Rimase quasi com' da sé diviso.
Ma, quando il spirto in sé ebbe sentuto,
Rispose a quell'ornato e fresco giglio:
Gentil signora, per ciò sono venuto
Per rimirar il tuo viso vermiglio.
Nessun non credo m'abbia cognosciuto;
Sappiate che del principe son figlio
Di Salerno: mio padre è Ottaviano:
Condutto sono nelle vostre mano.
Inginocchiossi innanti alla donzella;
Di punto in punto ogni cosa narròe,
Sì come lo scudier con sua favella
Fu la cagion che lui s'innamoròe
Di lei, ornata, pellegrina e bella:
Sentendola nomar, così contòe,
Da un suo scudier che si era fuggito,
Che lungo tempo a lei avea servito.
La giovinetta lo guardava in viso,
Vedealo sì onesto e grazioso:
Impallidito il fior del paradiso
Lo prese per la man, levollo soso.
Con uno sguardo e con un dolce riso
Disse: Vo' che tu sie il mio amoroso:
Ma prima che di qui noi ci partiamo,
Vo' che l'un l'altro la fede ci diamo.
Così la fé l'un l'altro s'ebbon dato
Di non tòr altra moglie né marito,
Et in fra loro ebbon deliberato
Pigliar conclusion d'altro partito:
Partirsi ciaschedun cheto e celato,
Tanto che da nessun non sian sentito;
Et ebbiono ordinato al lor cammino
Partirsi innanti il suon di mattutino.
Giulia bella all'ora deputata
Andò alla cassa ov'era un gran tesoro;
Di gioie e perle fe' gran ragunata:
Quaranta mila e più talenti d'oro!
Andò alla posta dove era aspettata,
Come ordinato aveano in fra di loro.
E camminoron per boschi e diserti
Li doi amanti singolari e spenti.
Venuto il giorno chiaro e rilucente,
La principessa già tutta smarrita
Giulia fe' chiamar per un servente:
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