IL GRAN SASSO HA RESTITUITO LA SALMA DI MARIO CAMBI - Dopo due mesi e mezzo di ansie e di trepidazioni, di speranze e di delusioni, di lavoro febbrile e di ricerche affannose, finalmente la montagna ha restituito la salma di Mario Cambi. Cinquanta alpini al comando del Capitano Mulattieri e del Tenente Silvestri, sedici militi forestali e numerosi cittadini di Pietracamela hanno quotidianamente battuto tutto il tragico itinerario Campo Pericoli, Val Maone, Valle Rio d'Arno e la mattina del 25 aprile una pattuglia di alpini e di Aquilotti rinveniva il cadavere sulla riva del Rio d'Arno a circa un chilometro e mezzo dal luogo ove fu trovato Paolo Emilio Cichetti. Mario Cambi era adagiato fra la neve e l'acqua del fiume in posizione di riposo, come se dormisse, sotto il capo martoriato aveva a guisa di cuscino il maglione del suo compagno di sventura, attorno al corpo era legato un capo della corda che l'aveva avvinto all'amico nella dolorosa discesa, accanto a lui il suo sacco da montagna. Gli alpini provvidero immediatamente ad avvertire della scoperta e composero pietosamente la salma costruendole intorno un recinto di blocchi di neve compressa attorno a cui montarono devotamente la guardia essi ed i militi forestali. Il trasporto della salma ha dato luogo a manifestazioni grandiose e commoventi. Il padre, uomo d'eccezionale forza d'animo, la sorella, hanno voluto salire fin sul posto del rinvenimento per rivedere ed abbracciare per l'ultima volta le amate spoglie; con loro, simbolo sublime di solidarietà nel dolore, si sono spinti fin lassù i genitori del compianto Cichetti; insieme con essi altri parenti, autorità e rappresentanze. Il nostro Presidente Avv. Jacobucci, con i membri del Consiglio Direttivo De Thomasis e d'Armi ed i soci Polistina, Razzeto e Seritti, raggiunta Assergi in automobile, rifacevano in mesto pellegrinaggio buona parte del tragico itinerario percorso dai due scomparsi nel febbraio. Toccato, non senza difficoltà, a causa della neve gelatissima, il Passo Portella m. 2256, in sci per Campo Pericoli, Val Maone e Val Rio d'Arno ancora ripiene di metri di neve scendevano sul posto dopo una marcia di circa sei ore. Essi recavano l'omaggio devoto ed affettuoso della sezione cui il defunto Cambi apparteneva e volevano deporre sulle spoglie del fratello di fede l'ultimo bacio e pochi fiori che lo seguissero nella tomba. I nostri fiori e quelli che, con pietoso pensiero, gli alpini avevano raccolto sulla montagna, furono chiusi per sempre nella bara suggellata. Si iniziò quindi la lenta discesa verso il paese. Gli alpini ed i militi forestali si alternavano nel duro ed onorifico compito del trasporto della bara, procedendo lentamente, prima fra la neve e poi nel fango del sentiero. Una sosta commovente fu fatta dal corteo nel luogo ove cadde Paolo Emilio Cichetti segnalato, come quella ove morì Cambi, da una rozza croce costruita dagli alpini. Tutti i componenti si inginocchiarono religiosamente, indi la marcia dolorosa ricominciò. A Pietracamela tutta la popolazione era ad attendere, tutti i fiori dei campi furono gettati sulla salma, tutte le lagrime di cui erano capaci gli occhi vivaci delle donne furono versati, ed anche gli occhi buoni ed espressivi di quei forti montanari, esempio ammirevole di animo forte e gentile, luccicarono, mentre il feretro veniva deposto nella semplice chiesetta all'ingresso del paese. Successivamente si riformava il corteo con tutte le Associazioni del paese e si scendeva verso la Chiesa Madre ove fu impartita la solenne benedizione; indi sulla Piazza il Cav. Paolone, Commissario Prefettizio di Pietracamela, portava il saluto deferente della popolazione; gli seguiva il Dott. Sivitilli che, con alata parola, come sempre, tessè l'elogio della vittima rievocandone l'ardimento e la bontà e salutandolo a nome degli Aquilotti del Gran Sasso, parlò quindi un rappresentante della sezione di Teramo del C.A.I. ed infine, fra le lagrime, il nostro Presidente che volle riunire in una stessa commossa commemorazione i tre amici inseparabili, valorosi compagni di cordata, Cambi, Cichetti e
Fortunati, tutti scomparsi valorosamente nella titanica lotta con la montagna. E la discesa continuò verso la Valle del Vomano mentre tutti i fiori che si incontravano nel percorso fra i cespugli e sull'erba venivano raccolti e conservati per la bara. A Ponte d'Arno sulla strada rotabile Aquila-Teramo attendevano camions e autovetture per recarsi a Teramo. Colà, malgrado l'ora tarda ed il forte ritardo sull'orario previsto, una folla imponente, parecchie migliaia di persone, volle recare l'ultimo omaggio al valoroso caduto. Un corteo interminabile, col gonfalone del Municipio, tutte le Associazioni cittadine ed una folta schiera di soci della locale sezione del Club Alpino attraversò la città fra due ali di popolo reverente e commosso; nella penombra delle strade, al chiarore di enorme candele portate con grandi candelabri ai lati del corteo, la scena era veramente suggestiva e contribuiva ad acuire ancora più il palpito dei cuori e lo strazio delle anime. |