Federico Adamoli
Paolo Emilio Tulelli. Lettere a Giannina Milli (1857-1883)


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     A Napoli Paolo Emilio Tulelli visse fino alla morte avvenuta il 27 gennaio 1884 (12) probabilmente a causa del colera (13). Pur non essendo più tornato nella sua Calabria lasciata in gioventù conservò dentro di sé un forte legame con la terra d'origine donando a Catanzaro la sua cospicua raccolta di libri (un migliaio di volumi) con la quale fu possibile istituire una biblioteca comunale che fu inaugurata nel 1889 con il nome "Onestà e Lavoro" ed oggi intitolata a Filippo De Nobili (14). Nelle disposizioni testamentarie il Tulelli si ricordò anche del paese natale lasciando a Zagarise una rendita annuale con la quale si provvedesse all'istruzione di giovani meritevoli e bisognosi (15). Al filosofo campano sono oggi intitolate una via a Zagarise e Catanzaro; qui la biblioteca De Nobili gli ha dedicato una targa nel 2010. La sua figura viene ricordata nel "Centro Studi Filosofici Paolo Emilio Tulelli" (16).

     Se il pensiero filosofico del Tulelli risulta chiaramente delineato attraverso le sue produzioni sono invece quasi assenti le notizie biografiche che consentano di delinearne un profilo più squisitamente privato. Questa dimensione intima familiare si ha modo di conoscerla parzialmente nel più che ventennale carteggio che egli ebbe con la poetessa teramana Giannina Milli (17) probabilmente conosciuta proprio a Napoli dove il sacerdote si era definitivamente stabilito intorno al 1839 e dove la poetessa improvvisatrice nel corso della sua lunga attività poetica in giro per l'Italia si esibì ben 27 volte. La Milli fu un'autentica gloria nazionale dell'Italia risorgimentale ritenuta come la maggiore rappresentante della poesia estemporanea che in quei tempi ebbe grande notorietà grazie anche alle accademie (competizioni nelle quali i poeti componevano improvvisando su determinati argomenti) (18) che si tenevano nelle varie città della penisola. La poetessa con il suo estro poetico fu una degnissima rappresentante del movimento patriottico nazionale in quanto si può affermare che il suo contributo alla causa nazionale non si esplicò solamente attraverso l'arte ma la sua fu una vera e propria militanza attiva aspetto che si deduce chiaramente dalla frequentazione di personaggi coinvolti ai più alti livelli nelle trame politiche del tempo nonché dalla sua presenza nei luoghi strategici (19).

(12) Nel saluto funebre che Francesco D'Ovidio pronunciò in nome dell'Università in memoria di Tulelli nel delinearne l'umanità sottolineò: «In otto anni che gli sono stato compagno non l'ho veduto mai irato né impermalito; non ho scorto sul suo viso una sola ruga che fosse per corruccio un solo sorriso che fosse di sarcasmo o di difetto dalla sua bocca non ho sentito alcuna parola che suonasse sdegno o recriminazione sempre sereno sempre condiscendente sempre riconoscente ad ogni più lieve cortesia giammai in atti di pretenderne alcuna. […] Dal Tulelli nessun può dire d'avere avuto un sol momento d'amarezza; e la bontà sua è attestata dalle solide e fide amicizie e anche dalla maggiore intimità sua con uomini anch'essi ammirabili e ammirati per costante mitezza». (Cfr. Il pensiero morale... op. cit. pag. 461-462)

(13) Nel discorso funebre pronunciato il 29 gennaio 1884 Pasquale Villari disse che il Tulelli fu «spento da breve quanto terribile morbo». In quell'anno il colera imperversò a Napoli.

(14) Il Tulelli lasciò queste disposizioni: «Volendo lasciare una prima testimonianza di affetto alla città di Catanzaro ove ebbi i primi semi dei mio sapere e le prime aspirazioni alla libertà della Patria Italiana lego al comune della città i miei pochi libri col fine espresso ed incondizionato di formare il primo fondo ad una biblioteca pubblica da fondarsi in loco adatto a vantaggio della gioventù studiosa e dei cultori della letteratura e della scienza».

(15) Risulta peraltro che queste disposizioni non siano mai state messe in pratica.

(16) Animatrice e presidente del centro è una pronipote del sacerdote Rita Tulelli.

(17) Nata a Teramo nel 1825 Giannina Milli (all'anagrafe Giovanna Fidalma Milli) rivelò prestissimo la sua vena poetica ed a soli sette anni si esibì per la prima volta in pubblico in un teatro di Chieti. Notata in quella occasione dal re Ferdinando II per le sue qualità fu inviata a studiare a Napoli dove visse per alcuni anni rientrando a Teramo nel 1842 a causa del colera. Proseguiti gli studi sotto la guida di Stefano De Martinis intorno ai venti anni mostrò di padroneggiare l'allora diffusa pratica della poesia estemporanea e fu incoraggiata ad esibirsi regolarmente in pubblico nelle accademie raccogliendo grandi consensi. Per la sua particolare disposizione le riusciva più facile l'improvvisazione poetica che non la composizione meditata. Nei giorni che precedevano le accademie alle quali partecipava la Milli viveva una trepidazione tale da indurla a rifiutare persino il cibo e di cadere all'indomani della recita in un profondo stato di prostrazione fisica che la costringeva a letto. Interpretò mirabilmente attraverso il suo estro poetico lo spirito risorgimentale che tramite le accademie la poetessa portò in giro per l'Italia rivelandosi un efficace strumento di propaganda politica. Lasciate le accademie dopo l'Unità d'Italia si stabilì a Firenze insieme alla famiglia anche grazie all'aiuto delle amiche che le procurarono una rendita con cui vivere tranquillamente. Famoso fu il salotto della poetessa ricercatissimo e frequentato da artisti letterati e personalità di spicco. Nel 1872 si trasferì a Roma nominata alla direzione di un istituto femminile nel quale pure insegnò. Quattro anni dopo si sposò con Ferdinando Cassone ispettore scolastico e lasciò l'attività per seguire il marito negli spostamenti come provveditore agli studi. Gli ultimi anni furono funestati da lutti e vicissitudini familiari e perse tra gli altri la madre Regina ed il marito che seguì nella tomba pochi mesi dopo a Firenze nel 1888.

(18) Considerati i tempi gli argomenti trattati nelle accademie dovevano essere autorizzati dalle pubbliche autorità.

(19) Giannina Milli per l'acceso patriottismo finiva regolarmente sotto l'occhio vigile della polizia che la sorvegliava continuamente e non mancava di intervenire quando le manifestazioni della poetessa diventavano scomode: per esempio nel 1859 a Bologna dopo avere improvvisato dei versi in memoria di Galilei nei quali venivano fatte allusioni alla situazione politica ricevette l'intimazione di allontanarsi dalla città.