Salvatore Muzzi
Mio padre e mio nonno


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     D'uno in altro saggio passò in breve Jacopo Muzzi a recar tanta perfezione nella parte essenziale delle sue terraglie che nulla più. Gli odierni padroni della Fabbrica ne abbellan le forme la fregian di stampe moderne aggiungono l'eleganza alla solidità la rendon piacente agli sguardi: la parte estrinseca in una parola mercé di loro avvantaggia; l'intrinseca lo ripeto toccò all'eccellenza in virtù del caro mio nonno. — E poteva mai starsi occulto un così utile trovato? La mammola fiorisce tra i cespugli ma sua fragranza la svela. Così in brev'ora fu fatto cognito dappertutto il trovato di Jacopo. Il professore di scultura Giacomo Rossi vide le opere del Muzzi e venne in desiderio di giovargli: ne parlò al Conte Carlo Filippo Aldrovandi nobilissimo di cuore come di sangue e mostrogli il gran bene che a sé a Jacopo a Bologna a molta Italia procaccerebbe istituendo una Fabbrica di terraglia veramente degna dell'inventore del protettore della città. S'accese della cosa l'Aldrovandi come esca al fuoco; l'officina fu fondata la fornace costruita il commercio delle terre aperto coi Veneti gli operai d'ogni guisa in breve tempo ecco raccolti addestrati abilissimi: la direzione esteriore della Fabbrica affidata al Rossi stesso l'interiore al Muzzi la proprietà serbata all'Aldrovandi la gloria all'inventore ed a tutti. Ecco stretta maggiormente l'amicizia fra il naturalista lo scultore e il professore Coli a lui cognato. E di quest'amicizia vado lieto anch'io o leggitori; perché la moglie del Coli fu mia santola. Perdonate quest'innocente vanità all'amor di figlioccio!