D'un X farotti un Y, ch'a sesta
Non si farebbe più bello a fatica;
E traggone ogni carta, e poi con questa
Raccordo l'alfabeto e la rubrica,
E scambieréti, e non vedresti come,
Il titol, la coverta e 'l segno e 'l nome.
I sacramenti falsi e gli spergiuri
Mi sdrucciolan giù proprio per la bocca;
Come i fichi sampier, que' ben maturi,
O le lasagne, o qualche cosa sciocca:
Né vo' che tu credessi ch'io mi curi
Contro a questo o colui: zara a chi tocca!
Ed ho commesso già scompiglio e scandalo,
Che mai non s'è poi ravviato il bandolo.
Sempre le brighe compero a contanti:
Bestemmiator non vi fo ignun divario
Di bestemmiar più omini che santi,
E tutti appunto gli ho in sul calendario:
Delle bugie nessun non se ne vanti,
Ché ciò ch'io dico fia sempre il contrario:
Vorrei veder più foco, ch'acqua o terra,
E 'l mondo e 'l cielo in peste e 'n fame e 'a guerra.
E carità, limosina o digiuno,
O orazion non creder ch'io ne faccia;
Per non parer provàno, chieggio a ognuno,
E sempre dico cosa che dispiaccia;
Superbo, invidioso ed importuno.
Questo si scrisse nella prima faccia:
Che i peccati mortal meco eran tutti,
E gli altri vizi scellerati e brutti.
Tanto è ch'io posso andar per tutto 'l mondo
Col cappello in su gli occhi com'io voglio:
Com'una schianceria son netto e mondo:
Dovunque i' vo, lasciarvi il segno soglio,
Come fa la lumaca, e nol nascondo;
E muto fede e legge, amici e scoglio,
Di terra in terra, com'io veggo o truovo,
Però ch'io fu' cattivo insin nell'uovo.
Io t'ho lasciato in drieto un gran capitolo
Di mille altri peccati in guazzabuglio;
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