Bologna, 15/9/1914
Carissimo ex-Pancrazio!
le notizia che mi mandi è molto simpatica. Speriamo che si avveri: sai quanto sono scettico, per per il momento e per gli uomini. Io ne scrivo subito a Farinelli. Voglio sperare che la mia persona non sia di nocumento al tuo destino. Dopo che ho fatto tanto per darti un libretto e (lo sappiamo!) un bel libretto, non vorrei che il mio carattere (che è poi, lasciamelo dire, la mia rettitudine) nuocesse alla conclusione finale del nostro sogno.
Dillo pure al Reggiani, e Sonzogno: io mi curerò della messa in scena del lavoro; senza nervosità, senza scatti; penserò soltanto ad esserti il più utile possibile. E se ci faranno questa bella azione di aiutarci finalmente, con saldo coraggio, a portare alla ribalta il lavoro, io piegherò la testa, fino all'inverosimile, sino a scordarmi le mie personali querele, sino a dichiarare che è pontefice in Roma Leone XIII, e che fiorisce in Europa la più aurea età di pace e di fratellanza.
Io sono qui che scrivo il mio [parola non comprensibile] schifo (leggi: libretto). Sono calmo e sto bene; nè credo tornerò in Milano, per ora. Ad ogni modo, avvisami di tutto.
La ferita "Dorclèe" va rimarginandosi; ma guai se ci penso!
Saluto te e gli amici, con tutto l'affetto.
Auguri ancora, tuo
Zangarini
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