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L'ITALIA CENTRALE - TERAMO ALLA SALMA DI MARIO CAMBI - Dopo più di due mesi il Gran Sasso ha restituito la salma dell'eroico Mario Cambi, figlio del Comm. Ettore Cambi, Consigliere d'amministrazione delle Ferrovie dello Stato.
Come i nostri lettori ricorderanno, il giovine Cambi era perito insieme al compagno Paolo Emilio Cichetti, durante l'escursione che i due bravi alpinisti compivano nella metà dello scorso febbraio. Le nevi abbondanti, hanno per tanto tempo nascosto il corpo del giovine, ma pochi giorni sono, alle sorgenti del Rio Arno, a poco più di tre chilometri dal luogo dove fu rinvenuto, pochi giorni dopo la disgrazia, il cadavere del Cichetti, venne scoperto, da un abitante di Pietracamela, il cadavere del Cambi. Accorso gli alpini e i militi, i quali tutti, con ininterrotta fatica avevano fatto a gara per restituirle la salma al povero padre, non si è tardato a riconoscere e identificare il giovine alpinista scomparso. La salma del Cambi, adagiata su una barella, venne trasportata a Pietracamela, ove, più tardi giungeva il padre ed alcuni famigliari dell'estinto.
Tutta Pietracamela, nella dolorosa occasione, ha mostrato tutto il suo cordoglio e tutto il suo sentimento di pietosa e commovente ammirazione per lo sfortunato giovine.
A Teramo dove la salma passò nella serata del 26 aprile, per proseguire per Roma, una immensa folla era ad attenderne l'arrivo nella piazza Garibaldi.
Due manifesti avevano invitato la cittadinanza a rendere il doveroso tributo di reverente omaggio alla salma; quello della sezione di Teramo del Club Alpino Italiano e quello della Sez. di Teramo dei Ferrovieri Fascisti.
Ed autorità e cittadinanza avevano risposto all'appello con spontaneo e commosso slancio; primi fra tutti i soci del C. A. I. che vollero, insieme agli alpini, portare a spalla la bara del loro compagno; v'erano anche, rappresentanze di numerosi Enti, tra i quali l'Associazione Ferrovieri Fascisti, la Società T. I. M. O. rappresentata dal V. Direttore Generale Dott. M. Fano, insieme al Comm. L. Piacentini ed altri, le scuole con bandiere e gagliardetti ecc. Molti enti avevano anche con gentile pensiero inviato belle corone di fiori.
Prima che il lungo e mesto corteo si sciogliesse, fuori Porta Reale, il giornalista Pasquale Fabbri, a nome delle sezioni di Roma e di Teramo del C. A. I., salutò il compagno estinto, con queste parole:

Alla tua salma, che dopo tanto tempo ci restituisce la Montagna Madre o, Mario Cambi, per la Sezione di Roma e per la Sezione di Teramo del Club Alpino Italiano, io porgo l'ultimo saluto.
Dinanzi alla fredda spoglia di un giovanissimo al quale tutto volle accordare la Natura: la bontà, la ricchezza, l'ingegno, l'ardimento, per poi tutto permettere alla morte di colpire con l'ala sua fredda, anche il cuore più saldo resta percosso dalla pietà e dallo sgomento; ma non disperate e vane parole possono oggi affiorare al labbro dei tuoi compagni.
Per te, o Mario, il saluto dei forti!
A che giova rievocare e rianalizzare la tragica fine? Essa è la dolorosa vicenda dell'ardimento tuo e del tuo compagno Paolo Emilio Cichetti, ma voi rimanete, per noi, come i precursori dell'antica leggenda, come
i messi che non tornano perché recare vollero il messaggio così lungi, che a vespero di un giorno fugace, trapassarono il confino d'eternità e senza riconoscerlo entrarono nei regni della Morte.
Alle vette, alle più belle vette delle nostre montagne è rimasta consacrata la vostra giovinezza immortale. E che mai è la vita umana, se non un gran monte, un luminoso monte da salire? Si cade? Non importa! Altri rimangono che ascenderanno l'erta con nuovo ardire ed in cuore porteranno il nome dei compagni caduti lungo la via.
O Mario Cambi, nessuno saprà mai il mistero della tua fine. Tu sei morto come un soldato lanciato all'assalto, sul campo di battaglia, consapevole di ciò che affrontava, con negli occhi e nella mente un superbo sogno di vittoria. I tuoi cari e noi piangiamo la tua giovinezza che non ritorna, ma essi e noi siamo sicuri che i tuoi occhi luminosi che qui si chiusero, si riaprirono altrove, poichè in noi è più che mai alta la fede, innata e mai spenta, la quale oltre i confini della terra vede e sa il mistero che non può essere qui mistero di morte senz'essere altrove ad un tempo mistero di vita; così quando la sera, dopo gli ultimi mesti bagliori, la notte avvolge un emisfero nel suo silenzio solenne, spunta altrove il raggio mattutino; nè il giorno sarebbe se la notte non fosse.
Se tutte le tue speranze, o Mario, svanirono in un giorno, in una notte breve; se i tuoi sogni più belli, i sogni più arditi della tua giovinezza buona, passarono con fremito d'ali, sicuro e lieve, ripiegando nell'ombra lassù, sulle più alte vette del Gigante, qualche cosa aleggia ancora del tuo spirito, e quando noi ci soffermeremo, durante le ascese, nel rifugio o nelle soste, tra la pace ed il silenzio della montagna, in una notte lunare, certo penseremo a te ed al tuo compagno, ed allora ci parrà di avervi ancora vicini, invisibili ma presenti, sempre.
Addio, Mario Cambi, per noi tuoi compagni che ti amiamo e ti ricordiamo, tu non ci sei stato forse mai così presente, e me dal giorno che ci lasciasti.
Ti precede e ti circonda una gran luce, quella che avvolge della sua luminosità maravigliosa tutte le più alte audacie, e in questa luce gli occhi tuoi si riaprono, in questa luce tu alzi il volto tuo, non disfatto, ma bello e fiorente come una volta e sorridi ai tuoi cari, come per dire: son qui con voi sempre.
In questa luce noi ti vediamo oggi, o compagno: in questa luce la mamma rivedrà il figlio suo.
Addio, Mario!

Seguì, a nome dei Ferrovieri Fascisti il Cav. Gabriele De Santis, che disse:

Io ti saluto o muto cuore di Mario.
Restituito alla tenerezza sospirosa ed anelante del cuore paterno, tu sei sceso dalle nevose e conquistate vette del Gran Sasso sotto questo cielo di primavera colmo di dolcezza e di profumi. Quanti hanno cuor gentile e sentimento di ammirazione per lo sfortunato valore e per l'ardimento dei caratteri adamantini e puri, hanno sino ad oggi sospirato la gioia di poter deporre sopra la tua gelida fronte il bacio fraterno, pieno di solidarietà e di ammirazione! Ma se per un istante il nostro pensiero e la nostra immaginativa tutto obliando rievoca a se dinanzi il poema di ardire, di valore e di morte in cui la tua giovinezza è caduta avvinta da un fatale e imprevedibile destino con quella del tuo diletto amico Paolo, allora sentiamo in noi che la parola è una pallida eco della verità profondamente sentita ma inadeguatamente manifestata. Mai come dinanzi alla subblime poesia che avvolge la tua morte, abbiamo sentito la profonda ed umana verità che amore e morte furono insieme generati. Amore del bello, amore dell'aspra poesia delle montagne di trasse al fatale destino.
Spirito di Titano in virginee forme, al cospetto del tuo valore, ammirati del tuo coraggio, pieni gli occhi e il cuore di lagrime per la tua fine innanzi sera, per il rammarico del tuo chiaro ingegno perduto, noi Ferrovieri Fascisti ci inchiniamo baciando le tue spoglie mortali.

Indi, il comm. Iacobucci, presidente della Sez. di Aquila del C. A. I. rievocò con belle parole la figura del giovine alpinista scomparso recando a lui il commosso saluto dei compagni aquilani.
Dopo la salma si avviò verso la stazione Ferroviaria ed il corteo si sciolse.
L'Italia Centrale sente il dovere di deporre sulla tomba del giovine Cambi, così presto aperta, il fiore del ricordo che sopravvive alle audaci imprese, anche se sfortunate.

* * *


Lunedì scorso, dopo più di due mesi di permanenza a Pietracamela, per le ricerche del corpo del povero Cambi, sono passati per Teramo i cinquanta Alpini del 3. Reggimento al comando del Capitano Mulattieri e del Tenente Silvestri.
Gran parte della cortese ed ospitalissima popolazione di Pietracamela volle rendere omaggio alle fiamme verdi, accompagnando per più chilometri gli Alpini in marcia verso Ponte Arno. Giunti a Teramo gli Alpini furono ricevuti nella sola Comunale da Autorità civili e militari.
A sera, con pensiero squisitamente gentile il proprietario del Teatro Apollo sig. E. Triozzi, concedeva l'ingresso gratuito a tutta la truppa.
Anche le sale del Casino Teramano vennero aperte agli ufficiali degli Alpini per una cena offerta loro da molti soci della sezione di Teramo del Club Alpino Italiano, a nome della quale il Dott. Gerardo Ferrare porse il più deferente e grato saluto. A lui si associò il Segretario Fedele [Federale ?] di Teramo comm. Adolfo Pirocchi. ad essi risposero il Capitano Mulattieri ed il Colonnello Vergani, ringraziando delle affettuose accoglienze prodigate ai baldi Alpini da Pietracamela e da Teramo.
A sera gli Alpini sono ripartiti per il Piemonte salutati da una gran folla ed accompagnati dalla maggiore simpatia e dal migliore affetto delle popolazioni abruzzesi.