E possa penetrar nel suo secreto.
Credeano che da lor si fosse tolto
Per gire a Roma, e gito era a Corneto.
Ch'amor sia del mal causa ognun s'avvisa;
Ma non è già chi dir sappia in che guisa.
Estimasi il fratel che dolor abbia
D'aver la moglie sua sola lasciata:
E pel contrario duolsi egli ed arrabbia
Che rimasa era troppo accompagnata.
Con fronte crespa e con gonfiate labbia
Sta l'infelice, e sol la terra guata.
Fausto, ch'a confortano usa ogni prova,
Perché non sa la causa, poco giova.
Di contrario liquor la piaga gli unge,
E dove tor dovria, gli accresce doglie;
Dove dovria saldar, più l'apre e punge:
Questo gli fa col ricondar la moglie.
Né posa di né notte: il sonno lunge
Fugge col gusto, e mai non si raccoglie;
E la faccia, che dianzi era si bella,
Si cangia sì, che più non sembra quella.
Par che gli occhi si ascondan nella testa;
Cresciuto il naso par nel viso scarno:
Della beltà si poca gli ne resta,
Che ne potrà far paragone indarno.
Col duol venne una febbre sì molesta,
Che lo fe' soggiornar all'Arbia e all'Arno:
E se di bello avea serbata cosa,
Tosto restò come al Sol còlta rosa.
Oltre ch'a Fausto incresca del fratello,
Che veggia a simil termine condutto,
Via più gl'incresce che bugiardo a quello
Principe, a chi lodollo, parrà in tutto.
Mostrar di tutti gli uomini il più bello
Gli avea promesso, e mostrerò il più brutto.
Ma pur continuando la sua via,
Seco lo trasse alfin dentro a Pavia.
Già non vuol che lo vegga il re improvviso,
Per non mostrarsi di giudicio privo:
Ma per lettere innanzi gli dà avviso,
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