NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     Lasciato adunque il dormire da questa ora a chi lo vuole e il trastullo del giuoco a chi piace, seguitaremo del novellare la solita nostra costuma. E poi che a me tocca il dire, vi narrerò un pietoso accidente, che intesi non è troppo esser accaduto in Normandia. E ben che molti altri n'abbia per le mani, nondimeno piacemi dirvi questo, il quale essendo stato detto dal personaggio che si sa, si deve creder esser vero. Dicolo anco a ciò che possiate vedere a quanti perigliosi errori ne trasporti il governarsi senza ragione. Il che ancora che in tutte le cose si veggia generalmente avvenire, avviene egli molto più spesso ne le cose ove amore impera: dico "amore" parlando secondo il commun uso, a ciò non dica "abuso". Io non dubito punto che amore non sia cosa santa, divina e a noi mortali necessaria, imperò che se non fosse amore, sarebbe la vita nostra come il cielo senza stelle e sole. Che da amore tutti i beni procedino, tutte le vertù naschino, tutti i buon costumi s'informino, e che sia nel vero il dolcissimo condimento de la vita umana, cui senza ogni cosa sarebbe insipida e senza piacere o gioia alcuna, chi dubita o non lo crede, cotestui va cercando la candidezza ne la neve ed il calore in mezzo il fuoco. E se par talora che da amore nascano liti, differenze, discordie, nemicizie, travagli, morti e altri innoverabili mali, nasce perché noi altri, legati i piedi e le mani a la ragione, diamo, abbagliati da caduco e fugace piacere, il freno de l'azioni nostre in mano a l'appetito e quello seguitiamo per torte e scabrose vie, né sappiamo discernere il sentiero de l'amore da quello de la voglia e del senso, onde andiamo in mille precipizii. Ma io non cominciai a parlare per entrar ne le disputazioni e scole dei filosofanti, e volervi oggi mostrare qual il vero Amore figliuolo de la celeste Venere e qual sia il falso Cupido nasciuto da la terrestre, ché altro luogo ed altro tempo a questo bisogneria.


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