Adorna di bellezze il suo bel viso,
Discesa par dal sommo paradiso.
Tanto quello scudier glie la laudava
Che Ottinello si fu innamorato:
Giorno e notte mai altro non pensava
Che modo e che partito aver trovato
Posser aver quel che desiderava,
Di rimirar quel viso angelicato;
Ma per la inimistà sì aspra e forte
Nessuno osava uscir fuor delle porte.
Venne per questo sì malinconoso
Pallido, smorto e senza alcun colore:
Soletto stava in camera doglioso,
Era cagione il traditor d'Amore.
E dì e notte sempre sta pensoso;
La crudel fiamma gli bruciava il core:
Con lagrime, suspiri e gran lamento
Stavasi quasi come un corpo spento.
Piangendo: Ah crudo Amor, così dicia,
Come consenti tanta crudeltade?
Vedi che mi consumo notte e dia:
O Dea Venus, abbi di me pietade!
In el suo core un gran pensier facia
Partirsi ascoso da quella cittade.
E come disperato fu partito,
Non sapendo nessun dove sia gito.
Il padre in quelle parti fe' cercare
Mandando messi per ogni contrada;
E mai nessuno lo poté trovare,
Perché del camminar non stette a bada:
Per questo si voleva disperare.
In ver Cicilia lui prese la strada;
Cinque anni in quelle parti dimoroe,
Dipoi indietro a Capua tornoe.
In la sua corte il signor Captano
Per suo scudiero l'ebbe ricevuto;
In quella corte da nessun pagano
Ottinello non era conosciuto.
Il giovinetto con la sua degna mano
Serviva innanzi al principe saputo
Con due coltelli con gran reverenzia;
Da ciaschedun avia benivolenzia.
Più e più mesi quel nobil servente
Servì a tavola al signor nominato:
Maravigliar facea tutta la gente,
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