcicontenta della risoluzione presa, e
benedico la mamma che acconsentì a darmi il
suo beneplacito. Ho inteso fino improvvisare un
Mugnaio e un Imbianchino... e non male, co-
mecchè illetterati anzi meglio del volgo di tanti
improvvisatori di professione. Vi assicuro che
era da impararne delle frasi vive, e nuove
pei non toscani.
Domenica ebbi, immaginate con quanta tene-
rezza di gratitudine le medaglie Milanesi; tutti
le han trovate molto belle; io prego Dio di ri-
darmi un poco di vigoria d' ingegno per poter
esprimere, il meno male possibile, i miei senti-
menti di riconoscenza alle forti e gentili Donne
che vollero associati il mio povero nome all'Era
gloriosa del patrio risorgimento. Siate voi intanto
cortese interprete presso le tante e tante che
vedete, del mio desiderio e del proposito che
spero poter mandare ad effetto appena starò
meglio.


Firenze, 8 Giugno 1862.

Cara e buona mammina.

........................................
Quanto vi son grata di avermi messa a parte
della gioia che avete provata nell' accoglienza
di cotesto nostro venerando Manzoni! Se la
vostra non fosse una modestia veramente singo-
lare non avreste ragione di tanto meravigliarvi
della benevolenza ch' ei vi ha dimostrata; io per
esempio meravigliava invece che, stando voi in
Milano, questo incontro da voi tanto desiderato
non fosse già occorso mille volte... Quando avrete
occasione di rivederlo, baciategli la mano per
me, e ringraziandolo dei suoi saluti, ditegli quant'io
vada superba, non della sua ammirazione chè
sò troppo di non meritarla, ma ch'ei si ricorda
talvolta di me.


Firenze, 5 Luglio 1862.

Cara e buona mia Mammina.

........................................
... I vostri auguri pel mio onomastico furono
il più bel regalo che potessi aspettarmi, e la
foglia colta dall' albero piantato dal venerando
Manzoni, ha preso posto vicino alle mie rose,
e a quei pochi altri fiori che serbo in memoria
delle care accoglienze incontrate nelle città so-
relle d' Italia; l' ho messa proprio accosta alla
rosa che mi donò Giambattista Niccolini tre anni
or sono... Vi pare che sia ben collocata?


Livorno, 9 Agosto 1862.

Cara e buona mammina,

........................................
Mammina pregheremo tanto tanto di cuore
il buon Dio per la nostra Italia minacciata ora
dal più funesto dei flagelli... Oh! mi ver-
gogno in certi momenti per coloro che non san-
no rinunziare anche alla gloria individuale, a
fronte del precipizio che potrebbero schiudere
sotto i piedi a questa carissima Italia!! Basta,
Dio l' ha protetta finora e Dio ci risparmierà, io
spero, la somma delle sventure. *

* ... Si era alla vigilia di Aspromonte


Torino, 12 Febbraio 1863.

Mammina mia.

........................................
... Le parole che mi referite del venerando
ed incomparabile nostro Manzoni mi han com-
mossa e mortificata insieme.., merito così poco
la sua attenzione I... Basta, egli è tanto buono
quanto grande, perciò non sdegna rivolgersi an-
che a chi non ha altro merito fuor quello delle
rette intenzioni. Baciategli la mano per me quando
lo rivedrete, e Dio conservi lungamente all' Italia
questa gloria tutta nostra.


Torino, 6 Marzo 1863.

Mammina carissima.

........................................
Grazie, mille affettuose grazie dei voti fatti
per me, del dono preziosissimo che mi avete
inviato in quei fiorellini che il nostro incompa-
rabile Manzoni colse per voi... Mammina, se
non fossi proprio rovinata, come lo fui poche
volte dopo un' accademia, avrei tratto argomento
ad un qualche canto da ciò!... avrei anche
dito di offrire in versi gli augurj del mio cuore
all' lilustre Uomo nel giorno suo natalizio... Ma
duro fatica anche a tracciare queste poche linee
di sconnessa prosa, e un raffreddore di testa mi
ha confuso tanto le idee che mi pare d' essere
una scimunita. Ma voi che lo vedrete in quel
giorno, voi baciategli la mano per me, e ditegli
ch' io prego Iddio riversi sul suo capo vene-
rando tutto il bene che ha fatto all' Italia, con
le sue opere e con l' esempio della sua vita ir-
reprensibile... ditegli che benedica me, pove-
retta, che gli debbo le più dolci soddisfazioni
che abbiano mai allietata questa vita vuota
e girovaga... ditegli insomma quello, che io
desidero; però che siete delle poche anime in
questo mondo che sappiate interpetrare ogni più
gentile e recondito pensiero di affetto.


Firenze. 18 Marzo 1863.

Mammina carissima.

........................................
In questi giorni ho atteso con maggiore an-
sietà del solito due vostre righe, però che la
notizia sparsa dai giornali di un lieve malessere,
che impedì al nostro Santo Grand' Uomo * di
ricever personalmente cotesto benemerito Sindaco
che volea felicitarlo a nome de' suoi concitta-
dini del suo compiuto ottantesimo anno mi mise
addosso un po' di malumore. E' vero che non
si è detto altro di quella indisposizione, e quindi
può esser svanita, come spero; ma allora come
va che voi non mi abbiate fatto cenno di aver
ricevuta la mia lettera del sette, coi versi sul-
l' anniversario tanto per noi e per tutta Italia fe-
lice? Siete adunque voi indisposta ?... Immagi-
nate, mammina, quanto questa idea sia tormen-
tosa per me che vi amo tanto, e come il timore
di sapervi sofferente aggiunga tristezza all'anima
mia, che ha tante e tante ragioni d' esser op-
pressa !...

* Alessandro Manzoni - Così designato in tutte le lettere della Milli ed in quelle di Verdi, della Strepponi e degli altri illustri suoi ammiratori.

Torino, 19 Marzo 1863.

Mammina Carissima.

........................................
Vi mando due copie degli ultimi versi qui
improvvisati, una è per voi l' altra vorrei la pre-
sentaste al Manzoni.., non ardisco scrivervi sopra
il mio nome, perchè mi parrebbe superbia, ed è
già troppa soddisfazione per la mia piccola va-
nità ch' ei degni di scorrere alcuna volta coll'oc-
chio le mie povere cose. Godo con voi dell'au-
tografo prezioso che avete acquistato, e ne godo
tanto più in quanto che mi dite ch' io ho con-
tribuito inconsapevolmente a procurarvelo.


Genova, 22 Giugno 1863.

Mammina Carissima.

........................................
Voi certo andrete doman l' altro a vedere la
Signora Giovannina Manzoni, al bacio di au-
gurio che le darete pel suo onomastico, aggiun-
gete il mio... l'ho vista poco, e me ne duole,
ma le voglio già bene come se avessi imparato
a conoscerla da gran tempo. Come potete im-
maginare io rileggo le opere di Manzoni nella
magnifica edizione curata da Lui, e che ha ora
per me un pregio mille volte maggiore; ma il
piacere di possedere questo tesoretto mi viene
un po' turbato dal riscontrare che ho fatto la
mancanza di un foglietto di stampa nel Volume
delle Opere Varie. Manca precisamente parte
della penultima scena del 5.° atto nel conte di
Carmagnola dalla pagina 400 fino a quella 405.
Se sapessi come fare! Non vorrei importunare
l' autore della cui ineffabile bontà mi pare già
di aver troppo abusato! lo sono in un altro dub-
bio. Vorrei ch'egli avesse anche il mio secondo
volume, poichè il primo lo ebbe da Firenze, ma
non ardisco inviarglielo al mio nome.., la mam-
ma non è del mio parere, e chiama la mia non
modestia ma sciocchezza. Che ne dite voi? Se
trovate che il mio scrupolo sia giusto dategli un
volume di quelli che avete presso di voi, se no
ditemelo e lo manderò io da qui a voi... capite
che la differenza consiste solo nel decidere s' io
debba o non debba scrivere il mio nome come
si usa, sulla prima pagina.


Genova, 27 Giugno 1863.

Mammina carissima.

........................................
L'avete fatta grossa con la vostra diplomazia!...
Manzoni ha letto quella sgraziata mia lettera,
buttata giù in fretta e in furia !... mi vengono
i sudori solo al pensarvi... e son certa che voi,
leggendo queste linee, crederete vedermi, qual
sono in questo momento rossa come un papa-
vero, e mezza sbalordita... Via, via, siete voi
che me l' avete fatta, e per tutta vendetta mi
contenterò di mandarvi un bacio. Del resto non
trovo parole che mi sembrin bastevoli a ringra-
ziarvi dell' effetto ottenuto con quel vostro brutto
tiro, chè oltre del fascicolo mancante al Car-
magnola l'illustre Uomo ha avuto la degnazione
d' inviarmi gli altri due componimenti patriot-
tici stampati nel 1848. lo gli mando, come mi
consigliate, il mio secondo volume, ma non
son giunta a tale da seguire il consiglio della
mamma mia che dice dovrei scrivergli diretta-
mente, anche per ringraziarla degli auguri che
mi avete trasmessi da sua parte pel mio giorno
onomastico... lo credereste ?... Avea fin comin-
ciata la lettera, e ho dovuto smettere... mi pare
di non sapere, di non dover ardire di scrivere
a Lui.., insomma dovrei fare chi sa quante
brutte copie della lettera e allora egli per certo
si accorgerebbe delle stiracchiature che al mio
stile solito starebbero bene Dio vel dica come!
Insomma il fine di tutta questa filastrocca è di
pregarvi di fare anche questa volta da mia in-
terprete, e non solo con Lui, ma anche con la
cara e buona D. Giovannina il cui fiore ho
tanto tanto gradito... non lo disgiungerò dalla
foglia d' edera preziosissima, e vi lascerò accanto
la vostra ghirlandetta. Aspetto i bottoni che sono
presso di voi, e li terrò qual ricordo di sua af-
fezione, della quale vorrei potermi render me-
ritevole.


Firenze, 29 Giugno 1863.

Mammina mia.

........................................
Quando rivedrete il nostro Grand' Uomo ba-
ciategli la mano per me in ringraziamento del
cortese pensiero che mi ha rivolto. Il suo bi-
glietto di visita equivale per certo ad una me-
daglia di onore.., e purtroppo non ho fatto nulla
più di tanti cavalieri di San Maurizio e Laz-
zaro per esserne degna! Dite pure tante cose
alla buona D. Giovannina e alle sue care fi-
gliuole.


Genova. 15 Luglio 1863.

Cara Mammina.

........................................
Sappiate dunque che mentre forse voi ieri
sera trepidavate per me, credendomi nel furore
degli estri improvvisi, io me ne stava invece
tranquillamente al teatro Doria ad assistere al
Rigoletto. Ho dovuto, prendere lunedì una
risoluzione eroica.., cioè far levar gli annunzi,
e sostituire un avviso che l' accademia non a-
vrebbe avuto luogo nella sera stabilita. Voi mi
conoscete, sapete dunque che la pretensione
non è il più appariscente de' miei difetti, quindi
non vi affretterete a biasimarmi di questo atto
poco gentile per questa cospicua città. Ma a
voi debbo dirlo.., tranne la eccellente famiglia
Cabella, e qualche rarissimo altro, a cui non
era neanche raccomandata, io credo che mi a-
vrebber ricevuta a Pechino come a Genova,
con la stessa agghiacciata noncuranza! Immagi-
nate che lunedì, alle 12 non avea che 85 bi-
glietti fuori, e 5 palchi.... per un teatro abba-
stanza vasto come è quello del Paganini! Di-
cono che a Genova usano così, e che nessuno
si briga di provvedersi prima dell'ora stabilita;
ciò prova, per lo meno, che eran sicurissimi di
trovar sempre esuberanza di spazio.
Mammina queste cose dico a voi, e sarebbe
bene anche non dirle.., ma come potrei giusti-
ficarmi, senza passare per capricciosa? Del resto
Genova avrà sempre le mie simpatie, poichè ci
sto bene in salute, ed il mio spirito vi ha ri-
presa una certa alacrità, che è la cosa più im-
portante.
E bene sappiate che degli 85 biglietti 40
furono presi dal signor Cabella, 20 da un buon
poeta, e gli altri da miei amici villeggianti a
Pegli.
Meno si parlerà di questa cosa, e tanto più
ne avrò piacere.


Genova, 16 Luglio 1863.

Mammina cara.

........................................
... Vi ringrazio dunque adesso della vostra
amorosa sollecitudine. Lo spiacevole accidente
che mi tolse di dar l'accademia, pare sia prin-
cipalmente dovuto all'uso che è qui di mandare
con raccomandazione i biglietti per le case, o
pure starsene paghi all' eventualità. Comincio
dunque a credere che almeno non vi sia occorso
nulla di troppo umiliante per me.


Teramo, 23 Ottobre 1863.

Mammina carissima.

........................................
Non ho potuto scrivervi, ed immaginate bene
il perchè, da molto tempo, e v'è di più che es-
sendosi recati in Milano alcuni miei concittadini,
io avevo dato ad essi una lettera per voi, che
dovean mandarvi a Clusone se essi non si fos-
ser trattenuti tanto che voi foste tornata in via
de' Bigli; invece han pensato di riportarsela in-
dietro, ritornando qui prima del tempo preve-
duto. A quest'ora dovete aver ricevuto il foglio
che parla della riuscita dell' accademia la sera
del 17; altri articoli sul Corriere delle Marche
e in altri fogli ne parlano più diffusamente, e,
convien dirlo, anche più conforme al vero, quanto
alle feste veramente straordinarie di tutto il po-
polo che mi attendeva con faci e banda musi-
cale all' ingresso del Teatro, quando ne uscii.
Io ero mezzo svenuta, e soffersi più del solito,
però che maggiore del solito era la commozione
ond'ero presa. Nell' insonnia smaniosa di quella
notte, io mi ripeteva spesso la ragionevolissima
domanda: che ho fatto io, per meritare così straor-
dinarie ovazioni, mentre tanti Sommi, veramente
meritevoli di artistici e civili, e cittadini allori,
passarono quasi inosservati ?... Mammina, voi sa-
pete che non faccio ostentazioni di modestia
inopportuna, ma vi confesso col cuore che a
quella domanda i rossori mi salivan sul viso e
pensava che l' Italia non possiede ancora le virtù
della moderazione; eccede nel prodigare gli o-
nori, come è corriva troppo di biasimo... Questo
vi sia detto in un orecchio.
I versi tutti raccolti si stamperanno in questi
giorni, e voi ne avrete al solito due copie, una
delle quali é inutile dirvi per chi sia , poichè
lo indovinate. Nei fiori del ritorno mi avvenne
di accennare alla foglia di Edera che mi tra-
smetteste nel giorno di S. Giovanni da parte
di quel nostro Venerando.., vorrà dispiacersene ?...
Spero di no; in ogni caso siate voi intercedi-
trice per me del suo perdono. lo vi mando uno
di quei fiori, e son certa vi sarà caro.


Ancona, 24 Novembre 1863.

Mammina Carissima.

........................................
... V' inviai giorni sono due copie dei versi
teramani; e voi avrete già capito che l'una delle
copie appartiene al venerando Manzoni a cui
bacio riverentemente la mano.


Ancona, 2 Febbraio 1864.

Mammina Carissima.

........................................
Grazie tante vi rendo della copia dell' affet-
tuoso brindisi, rivolto al nostro Re Galantuomo,
nella lontana America dal nostro egregio pa-
triota P. Botta; l'ho letto anche riprodotto sui
giornali napoletani. Il Principe Umberto fa molto
bene a rimanersene qualche tempo in Napoli;
quel paese ha bisogno di essere un po' lusin-
gato nella sua perdonabile vanità di giardino
d' Italia.., ha sofferto, e soffre ancor tanto!


Firenze, 13 Maggio 1864.

Mammina carissima.

........................................
Anche i signori Garovaglia, che vennero a
vedermi ier l' altro recandomi i vostri affettuosi
saluti mi ridissero delle vostre inquietudini per
la triste celia che un malevolo, o un bell'umore,
si è permesso inventare sul conto della mia sa-
lute. Vorrei proprio sapere chi sia costui, e qual
fine avesse a spargere la sua fandonia! Date un
affettuoso bacio per me alla buona ed amore-
volissima Nice, e ditele che ho messa in cor-
nice la bella fotografia dell' Orfana del Sala,
ch' Ella mi procurò, e l' ho qui nel mio studio
a me davanti mentre scrivo. Ricordatele che
aspetto altri bozzetti di artisti milanesi per fre-
giarne il mio albun a secondo le sue promesse.
Vi ripeto che il mio quartiere non è elegan-
te... c' è poco da scegliere, specialmente in que-
sti momenti a Firenze in fatto di quartieri, e
con quel tanto ch' io posso spendere. Ho per
altro aria e luce molta in tutte la stanze, che
son sei, senza tener conto delle salette di pas-
saggio dell' ingresso, e della cucina; il salotto
e, lo studio danno su di una bella piazza, il
resto nell' interno di una corte; ed essendo al
terzo piano c' è anche luce e di molto. La mia
camera a me par graziosa, e le mie amiche
fiorentine son del mio parere, quelle cioè che
dividono le mie idee di semplicità e di racco-
glimento; alcune conoscendo la mia passione,
anzi smania, pei fiori, si son messe all' opera
per farmene di quelli che non temono il verno,
acciò possa empirne alcuni vasetti di majolica,
che ho comperati più modesti che poteva, sbalor-
dita come era ancora per la vista di quelli del
Giappone che si veggono ammnucchiati, con im-
pertinente profusione di tesoro, nella villa De-
midoff, che andai a vedere venerdì passato. Sa-
pete mammina? negli anni scorsi una apprezza-
zione sommaria fece ammontare a quaranta mi-
lioni il valore degli oggetti contenuti in quella
Villa quasi sempre disabitata! Del resto la bar-
barie nordica traspare dalla stessa magnificenza
del luogo, che, tranne alcuni buoni dipinti di
varie Scuole, tutto in generale, quanto a mobili
ed ornamenti è, di pessimo gusto barocco, ben-
chè l' oro, l' argento e la malachite vi sien ado-
perati agli usi più ovvii, sino per gli alari dei
caminetti ! Insomma io nel cuor mio, scorrendo
que' suntuosj appartamenti deserti, ripensavo al
vostro piccolo quartierino elegante, profumato,
stivato di persone egregie e cordiali affollantisi
a voi d' intorno nella sera del vostro compleanno,
e in coscienza, non avrei bilanciato nella scelta!
L' Aleardi fa delle magnifiche lezioni nell' I-
stituto delle Belle Arti tutti i giovedì; è dive-
nuto il tema più favorito dei discorsi delle Si-
gnore più intelligenti ed eleganti, che accorrono
in folla a sentirlo; e riesce veramente uguale se
non superiore alla grande aspettativa che si avea
di lui. Ieri specialmente fu splendido per con-
cetti e per stile, e tra le spettatrici era la Si-
gnora Emilia Peruzzi venuta qui per pochi giorni.


Firenze, 19 Giugno 1864.

Mammina carissima.

........................................
A quest' ora avrete forse già riveduto il no-
stro Santo Grand' Uomo, e saprete che anche
questa volta Egli ha voluto darmi la più grande
e invidiabile delle Consolazioni onorandomi di
una sua visita. Credete mammina che, per altro,
alla gioia grandissima si unì in quell' ora una
specie di rimorso... Abito a un terzo piano !...
lo non seppi dirgli cosa che valesse, neppur
lontanamente, ad esprimergli la mia profonda ri-
conoscenza, perchè davvero io parlo tanto meno
e più male, quanto più e altamente sento; spero
nondimeno che Egli semplice e buono al pari
che grande, non avrà misurato dalle parole l'af-
fetto e la riverenza del cuor mio. Con lui ven-
nero la cara Giovannina (ch' io non aspettava
affatto) e il Giorgini. Dopo poche frasi voi en-
traste o a meglio dire foste messa innanzi, qual
tema del nostro discorso.., immaginate se vi
servimmo a dovere! Manzoni si è trattenuto così
poco a Firenze che i più non han saputo ch'ei
ci fosse stato prima della sua partenza. Egli vi
avrà recato i miei saluti, ma D. Giovannina vi
deve aggiungere tanti e tanti baci.


Firenze, 28 Giugno 1864.

Mammina carissima,

........................................
Mille e poi mille baci e ringraziamenti dei
buoni augurj pel mio dì onomastico, e del fio-
rellino, ricordo del vostro affetto. L'ho collocato
nella mia raccolta con la sua brava data, e vi
assicuro ch' è in buona compagnia. Il mio sa-
lotto potea dirsi una vera esposizione di fiori
venerdì passato, le mie amiche conoscono il mio
debole e vollero a gara testimoniarmi a loro volta
la debolezza loro pe' miei gusti...
Fra i più bei mazzi primeggiava quello che
m inviò il venerando Gino Capponi, il quale
(povero e santo martire!) mi disse ch' egli me-
desimo avea voluto scendere in giardino, e con-
sigliar al giardiniere la scelta dei fiori, escluden-
done sempre la Magnolia, per tema potesse nuo-
cermi quella troppa acuta fragranza. E il Man-
zoni e D. Giovannina, come stanno? Riverite
devotamente per me l' uno e date un abbraccio
all'altra. Ho letto sui giornali la descrizione delle
feste milanesi in occasione del Tiro Nazionale.
Dio benedica le anime forti e generose che ad-
destrano la crescente generazione ai ludi che
dovran fruttare l' intero riscatto della terra no-
stra! E Dio conceda a noi la suprema gioia di
veder raggiunta la meta!


Firenze, 6 Giugno 1864.

........................................
Mercè le vostre lettere io seppi qui, prima
d' ogni altro, la cortesia usata dal nostro Santo
Grand' Uomo all' Imperatrice de' Francesi; dopo
qualche dì ne parlarono i giornali con qualche
piccola variante, come accade quando non si
possan aver le notizie alla fonte come me! Vi
felicito di tutto cuore della parte importantissima
per voi avuta in quest' affare che fa onore all'in-
telligenza della sposa di Napoleone terzo, e
mostra una volta di più la semplicità, il buon
senso, e la dignitosa indipendenza d' animo e di
giudizio dell'autore del Cinque Maggio. Spero an-
che io che in Francia sarà convenevolmente ap-
prezzato questo tratto di cortesia italiana. Riverite
con affetto, al solito, per me quel santo Patriarca
e la Signora Giovannina con le figlie.
L' affare Bastogi ha qui un eco niente lusin-
ghiero... La signora Orsola sarà sempre a To-
rino, m' immagino. È però oltremodo dispiace-
vale che si verifichino scandali di questa natura
in grembo al primo Parlamento Italiano!


Firenze .., 1864.

Cara e buona mammina.

........................................
Sapete che fui della comitiva che assistè alla
apertura del nostro tronco di ferrovia Marem-
mana? Fu una vera gita di piacere, v' erano i
Krammer, il Barellaj, il Vannucci e molte altre
persone di mia conoscenza, e bastava rallegrar
la comitiva la Signora Emilia Peruzzi che col
marito e altri due ministri furon della gita. Tro-
vammo a Follonica il pricipe Amedeo. Ma già il
Bonghi, anch'esso degl'invitati, ha descritto la festa.
Aleardi, profittando della vacanza di un gio-
vedì è venuto a far una corsa in Lombardia,
credo a Brescia, d'onde può vagheggiare i monti
della sua Verona. E un nobile animo, oltre al-
l' esser un ingegno elegantissimo. Si può esser
discordi con lui su qualche cosa (ed io, per
esempio, lo sono, ed egli lo sa, perchè glie lo
dico) ma non si può a meno di stimarlo, e desi-
derargli ogni più lieta ventura.


Firenze, 10 Agosto 1864.

Mammina carissima.

........................................
Grazie mille delle foglie della pianta colte
dal nostro grand' uomo incomparabile nel giar-
dino piantato da lui. La terrò carissima insieme
coi molti fiori che mi ricordano i fatti più lieti
della mia povera vita vagante.


Firenze.......1864.

Mammina mia.

........................................
lo non ho potuto risolvermi ad esprimere in
una lettera diretta al nostro Santo Grand' Uomo
le mie felicitazioni pel suo anniversario... Che
volete ?... Mi par troppa ardimento! D'altronde
non ho potuto far a meno di scrivere questi
quattordici versi; voi leggeteli, e fatene quel che
volete. Se mai vi risolveste ad umiliarglieli ab-
biate cura di scusarmi seco, e ditegli voi quel
che io non ho saputo esprimergli nè in prosa
ne in versi.


Firenze, 8 Ottobre 1864.

Mammina mia carissima.

........................................
... I dolorosi fatti di Torino mi sconvolsero
angosciosamente ne' scorsi giorni, ed è debito
di carità cittadina stendervi sopra un velo, de-
plorando la cecità di coloro che per egoistici
e privati interessi posero a tanto rischio la con-
cordia italiana, e la riputazione di un popolo
fino ad ora così benemerito della causa nazio-
nale. Firenze non è trascesa a nessun atto d'in-
considerato tripudio, e in questo, e nel tempe-
rato linguaggio della sua stampa, si addimostra
degna di esser la sede temporanea del Governo...
Non potrebbe esser nato nel suo grembo colui
che ha detto testè in Torino; Piuttosto faremo
anche noi un Plebiscito per l' annessione alla
Francia! Ed anche della mia Napoli, come di
Milano e delle altre grandi città sorelle ho a-
vuto a compiacermi in questa solenne occasione.
Dio sia benedetto!


Firenze, 24 Maggio 1865.

Mammina cara,

........................................
... facea conto di riveder anche molti altri
milanesi in occasione delle Feste Dantesche,
ma invece pochissimi, nel frastuono di que'
giorni, si son ricordati di me; che del resto ho
fatto del mio meglio per rimanermene taciturna,
quanto commossa spettatrice, della gloriosa apo-
teosi del Divino Poeta. Alcuni si son meravi-
gliati del mio silenzio; altri me ne han fatto
quasi una colpa! pochi han capito che si può
non saper esprimere quel che troppo vivamente
si sente... E la maggior parte de' versi pubbli-
cati in questa occasione credo basti a giustifi-
care la mia esitanza, e la risoluzione di star-
mene in disparte. Oh il momento in cui tante
e tante bandiere di città italiane sventolanti
nella piazza di Santa Croce, al cenno del Re
d'italia che fè cader il velo che copriva la statua
del Divino Poeta, parvero inchinarsi innanzi al-
l'Unico Vessillo tricolore, che le riunisce nel
pensiero di Dante, fu sublime! Io di tutta la
festa non ho veduto altro: tanto più che il sole
preso sulla piazza per ben tre ore, mi produsse
un riscaldamento alla gola del quale non sono
ancor libera.


Napoli, 30 Giugno 1865.

Mammina Carissima.

........................................
... Ho trovata la pubblica opinione molto
molto migliorata; la città in molte cose più in-
nanzi che non era; sciaguratamente ci è man-
cato un buon Municipio all' altezza dei tempi
almeno approssimativamente conforme; speriamo
meglio nell'avvenire.


Napoli. 9 Agosto 1865.

Cara mammina mia,

........................................
Augurii di felicità pel vostro giorno onoma-
stico che si approssima; e perchè proprio abbian
qualche cosa di concreto vi do la notizia del-
l' ottima riuscita della mia accademia in questa
carissima Napoli. Mi pare di non avervi pre-
venuta con l' ultima mia che il terribil cimento
avrebbe avuto luogo Domenica sette agosto nella
gran sala di Monteoliveto. Tutto andò bene,
grazie a Dio, i canti furon raccolti, ma io non
li ho potuto ancora leggere. Vi scriverò presto
più a lungo e più minutamente altra volta, ora
son sempre a letto spossata di forze, come di
consueto. Se avete opportunità di scrivere al
nostro Santo Grand'Uomo fategli i miei ossequi.
Qui si vive in apprensione del colera, ma finora
grazie all'Altissimo, non c' è nulla di nuovo...


Napoli. 26 Agosto 1865.

Mamrnina cara

........................................
...Fatemi il favore di scrivermi, in risposta,
qual sia il colore degli occhi del nostro Santo
Grand' Uomo. Io nol ricordo bene, ma mi sem-
bravan castagni. Avete a sapere che un pittore
mio amico, dalla fotografia l' ha ritratto ad olio
e al naturale così bene, che a me sembra una
meraviglia; ne ho qui nel mio salotto due copie
esposte alla comune venerazione, e ho avuto
il piacere di sentir esclamare alcuni Senatori e
Deputati: Com' è somigliante! E non sapevano
persuadersi del modo com' è fatto da chi mai
nol vide. Saprete che si sta facendo il suo busto
in marmo, pure dalla fotografia, venuta a tempo
per escludere affatto una orribile litografia che
mi portarono a vedere, e che somigliava al Man-
zoni com' io somiglio al Sultano di Costantino-
poli. Questo busto verrà collocato nella nostra
Università accanto a quello di Humbold.


Firenze, 20 dicembre 1865.

Mammina Carissima.

........................................
Gli onorevoli diventano di giorno in giorno
più invisibilili pe' poveri profani a' misteri della
politica... Da banda lo scherzo, son seriamente
agitata dall' andamento della nuova Camera, e
voi saprete a quest'ora che tempesta vi scoppiò
ieri! Dio spiri senno e costanza a rappresen-
tanti della Nazione!


Modena, 22 aprile 1866.

Mammina carissima.

........................................
... Le due lettere vostre del 7 e del 10, mi
son state trattenute alla posta fino a questo mo-
mento!.., immaginate com' io sia rimasta sorpresa
e dispiaciuta nel riceverle, vedendomi così ri-
tardati i vostri cari caratteri. Ma tutto mi è stato
con usura veramente regale compensato dalla
lettura delle vostre care felicitazioni, e dal re-
galo inatteso, quanto prezioso, delle poche righe
del nostro Santo Grand'Uomo. lo non potea de-
siderar premio nè più caro nè più ambito, a
ristoro dei durati patimenti, epperò vi prego a
ringraziarmelo quanto più sapete e potete, ba-
ciandogli da mia parte la mano.


Modena. 29 aprile 1866.

Mammina carissima.

........................................
Dio seguiti a protegger l'Italia, Dio ne con-
ceda di uscire alfin dalle incertezze!... Qui si
parla di trasportar la scuola militare a Roma e
i passaggi militari son giornalieri. Saluti affet-
tuosi a tutti tutti e a tutte.


Firenze. 3 Luglio 1866.

Mammina carissima.
........................................
Mi vergognerei di rispondere così tardi ai
vostri augurj pel mio onomastico, se non fossi
certa che voi col vostro cuore italiano e ma-
terno avete indovinata la ragione e la scusa del
mio silenzio prolungato. Forse a voi altri in Mi-
lano, più vicini al Campo di azione, potean giun-
ger nuove più veraci, epperò meno sconfortanti
della giornata del 24 * qui colpa in parte la lon-
tananza e in parte la redazione di telegrammi,
il danno parve dapprima così enorme che ne
fummo presso che annientati ! ... La popolazione
mantenne un contegno superiore ad ogni elogio,
direi che la così detta plebe diè prova, in questa
occasione, di senno e costanza tali da servir di
esempio alla classe che si arroga il vanto d' il-
luminarla. Pure, qual dolore è il dover confes-
sare che non abbiam ottenuto vittoria in un primo
scontro! Quante nobili e preziose vite son ve-
nute meno , senza il conforto di veder il loro
sacrifizio coronato dal successo! Le mie provin-
cie meridionali van dolenti e superbe di molti
nuovi martiri, caduti con gloria accanto ai fra-
telli delle altre provincie. Conoscete mai il Co-
lonnello Statella, assassinato dagli Ulani, men-
tr' era ferito e prigioniero ?... Pochi uomini io

* Battaglia di Custoza

vidi belli al par di lui di maschia bellezza, e
pochi ne conobbi più sinceramente devoti all'I-
talia, comechè figlio di un Generale devotissimo
al Borbone. La sua vedova infelice ignora forse
tuttavia la sua morte; i Genitori vennero a pren-
derla qui, annunziandole solo ch' era ferito. Ella
accorse ansiosa per assisterlo... Questa pove-
retta amava il marito d' un amore che confina
colI' adorazione; e si teme che il suo intelletto
non potrà reggere a prova così terribile. Parec-
chie delle mie amiche, come la Giulia Matteucci,
la marchese Gamba ecc, ecc, ecc, avevano i
figliuoli nel 1. Corpo d' armata, e son rimaste
più giorni senza lettere; io sono stata sempre
con esse, e ho avuto il contento di vederle ras-
sicurate dai caratteri dei loro cari.., ma imma-
ginate le angosce di queste poverette !... Mio fra-
tello Serafino è nel corpo di Cialdini che finora
non ha preso parte alla lotta; Dio faccia che
v' entri con lieta fortuna, si che vendichi i ca-
duti del 24; e ristori le speranze d' Italia! La
condotta del Re e de' suoi figli in questa gior-
nata ne ha cresciuto il prestigio tra le popola-
zioni ammirate e commosse; anche pel prode
e sventurato Durando non si hanno che parole
di compianto... Speriamo ch' ei guarisca, ma che
altri prenda il suo posto! Qui si fa a gara tra
le donne a raccoglier danaro, offerte in generi,
e nelle conversazioni tutte le mani sono impie-
gate a far bende e filacce; a me spesso le mani
tremano in quest' ufficio, chè penso al fratello e
ai tanti che amo e stimo e venero che avranno
forse mestieri di quelle stesse fila !... Ma lascia-
mo questo discorso, se sarà possibile.


Firenze. 9 Settembre 1866.

Mammina carissima.

........................................
Ho due lettere vostre qui presenti, l' una mi
fu recata dalla gentile Signora Contessa Papa-
dopoli, l' altra mi è pervenuta per la posta; io
profitto dell' offerta garbatissima dei coniugi Ga-
rovaglia per farvi tener questa. Mammina cara
se voi avete molto sofferto, confesso che me lo
aspettava, e che spesso ne ho pensato, cono-
scendo il vostro modo di pensare; ma voi, an-
che conoscendomi bene, non immaginate forse
quante e quali torture ha durato il mio spirito...
ho creduto proprio di aver cangiato carattere,
così a volte mi parea d' esser cattiva! Il peggio
è che neanche ora posso parlare degli avveni-
menti politici e militari del nostro paese, senza
sudar freddo e caldo !... Penso anch' io con
gioia al giorno in cui sventolerà la nostra ban-
diera nazionale sulla cupola di San Marco, ma
penso pure che di questo immenso successo non
potrà gloriarsi nè il senno nè il valore italiano...
Oh quel mese di inerzia, di sgomento inconce-
pibile dopo la battaglia di Custoza, quel mese
dovrà essere cancellato difficilmente dal libro
de' nostri errori.., intanto gli dobbiamo l' onta
della cessione di Venezia al Commissario fran-
cese. Ma lasciamo lì questo tasto che mi rende
suono così sgradevole da mettermi in convul-
sione. Se tutto verrà presto accomodato, ci ri-
vedremo verso la fine dell' autunno, poichè vo-
glio sciorre il mio voto nell' antica Regina del-
L' Adriatico. Gigina sta passabilmente, il Geni-
tore benissimo con Antonio, e tutti vi riverì-
scono. Serafino scrive lettere desolantissime per-
chè non gli è riuscito di poter scaricare il suo
fucile; l' ultima sua lettera era datata dalle vi-
cinanze di Bergamo.
Se ne avete il modo fate, vi prego, perve-
nire al nostro Santo Grand' Uomo, i miei rive-
renti saluti.


Firenze, 9 ...1867.

Mammina cara.

........................................
Quest' anno avrete forse pensato ch' io sia di-
versa da me stessa... Vi ho mandato cerimonio-
samente un biglietto di vista pel nuovo anno, e
non ho aggiunto neanche una parola di felici-
tazione e di buon augurio per voi e pel nostro
Santo Grand' Uomo! A compiere la mia con-
fusione son venuti e la vostra affettuosa letterina
ìer l' altro ed oggi i biglietti del Manzoni, di
D. Giovannina e del signor Pietro! Mammina,
intercedete dall' indulgenza di quel nostro Pa-
triarca di Poeti onesti (la frase è nell' Aleardi)
il mio perdono, e prima compiacetevi di man-
dare a casa sua gli acclusi biglietti. Possa l'a-
nimo suo serbarsi invitto e sereno, tra la confu-
sione babelica insorta nei nostri uomini politici!!
lo per la prima volta, forse, mi sento scoraggiata,
e malcontenta di tutti... Dio salvi l' Italia che,
a mio credere, non si trovò mai in condizioni
più difficili e pericolose.., e, quasi intieramente,
per colpa dei suoi propri figli!


Venezia, 3 Febbraio 1867.

Mammina carissima.

........................................
Forse dai giornali poichè se ne occuparono,
questi di qui almeno, avrete saputo come, ap-
pena tre giorni dopo il mio arrivo i ladri s' in-
trodussero, per una finestra che guarda sul Canal
Grande, nella mia abitazione, e mi rubarono tre
abiti (i migliori che m' avessi) un paletot, varie
sottane, camicie ecc, ecc. L' imbarazzo certo è
maggiore del danno, chè, là per là, non si può
rimediare, in paese nuovo alla mancanza di ciò
ch' è indispensabile. Alcuni de' ladri furono
restati la notte stessa, e parte degli oggetti ri-
trovati; manca il meglio, cioè un bell' abito di
stoffa nera, che non aveva mai indossato, e pa-
recchie altre cose. Per colmo di noia ieri ebbi
l' invito a comparire in Tribunale... Guardate
un poco che tocca! comparirà dunque oggi nel
Tribunale che non è certo quello delle Muse...
e tanto più mi dà poco simpatica idea de' suoi
componenti in quanto che arguisco la splendi-
dezza dalla citazione stampata, che nel luogo
ov' era il bollo dell' aquila a due teste, ha un
buco..., dico un buco tanto tondo, senza più...
Ma lasciamo questo discorso.
Mi son consolata tanto tanto, mammina, cara,
di apprendere dalla vostra lettera, come la vostra
salute sia ristabilita; un po' di riguardo, e tutto
andrà sempre di bene in meglio. Sapeva già
della visita del nostro Santo Grand' Uomo, e ne
godetti di cuore immaginando la consolazione
che ne deriva al vostro animo; se avessi ardito
gli avrei scritto appunto in questa occasione,
per ringraziarlo del bene che vi facea con quel
tratto di straordinaria benevolenza del quale mol-
tissimi avran goduto per voi. Riveritelo per me,
e salutate la signora Giovannina e le sue ama-
bili figlie..................................
Il Carnevale fa girar la testa a questi buoni
Veneziani; e han forse ragione di volersi diver-
tire dopo tanti anni di volontaria astinenza.
Quanto a me, se non posso sempre evitare di
recarmi a qualche piccola privata riunione son
ben risoluta di non andare in Società danzanti,
per le quali ho numerosi inviti.


Firenze, 15 Dicembre 1867.

........................................
Quanto a me non sto male, ma ho l' animo
pochissimo lieto, nè starò a spiegarne le ragioni
a voi che sapete com' io pensi, e partecipate
con tutti i buoni italiani al dolore e alla vergo-
gna che sulla patria chiamarono l' imprevidenza,
l' ignavia... o la malvagità di tale che pur so-
stiene burbanzoso sè essere il solo che volesse
inaugurar politica dignitosa italiana. E s'ha a
soffrire che moltissimi fingono di credergli! Ma
non vo' andar innanzi su quest' argomento che
mi duole quanto non posso dire.
Riverite e baciate per me la mano al nostro
Santo Grand' Uomo.


Firenze ... 1867.

Mammina carissima.

........................................
Ho messe nella raccolta di fiori delle mie me-
morie le foglie di alloro che mi avete mandate,
e credo colte per mano dell' illustre autore del
Don Carlos.... è in buona compagnia, sapete....non
ho neppure avuto il tempo in quella notte che
siete stata a vedermi, di mostrarvi questa rac-
colta che m' è cara quanto quella delle medaglie
coniate per me. Ci mancava proprio quella in-
discreta febbre reumatica ! ora sto bene, ma col
colorito non ho ripreso ancora tutta la robu-
stezza, colpa certo del caldo ch' è sopraggiunto.
La Giulia conosce benissimo la musica, tanto
da leggere all' improvviso qualunque partizione;
sul suo pianoforte erano gli spartiti: il Don Car-
los, il Ballo in Maschera, e la Giovanna di
Guzmann. Tranne la Giovanna di Guzman, ella
suonando, ed io cantando tutte le parti, dal So-
prano fino ai Cori, abbiamo scorsi tutti quegli
spartiti, e così passavano piacevolmente le no-
stre sere - spesso c' interrompevamo per que-
stioni artistiche musicali, chè non siam sempre
dello stesso parere, la Giulia ed io. Ella, da
conoscitrice qual' è ammira oltre all' ispirazione
la dottrina del maestro; io giudico solo di quel
che sento, e perciò sono alle volte più difficile
da contentare. Insomma è certo che Verdi mi
ha rimessa un po' in esercizio in questi vecchi
giorni... Non aveva mai più cantato da quelle
sere che, per ischerzo, cantai in casa nostra.


Firenze, 27 Febbraio 1868.

Mammina carissima.

........................................
Grazie delle poche linee che per me affidaste
al Torelli; quello stordito se l' è tenute fino a
questa mattina.., e me l'ha inviate coi suo bi-
glietto di congedo ! Del resto me l' avea più
volte annunziate, e tutte le volte si battea la
fronte ripetendomi: Scusate non vengo ora da
casa. E un buono e simpatico giovine, ch'io co-
nosco da molti anni, e nella sua casa in Napoli
trovai cordialissima accoglienza quando giunsi
in quella Capitale, povera e timida e quasi
ignorata fanciulla provinciale. Però il trionfo ot-
tenuto da lui sulle scene di Firenze mi fu dolce
come quello di un mio proprio fratello.


Firenze, 20 Marzo 1868.

Mammina carissima.

........................................
Ve ne ho scritto solo perchè dovea giustifi-
care il ritardo messo a ringraziarvi della premura
con la quale compiste la mia missione, presso
il nostro Santo Grand' Uomo, che volle condi-
scendere a darmi altra prova di sua preziosa
benevolenza, apponendo la sua firma sotto la sua
effigie. Grazie dunque a voi e a Lui, e bacia-
tegli la mano per me. Ieri sera ebbi i suoi saluti
ed i vostri dal Mari reduce da costi.


Firenze, 29 Giugno 1869.

Mammina carissima.

........................................
Sento la necessità di non parlar di politica...
fremo e piango, e prego Dio per la nostra Ita-
lia; ma non posso discutere, perchè sento che
forse sarei ingiusta, a giudizio dei più. Vi basti
che comincio a disperar degli uomini della ge-
nerazione presente... e per me è dolore che
passa ogni confine questo! L' attentato Lobbia
avvenne di fatto nella strada ov' è la porta di
casa mia, ma io non ho finestre che in giardino;
non seppi dunque del caso prima delle otto del
mattino.


Firenze, 22 Dicembre 1870.

Mammina cara e buona.

........................................
Anche quest' anno 70 così ricco d' inauditi
e meravigliosi eventi sta per andarsene nel mare
dell' eternità.... auguriamoci che col 71 spunti
l' iride della pace tra quelle due nazioni, già
nostre alleate, e che si straziano e distruggono in
gigantesca efferata lotta! E noi auguriamoci il
senno e la moderazione pari alla fortuna, nel
saper conservare e stabilire dalla tanto sospirata
Roma la compiuta unificazione della patria nostra!

Francia e Germania - Guerra del 1870.


Napoli 18 Maggio 1871

Mammina Carissima

........................................
Mi ha un poco meravigliata, non il rifiuto
del Ch. Verdi, ma il tuono di brusquerie della
sua risposta; comecchè le vostre care parole
abbian tentato di addolcirlo. Certo nè io nè il
Miceti avremmo chiesta a lui una raccoman-
zione che fosse causa d' ingiustizia; nè il Mi-
celi intendeva, o intende sottrarsi alla prova del
concorso. Ma appunto nei concorsi si decide
sempre secondo giustizia?! Ecco perchè s invoca
l' alta protezione dell'autore del Nabucco acciò
vegliasse appunto che il giudizio fosse imparziale!
Nè il Miceti, già conosciuto nel mondo artistico
musicale, può riuscir nome affatto ignoto al grande
Maestro, Rossini gli scrisse una volta in questi
termini

Pregiatissimo collega
"L' amico mio Castellani mi rimise il pre-
zioso vostro dono di varie composizioni mu-
sicali, per le quali mi è dolce debito dichia-
rarvi che la mia riconoscenza uguaglia la mia
ammirazione. Possa l'omaggio del Vegliardo
Pesarese esservi caro quanto, lo è per me il
dirmi vostro amico e servo"

Parigi 8 aprile 1866

Gioacchino Rossini

Al signor Giorgio Miceli
Distinto compositore di musica
Napoli


Firenze, 3 luglio 1871.

Mammina cara.

........................................
Nè meno mi cruciava il desiderio di trovarmi
in Piazza S. Croce nell'ora che le ceneri del-
L' illustre Cantor de' Sepolcri venivano con tanta
cittadina pompa, tradotte dal lontano esilio nel
Panteon delle glorie italiane! Giunsi il 28 mat-
tina, appena a tempo per versar lagrime di or-
goglio e di tenerezza sul contegno di questa
cara e generosa Firenze, che tutta unanime ap-
plaudiva al Re Galantuomo che recavasi nella
sua stabile sede in Roma. Non si fecero feste
qui per l' istallazione della Capitale che si sapea
dover recare grandi vantaggi; non vi sono in-
teressati rimpianti per la traslocazione della sua
sede, che si sa deve esser seguita da inevitabili
perdite... Davvero che questa città merita d' es-
ser proposta in esempio a tutte le altre città
sorelle


Firenze, 23 Dicembre 1871.

Carissima Mammina.

........................................
e baciate per me la mano al nostro Gran-
d'Uomo. Lessi con vera commozione le giuste
parole di omaggio a lui rivolte dall' Imperatore
Don Pedro. Anche con me questo principe
(che ha l' ambizione di voler essere apprezzato
come uomo di lettere e di spirito, anzi che a-
dulato come sovrano) fu di una straordinaria
cortesia, e mi lasciò in ricordo la sua fotografia
firmata di proprio pugno, soggiungendo: Che
mi ricordassi: che nel Brasile avea un amico.
Sò che son frasi che si ripetano forse per uso;
non di meno D. Pedro, è o vuol mostrarsi un
Imperatore assai singolare.


Roma, 12 Aprile 1874.

Mammina cara.

........................................
Ora ditemi cos' è quel mettere all' asta al-
cuni mobili della casa del Santo Grand' Uomo ?...
Per quattromila miserabili lire mettea forse il
conto di quella pubblicità, della quale chi sa
cosa diranno i popoli stranieri ?... Non vi fos-
sero eredi del suo nome: pazienza!... E dovette
pure riscattarsi dal figlio due quadri del d' A-
zeglio ?!... Leggendo queste cose sul giornale,
pensavo pensavo !...


Caserta, 23 Dicembre 1870.

Mammina cara e buona.

........................................
Benchè entrata in...? son sempre, come ben
potete credere , la vostra Giannina del 1860,
epperò con la stessa filiale riverente affezione
vengo ad augurarvi tutte le più care felicità
nella vigilia di Natale, memore sempre di quella
sera solenne passata nel vostro salotto fra tante
e tante egregie persone tutte allora strette in
fraterna concordia. Chi sa se tutte ancora, ani-
mate dagli stessi sentimenti vi circonderanno ?!.
Purtroppo so di certo che non tutti furono ri-
sparmiati della morte; ma quelli puranco che
Dio lascia in vita son forse rimasti quali erano
allora, amici e pronti a sacrificare ogni privato
rancore o dissenzione sull' altare della patria?!.
Buon per me, mammina, che non improvviso
più, chè ora i miei versi dovrebbero per fermo
assumere ben altro tuono !...


Caserta, 23 Dicembre 1878.

........................................
Oh i santi entusiasmi, l'espansione fraterna,
le speranze di durevole concordia nazionale ecit-
tadine di quel fortunatissimo Natale del 1860!!...


Caserta, 18 Luglio 1879.

Cara Mammina.
........................................
Mammina, che è divenuta Camera !... Chi lo
avrebbe pensato venti anni fa ?I Leggo sui gior-
nali la presenza costi dell' autore del Rigoletto,
e penso la consolazione che a voi deriva dalla
sua presenza; se credete, offrite al grande Mae-
stro l' espressione della mia ammirazione. Alla
buona signora Giovannina ricordatemi con af-
fetto. Oggi sul Piccolo di Napoli leggo parole
di lode per il suo Renzo: possa questo nipote
del nostro Santo Grand' Uomo divenir degno
del nome che ebbe la sorte di ereditare.


Caserta, 22 decembre 1880.

Mammina carissima.

........................................
Sono proprio passati vent'anni dal giorno in
cui ci si conobbe , e si prese a volerci bene
tanto!... Anch'io mi rivedo col pensiero in quel
vostro così caro e simpatico quartierino, ove
tutto respira graziosa agiatezza, senz' ombra di
quel fasto opprimente che, alle persone non
sorrise dalla fortuna, incute quasi sempre con la
soggezione un senso di inesplicabile malessere!..
E rivedo voi sempre buona affettuosa, sorridente
elegante... Sissignore, anche elegante nella si-
gnorile semplicità dell'acconciatura e delle vesti;
dimentica della stanchezza del continuo ricevere
accogliere con l'amabil sorriso che spira e tra-
sfonde benevolenza, la numerosa schiera di e-
gregi amici che venivano ad augurarvi lieto il
primo anno della italiana redenzione.... E mi
duole di non ricordar verbo di quei 14 versi,
che mi valsero i primi plausi de' buoni mi-
lanesi, e la cordiale avversione subitanea di
uno stimabilissimo collega in arte... Son passati
venti anni !... Ero giovane allora e festeggiata,
oltre quanto meritassi, ed invidiata certo anche
più di qualcuno che mi giudicava superficial-
mente. Ebbene, cara mammina, ho il piacere di
assicurarvi che non ho da rimpiangere, quanto
a me, il passato! Ma molto ho invece da rim-
piangere. anzi troppo, se mi guardo d' attorno,
o se, con la mente, mi fermo a vedere quanto è
diradata la schiera dei Generosi che amai e che
mi amarono tanto da sorreggermi nella difficile
via! Or ora appunto ho ricevuta una lettera da
Luigi Landolfi, carissimo egregio uomo al quale
fu tolta, non è guari, non ancor vecchia, l'ado-
rata moglie Irene Valia la prima amica, anzi la
prima protettrice della mia adolescenza in Te-
ramo. Ci vedevamo di rado, non ci scrivevamo
quasi mai; ma tutte le volte che n'era dato ri-
vederci era una festa nel cuore per entrambe...
l'ultima volta (or fa un mese) andai a vederla
con la duchessa Teresa Ravaschieri; nè potrò
mai dimenticare la sua stretta di mano signifi-
cativa, e l'ultimo sorriso col quale mi accomiato!...


Bari, 22 dicembre 1884.

Mammina carissima.
........................................

Mi avete anche questa volta prevenuta con
la vostra lettera piena di consolanti espressioni
e di affettuosi buoni auguri... Grazie, grazie, e
Dio vi renda centuplicato il bene che a me vor-
reste concesso e faccia piovere sul cuor vostro
amantissimo i suoi conforti ineffabili !.. Di me
che posso dirvi?... Parmi di esser diventata af-
fatto incapace di esprimere le mie sensazioni,
nonchè d' interpretare le altrui... Oh quanto
quanto è lontano quel tempo in cui mi sgorga-
van dal cuore più che dal labbro le fervide ar-
monie impensate !... Quelle che voi ricompensa-
vate di baci e di lagrime affettuose !... Quei
giorni di entusiasmo e di fede rubusta mi sem-
brano un sogno.., e dove sono que' tanti illu-
stri e benedetti amici la cui semplice approva-
zione mi valea infinitamente più delle fragorose
testimonianze di lode ?... Spariti quasi tutti e con
essi colei * che prima e sola seppe rivelarmi a
me stessa, e fu l'angelo tutelare della mia vita !!
Oh mesti, mestissimi, purtroppo, saranno questi
giorni... La sua cara presenza rallegrava la ca-
sa... anche dal letto dei suoi dolori trovava pa-
role che ne scendevano all' anima! Il mio Fer-
dinando, che perdè ancor giovane la madre sua
adorata, sente non meno di me la mestizia an-
gosciosa de' ricordi, e si dà ogni premura più
amorevole per confortarmi... Dio lo benedica!
Voi pure, cara e povera mia mammina siete
stata crudelmente provata; oh come vorrei es-
servi accanto per piangere insieme i diletti ami-
ci....Come voi, credo e spero anch'io di ri-

* La madre

vederli, di raggiungerli là dove più non si te-
mon le angosce della separazione, e d'onde son
certa mi guardano amorosamente il Babbo la
Mamma e sei fratelli... Avrete saputo che anche
il Barellaj, l'ultimo de' miei vecchi amici di Fi-
renze, e tanto affezionato al Conte Mafei, è vo-
lato agli eterni riposi! Ma che specie di lettera
di buoni auguri vi scrivo ?... Perdonatemi. mam-
mina, perdonatemi e compatitemi !...


Torna alla videata principale