(Da Il Novellino, XLV)
SABADINO DEGLI ARIENTI
IL FRATE E IL GATTO
Guglielmone da Parma se fa frate da San Baxilio e, per non avere pazienzia de mangiare cum le gatte, esce furiosamente de la religione.
M
AGNIFICI gentilomini e voi umanissime donne, el non è troppo tempo che uno già nostro fantepiè, Guglielmone da Parma nominato, se fece religioso ne la devota observanzia del San Basilio fuori de la porta de San Mamo, dove fu chiamato frate Guglielmo. Ed, essendo stato circa tre mesi in la religione, un giorno li frati, avendo fatto cum buono casio de' càuli, ed essendo esso a mensa, li venne uno gatto nero, che vòlse porre l'artiglia ne la scudella per torli un pezzo de casio che gli era dentro. Il che despiacendo un puoco a frate Guglielmone, ch'era un buono devoratore, cum tempesta li dette e cazòllo via, dicendo: - Gatti, gatti! - El priore, vedendo l'acto e parendoli che frate Guglielmo non l'avesse cum umilità caciato via, come se rechede a religiosi, li dixe: - Frate Guglielmo, un'altra volta cazzate via li gatti cum più umanità che non aveti facto a questa volta. - Ben, patre - rispose lui: - io el farò. - E cusì, stando un pochetto, el gatto retornò de novo e fece el medesimo assalto ad un altro pecio di casio, ch'avea pure nella scudella. Frate Guglielmo, avendose già dimenticato l'admonizione del priore, per la paura ebbe ch'el gatto non li tolesse la parte sua, non solamente el caciò via cum parole, ma li dette de le mano cum tanta furia nel pecto, che, insieme cum li bichieri e 'l boccale del vino, el gettò in terra. Il priore, vedendo questo, dixe: - Oimè! frate Guglielmo, ma voi sieti troppo superbo: voi dovresti caciare modestamente e cum carità via il gatto, essendo ancora lui animale, come voi, da Dio creato, benché sia inrazionale, e vui religioso, ne li quali sapeti quanto sta bene l'umiltà. L'avete cazato via non altrimenti che si fosti uno soldato. Guardative da mò inanti da la superbia, peccato nefandissimo, el quale, stando male in ogni persona, specialmente ne' religiosi par che troppo disconvenga. - Ben - rispose frate Guglielmone, levandose un poco da sedere e col capo prestandoli debita reverenzia, - io el farò un'altra fiata. Patre mio, perdonatime, ché ne dico "mia colpa". - Da poi, postose giuso a mangiare, e tollendo il pecio del casio avea nella scudella e volendo pore sopra el tagliero per tagliarlo, non si presto l'ebbe preso cum le dita, ch'el parve che il gatto, spinto da lo occulto inimico, traesse le acute artiglie e prendesse il casio insieme cum la mano, la quale ferette in modo, che, sentendo l'ambascia fin al core, frate Guglielmo preso in tutto la pazienzia e la umilitade, dicendo forte: - Gatti, gatti, via, al nome del gran diavolo! - menando tuttavia la mano per doglia, che insanguinava. El priore, vedendo la iracundia e impazienzia sua e la oblivione de la prima e secunda monizione che gli avea facto, dixe agli altri frate: - Presto, presto! pigliate quel gatto e costui insieme, ch'io voglio mangi in terra seco nella scudella. - Posto adunque frate Guglielmo incontinenti in terra, nel megio del refetorio, a sedere, e cum il suo minestro davanti, e factogli tenere el muso del gatto ed il suo in uno medesimo tempo dentro de la scudella; dixe el priore: - Or mangiate, frate Guglielmo, che pro' ve fazza; ché non voglio darve al presente altra penitenzia che la compagnia de questo animale - . Di che voltandose subito el stomaco a frate Guglielmo, e infiamatosi de ira e furore, si levò presto in piedi dritto, e, dando cum uno piede nella scudella e cum l'altro nel gatto, altamente dixe: - Deh! pota de mia madre, da poi ch'el me conviene avere pazienzia che le gatte me furano la parte mia e poi mangino meco in la scudella! Vui séte una brigata, che predicate la carità e tenete il culo in chiasso. Io non ho mai lecto né inteso che San Basilio volesse li gatti e li cani a tagliero seco; ché bisogna far queste straniezze? E pur me levo cusì bene a mattutino come voi, gaglioffi e poltroni che vui séti! Datime li mei panni presto, ché più non ce voglio stare! - tirandose superbamente indrieto e cum venenoso guardo minaciando el priore e li frati. Il priore, vedendo la insolezia sua e temendo de pegio, comandò che fusseno chiuse le porte del monasterio e subi
to pigliato frate Guglielmo. Audendo questo, presto se cavò li zocoli e, traendone uno cum furia verso li frati, tutti li spaventò, fugendoli denanti, come se fosse stato el diavolo. E lui, non adimandando più li suoi panni, dentro da la terra, in casa de' Taramazi (dove ora ereditariamente dimora ser Zoanne Maria Gambalunga, nostro egregio causidico e degno citadino), per il migliore, del monasterio se ne fugette, lassando li frati pieni de paura e de dispiacere, dubitando loro assai che Guglielmone non manifestasse qualche suo mancamento, ancora che vivano cum tanta prudenzia, virtù e sanctimonia, che male se potesse la sua bona fama maculare.
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