Opere di letteratura italiana e straniera |
Costui nella sua giovinezza essendo discepolo d'uno che avea nome Tafo dipintore, e la notte stando con lui in una medesima casa, e in una camera a muro soprammattone allato alla sua; e com'è d'usanza de' maestri dipintori chiamare i discepoli, spezialmente di verno, quando sono le gran notti, in sul mattutino a dipignere; ed essendo durata questa consuetudine un mezzo verno, che Tafo avea chiamato continuo Bonamico a fare la veglia, a Benamico cominciò a rincrescere questa faccenda, come a uomo che averebbe voluto più presto dormire che dipignere; e pensò di trovare via e modo che ciò non avesse a seguire; e considerando che Tafe era attempato, s'avvisò con una sottile beffa levarlo da questo chiamare della notte, e che lo lasciasse dormire. Di che un giorno se n'andò in una volta poco spazzata, là dove prese circa a trenta scarafaggi; e trovato modo d'avere certe agora sottili e piccole, e ancora certe candeluzze di cera, nella camera sua in una piccola cassettina l'ebbe condotte; e aspettando fra l'altre una notte che Tafo cominciassi a svegliarsi per chiamarlo, come l'ebbe sentito che in sul letto si recava a sedere, ed egli trovava a uno a uno gli scarafaggi, ficcando li spilletti su le loro reni e su quelli le candeluzze acconciando accese, gli mettea fuori della fessura dell'uscio suo, mandandoli per la camera di Tafo.
Come Tafo comincia a vedere il primo, e seguendo gli altri co' lumi per tutta la camera, cominciò a tremare come verga, e fasciatesi col copertoio il viso, che quasi poco vedea, se non per l'un occhio, si raccomandava a Dio dicendo la intemerata e' salmi penitenziali: e così insino a dì stava in timore credendo veramente che questi fossono demoni dell'inferno. Levandosi poi mezzo aombrato, chiamava Bonamico, dicendo: - Hai tu veduto stanotte quel che io? |