Caduta era la notte in quello errore;
E seguitò, senza dir cosa finta,
Come tra lor con speme si condusse,
Ch'ambi credesson che 'l compagno fusse.
Il re e Giocondo si guardano in viso,
Di maraviglia e di stupor confusi:
Né d'aver anco udito lor fu avviso,
Ch'altri duo fusson mai così delusi:
Poi scoppiano ugualmente in tanto riso,
Che, con la bocca aperta e gli occhi chiusi,
Potendo a pena il fiato aver del petto,
Addietro si lasciar cader sul letto.
Poi ch'ebbon tanto riso, che dolere
Se ne sentiano il petto e pianger gli occhi,
Disson tra lor: Come potremo avere
Guardia, che la moglier non ne l'accocchi,
Se non giova tra duo questa tenere,
E stretta sì, che l'uno e l'altro tocchi?
Se più che crini avesse occhi il marito,
Non potria far che non fosse tradito.
Provate mille abbiamo, e tutte belle;
Né di tante una è ancor che ne contraste.
Se proviam l'altre, fian simili anch'elle;
Ma per ultima prova costei baste.
Dunque possiamo creder che più febbe
Non sien le nostre, o men dell'altre caste:
E se son come tutte l'altre sono,
Che torniamo a godercile fia buono.
Conchiuso ch'ebbon questo, chiamar féro
Per Fiammetta medesima il suo amante;
E in presenza di molti gli la diero
Per moglie, e dote che gli fu bastante.
Poi montaro a cavallo, e il lor sentiero,
Ch'era a Ponente, volsero a Levante;
Ed alle mogli lor se ne tornano,
Di che affanno mai più non si pigliano.
(Dall'Orlando Furioso: canto XXVIII, ottave 4-72)
ANONIMO
ISTORIA DI DUE NOBILISSIMI AMANTI
OTTINELLO E GIULIA
O
vero e giusto sommo Redentore
Governator di tutto l'universo,
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