NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     Ferma, viator, il passo: io son colei
     che credendo il consorte aver a lato,
     un altro v'ebbi, ond'hommi soffocato,
     e meco il figlio a caso, oimè perdei.
     Il mio fratello a questi avvisi rei
     contra il marito mio si mosse armato,
     pensando l'omicida ei fosse stato,
     che non sapeva ancor i casi miei.
     Come l'incontra, il fere a l'improviso;
     quel si diffende e 'l prega e molce e dice:
     - A me, cognato, questo perché fai? -
     ma risposta da quello non elice,
     onde il fratello al fin rimase anciso.
     E s'or non piangi, quando piangerai?

     Fu poi giudicato per via di giustizia diligentissimamente il fatto processo sui commessi omiciddi, e ritrovatosi il barone non aver colpa, fu dal cancegliero d'Alenzone con autorità regale giuridicamente assoluto. Vedete ora, pietose donne, costumati giovini e voi tutti gentiluomini che qui secondo la usanza nostra sete adunati, a che miseranda fine inducesse il disonesto appetito d'un poco pensato uomo queste tre persone, e a che rischio anco ponesse il barone, che così poteva esser anciso come egli il cognato svenò. E se per sorte esso frate era dal barone incontrato, vi so dire che egli averebbe, come dicono i manuali, avuto le sue a colma misura, e penso che mai più non ingannava né uomo né donna. E forse non sarebbe stato male che egli avesse portata la pena che meritava e gli altri fossero restati vivi, o che almeno il cavaliero l'avesse di quella maniera concio che in Bergamasca il famoso a quei tempi capitano Bartolomeo Coleoni di sua mano conciò un prete. Io vi ho lungo tempo tenuto in ragionamento di cosa dispiacevole che impossibil è che si racconti senza compassione. Ma volendo io narran il caso com'era successo, non poteva altrimenti fare che per simil camino non vi conducessi. Ed ancor che a me stesso dispiacesse l'andarmi tanto ravvolgendo in materia così lagrimosa, nondimeno considerando il profitto che tutti ne potranno cavare, ho narrato questa istoria molto più volentieri che qualche altra che ho per le mani, per la quale forse vi averei fatto ridere senza altro male. Debbiamo adunque tutti far ogni sforzo a noi possibile, a fine che non lasciamo dentro a' nostri petti radicare queste così ardenti concupiscibili passioni e tanto sfrenate, perciò che il più de le volte se mandano altamente le radici entro a' nostri fragili cori, ne inducono poi a mille disordini e di maniera ci avviluppano il cervello che non mezzanamente convien che ci affatichiamo se vogliamo in noi ripigliar il freno dei nostri mal regolati desiderii. Perciò se farete per mio conseglio, tutti i pensier vostri e tutte le voglie fermerete a la caviglia de la ragione; il che facendo, non ci sarà periglio che l'appetito vi trasporti a far opera veruna meno che lodata. Debbiamo anca con giudizioso occhio internamente mirare con chi pratichiamo e di chi ci fidiamo, tenendo per vero e fermo il volgar proverbio: che non è ingannato se non chi si fida. Ma chi è saggio sa ottimamente far elezione di quella persona de la quale egli fidar si deve.


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