Stai consultando: 'Della Storia di Teramo. Dialoghi sette', Mutio deì Mutij

   

Pagina (263/417)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (263/417)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Della Storia di Teramo.
Dialoghi sette
Mutio deì Mutij
Tip. del Corriere Abruzzese, 1893, pagine 356

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
Si ringrazia Fausto Eugeni per aver messo
a disposizione la copia del volume.

[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   t-i
   in Vicovaro a parlamento col Papa, che similmente temeva della venuta del Re, e datosi l'animo l'un l'altro, fe alcuni preparamenti in Apruzzo. Ma perchè Carlo entrò in Italia, e poi nel Regno con gran prosperità, ed egli conoscendosi inferiore di forze, ed assai per la sua Aera natura, e per il suo antico procedere da popoli odiato, si deliberò rinunciare il Regno a Ferrandino suo figliolo, giovane di ventiquattro anni, già giurato duca di Calabria, e successore del Regno. Onde il dì 22 di gennaro 1495 ritiratosi con lui in castello dell'Uovo alla presenza di molti signori dopo alcune altre parole, così disse: Prendi adunque, fìgliol caro, l'insegne reale, la corona d'oro, e Io scettro d'avorio, le quali cose, siccome a me per volontà di Dio non è stato lecito lungamente tenere, così meritamente si convengono a questa si grande speranza, e virtù tua. Tu ti farai ogni giorno più illustre per Io felice successo delle cose, e ponerai il giogo ai superbi nemici, se con l'onorato esempio avrai potuto imparare da me la vera fatica della milizia. Avendo Anito di parlare Alfonso, vennero le lagrime agli occhi d'ognuno, che si trovò presente; e Ferrandino, e gii altri piansero il padre, come se fosse morto, e così con singhiozzi, e sospiri fu rogato il contratto della rinuncia, ditlata dal Fontano, che si trovò presente. L'istesso giorno Alfonso diè avviso a questa città con una lettera della sua rinuncia, che se non v'incresce, vi voglio leggere la sua copia.
   Rob. L'avrò a sommo piacere, e mi pare gran cosa, che in si gran travaglio di mente, quasi simile a quello della morte, si incordasse di scrivere a questa città.
   Giul. L'originale scritta dal Pontano si conserva nell'archivio secreto, sottoscritta dal Re, e con il regio sigillo roborata, che nelle occorrenze potute vedere.
   Rob. Vel credo, ma ora leggete la copia.
   Giul. Magnificis Viris, Universitatì, et hominibus civitatis nostre Terami fidelibus nobìs dilectis: questa è la soprascritta. Udite quello che sta dentro: Rex Sìciliae et cet. Magnìfici Viri fideles nostri dilectissimi. Declinando oramai la nostra etate ad senectutem, e per la indisposizione del corpo non possendo con le opere corporali accompagnare quelle dell'animo: praelerea, per satisfare, et ademplire al voto solennemente da nui fatto in vita della bona memoria del Re signor nostro, e padre, al quale voto non sodisfacenv

Scarica