Pagina 6 di 14 |
D'uno in altro saggio passò in breve Jacopo Muzzi a recar tanta perfezione nella parte essenziale delle sue terraglie
che nulla più. Gli odierni padroni della Fabbrica ne abbellan le forme
la fregian di stampe moderne
aggiungono l'eleganza alla solidità
la rendon piacente agli sguardi: la parte estrinseca
in una parola
mercé di loro avvantaggia; l'intrinseca
lo ripeto
toccò all'eccellenza in virtù del caro mio nonno. — E poteva mai starsi occulto un così utile trovato? La mammola fiorisce tra i cespugli
ma sua fragranza la svela. Così in brev'ora fu fatto cognito dappertutto il trovato di Jacopo. Il professore di scultura Giacomo Rossi
vide le opere del Muzzi
e venne in desiderio di giovargli: ne parlò al Conte Carlo Filippo Aldrovandi nobilissimo di cuore come di sangue
e mostrogli il gran bene che a sé
a Jacopo
a Bologna
a molta Italia procaccerebbe istituendo una Fabbrica di terraglia
veramente degna dell'inventore
del protettore
della città. S'accese della cosa l'Aldrovandi come esca al fuoco; l'officina fu fondata
la fornace costruita
il commercio delle terre aperto coi Veneti
gli operai d'ogni guisa in breve tempo ecco raccolti
addestrati
abilissimi: la direzione esteriore della Fabbrica affidata al Rossi stesso
l'interiore al Muzzi
la proprietà serbata all'Aldrovandi
la gloria all'inventore ed a tutti. Ecco stretta maggiormente l'amicizia fra il naturalista
lo scultore
e il professore Coli a lui cognato. E di quest'amicizia vado lieto anch'io
o leggitori; perché la moglie del Coli fu mia santola. Perdonate quest'innocente vanità all'amor di figlioccio! |