Federico Adamoli
Lo Scudo d'Abruzzo. Tra storia e sport
fasti e documenti di una competizione di motociclismo
(1935-1961)


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     Riguardo alle iscrizioni spicca l'assenza di Berardo Taraschi, il centauro teramano che, appena ventenne, aveva fatto il suo esordio nella prima edizione dello Scudo. Taraschi ha avviato la sua brillante carriera di pilota nelle gare motociclistiche di velocità (prima del passaggio all'automobilismo), nelle quali ottiene lusinghieri risultati che ne accrescono il prestigio: si ha notizia, in quest'anno, delle sue affermazioni nella gara di velocità del Circuito di Chieti (maggio) e a Taranto (novembre).
     Nella classifica finale spicca il dominio incontrastato dei motociclisti che gareggiano sulla Guzzi 500, in nome della Milizia della Strada: Aldo Rebuglio, Guido Martelli, Michele Mangione, Giuseppe Nocchi, Evaristo Scatolini, Bruno Campanelli, Ugo Prini completano il durissimo percorso giungendo ex aequo senza penalizzazioni di sorta.
     Il dominio della Milizia della Strada è stato completo, e sarebbe stato maggiore se nell'ultima tappa Armando Bruni, appartenente alla terza squadra, non si fosse ritirato a causa di un incidente stradale. Per il successo finale del Trofeo Interamnia c'è stata comunque una serrata disputa con la squadra della 83. Legione MVSN di Piacenza composta da Cavanna, Piero Cavacciuti e Soprani, che dopo un'appassionante lotta hanno ceduto solo al termine della quarta tappa, con appena tre punti di penalizzazione riportati dal giovanissimo Piero Cavacciuti, fratello minore del più celebrato Celeste. Nel dominio quasi incontrastato della Milizia della Strada si è inserita la squadra teramana del GUF composta da Giuseppe D'Antonio (su Ariel 500), Ubaldo Di Gioacchino (su Mas 350) e Alfonso Valentini (su Ariel 500) cui ha nuociuto l'inesperienza ed il ritiro di Di Gioacchino nell'ultima tappa.