O fanciul, cui ride il genio |
Teramo, 12 gennaio 1886
Gentilissima Signora Giannina,
Prima di tutto le domando scusa per l'involontario ritardo nel rispondervi; sono stato assente da Teramo e non prima d'oggi ho trovato fra le mie occupazioni il momento adatto a quella riconcentrazione, della quale ho bisogno quando debbo scrivere. La vostra pregiatissima mi ha fatto tanta bella impressione, vi ho riveduta, e con voi ho vissuto qualche ora in tante rimembranze. Io non vi ho mai dimenticata e conservo gelosamente alcuni versi che mi dedicaste, quando io fanciullo, e voi giovinetta piena di ingegno e di speranza, mi conosceste in casa di Stefano de Martinis. Ci rivedemmo in Napoli e poscia a Firenze, e sempre vi mostraste meco buona ed affettuosa, cosicchč, la memoria che ho di voi malgrado le peripezie della vita non poteva mai in me essere offuscata e distrutta. Le contrarietā, i dispiaceri e l'animo mio sensibilissimo mi hanno invecchiato, io son quello che fui, la minima cosa mi esalta, e non vi parrā strano, che i vostri caratteri mi hanno commosso. (...)"