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Indice del numero speciale dedicato a Primo Riccitelli nel decennale della morte

MAESTRO E PROTETTORE AFFETTUOSO

Pesaro 1896. Pietro Mascagni è Direttore del Liceo Musicale "Rossini" di Pesaro quando, una mattina, gli si presenta un vecchio prete di campagna, accompagnato da un giovane dal viso così bruno che sembra abbronzato e dagli occhi vivacissimi. Il prete (che è don Emidio Riccitelli - zio di Primo - che all'altezza dell'ingegno univa una grandezza d'animo non comune, spiega, con la più grande naturalezza di questo mondo, che è venuto apposta da Bellante per far iscrivere il nipote, che ha ormai ventun'anni, al Liceo Musicale. Sa che Primo ha superato i limiti di età, ma è sicuro che il nipote - se verrà ammesso - diventerà qualcuno. Racconta poi a Mascagni come Primo, da solo - aveva poco più di dieci anni avesse fatto in Seminario, su una grammatichetta Sonzogno, la conoscenza delle note musicali (anzi, sul banco della scuola, si era disegnato una tastiera muta rischiando di essere bocciato in tutte le materie) e, in Seminario, aveva composto anche una "Messa" ed innumerevoli romanze. Gli aveva anche comprato una spinetta che gli era costata ben sessanta lire, ma era ora, ormai, che il nipote, che era scappato dal Seminario con l'aiuto del fratello Antonio, spiccasse il volo da Bellante, predestinato com'era a grandi cose. Ed era stato lui, vecchio prete di campagna, che si può dire, non era mai uscito dalla sua parrocchia, che si era offerto di accompagnarlo dal celeberrimo autore di "Cavalleria", affinché lo sentisse e lo ammettesse nella sua scuola.
E Mascagni l'aveva ammesso al primo corso di armonia (dove gli fu condiscepolo carissimo Riccardo Zandonai); e gli sarà poi sempre, da allora, padre e protettore affettuosissimo. Lo presenterà, anni dopo, a Renzo Sonzogno e ad Augusto Laganà, consigliere della Società del Lirico, e si interesserà sempre al suo allievo del cui alto ingegno non perderà mai la fiducia. La bellissima lettera di esortazione e di auguri, scritta dal Maestro a Primo Riccitelli dopo la prima de "I Compagnacci", è "lode stupenda, profezia lietissima, monito affettuoso".