A Napoli Paolo Emilio Tulelli visse fino alla morte avvenuta il 27 gennaio 1884 (12)
probabilmente a causa del colera (13). Pur non essendo più tornato nella sua Calabria lasciata in gioventù
conservò dentro di sé un forte legame con la terra d'origine
donando a Catanzaro la sua cospicua raccolta di libri (un migliaio di volumi) con la quale fu possibile istituire una biblioteca comunale
che fu inaugurata nel 1889 con il nome "Onestà e Lavoro"
ed oggi intitolata a Filippo De Nobili (14). Nelle disposizioni testamentarie il Tulelli si ricordò anche del paese natale
lasciando a Zagarise una rendita annuale con la quale si provvedesse all'istruzione di giovani meritevoli e bisognosi (15). Al filosofo campano sono oggi intitolate una via a Zagarise e Catanzaro; qui la biblioteca De Nobili gli ha dedicato una targa nel 2010. La sua figura viene ricordata nel "Centro Studi Filosofici Paolo Emilio Tulelli" (16).
Se il pensiero filosofico del Tulelli risulta chiaramente delineato attraverso le sue produzioni
sono invece quasi assenti le notizie biografiche che consentano di delinearne un profilo più squisitamente privato. Questa dimensione intima
familiare si ha modo di conoscerla parzialmente nel più che ventennale carteggio che egli ebbe con la poetessa teramana Giannina Milli (17)
probabilmente conosciuta proprio a Napoli
dove il sacerdote si era definitivamente stabilito intorno al 1839
e dove la poetessa improvvisatrice nel corso della sua lunga attività poetica in giro per l'Italia si esibì ben 27 volte. La Milli fu un'autentica gloria nazionale dell'Italia risorgimentale
ritenuta come la maggiore rappresentante della poesia estemporanea
che in quei tempi ebbe grande notorietà grazie anche alle accademie (competizioni nelle quali i poeti componevano
improvvisando
su determinati argomenti) (18) che si tenevano nelle varie città della penisola. La poetessa con il suo estro poetico fu una degnissima rappresentante del movimento patriottico nazionale
in quanto si può affermare che il suo contributo alla causa nazionale non si esplicò solamente attraverso l'arte
ma la sua fu una vera e propria militanza attiva
aspetto che si deduce chiaramente dalla frequentazione di personaggi coinvolti ai più alti livelli nelle trame politiche del tempo
nonché dalla sua presenza nei luoghi strategici (19).
(12)
Nel saluto funebre che Francesco D'Ovidio pronunciò in nome dell'Università in
memoria di Tulelli
nel delinearne l'umanità sottolineò: «In otto anni che gli
sono stato compagno non l'ho veduto mai irato né impermalito; non ho scorto sul
suo viso una sola ruga che fosse per corruccio
un solo sorriso che fosse di sarcasmo o di difetto
dalla sua bocca non ho sentito alcuna parola che suonasse sdegno o recriminazione
sempre sereno
sempre condiscendente
sempre riconoscente ad ogni più lieve cortesia
giammai in atti di pretenderne alcuna. […] Dal
Tulelli nessun può dire d'avere avuto un sol momento d'amarezza; e la bontà sua
è attestata dalle solide e fide amicizie e anche dalla maggiore intimità sua con
uomini anch'essi ammirabili e ammirati per costante mitezza». (Cfr. Il pensiero morale...
op. cit.
pag. 461-462)
(13)
Nel discorso funebre pronunciato il 29 gennaio 1884 Pasquale Villari disse che il
Tulelli fu «spento da breve quanto terribile morbo». In quell'anno il colera imperversò a Napoli.
(14)
Il Tulelli lasciò queste disposizioni: «Volendo lasciare una prima testimonianza
di affetto alla città di Catanzaro ove ebbi i primi semi dei mio sapere e le prime
aspirazioni alla libertà della Patria Italiana
lego al comune della città i miei pochi libri col fine espresso ed incondizionato di formare il primo fondo ad una biblioteca pubblica da fondarsi in loco adatto a vantaggio della gioventù studiosa e
dei cultori della letteratura e della scienza».
(15)
Risulta peraltro che queste disposizioni non siano mai state messe in pratica.
(16)
Animatrice e presidente del centro è una pronipote del sacerdote
Rita Tulelli.
(17)
Nata a Teramo nel 1825 Giannina Milli (all'anagrafe Giovanna Fidalma Milli)
rivelò prestissimo la sua vena poetica
ed a soli sette anni si esibì per la prima
volta in pubblico
in un teatro di Chieti. Notata in quella occasione dal re Ferdinando II
per le sue qualità fu inviata a studiare a Napoli dove visse per alcuni
anni
rientrando a Teramo nel 1842 a causa del colera. Proseguiti gli studi sotto
la guida di Stefano De Martinis
intorno ai venti anni mostrò di padroneggiare
l'allora diffusa pratica della poesia estemporanea
e fu incoraggiata ad esibirsi regolarmente in pubblico nelle accademie
raccogliendo grandi consensi. Per la
sua particolare disposizione
le riusciva più facile l'improvvisazione poetica che
non la composizione meditata. Nei giorni che precedevano le accademie alle quali partecipava
la Milli viveva una trepidazione tale da indurla a rifiutare persino il cibo
e di cadere all'indomani della recita in un profondo stato di prostrazione fisica che la costringeva a letto. Interpretò mirabilmente attraverso il suo
estro poetico lo spirito risorgimentale
che tramite le accademie la poetessa portò
in giro per l'Italia
rivelandosi un efficace strumento di propaganda politica. Lasciate le accademie dopo l'Unità d'Italia
si stabilì a Firenze insieme alla famiglia
anche grazie all'aiuto delle amiche che le procurarono una rendita con cui
vivere tranquillamente. Famoso fu il salotto della poetessa
ricercatissimo e frequentato da artisti
letterati e personalità di spicco. Nel 1872 si trasferì a Roma
nominata alla direzione di un istituto femminile
nel quale pure insegnò. Quattro
anni dopo si sposò con Ferdinando Cassone
ispettore scolastico
e lasciò l'attività per seguire il marito negli spostamenti come provveditore agli studi. Gli ultimi anni furono funestati da lutti e vicissitudini familiari
e perse tra gli altri la
madre Regina ed il marito
che seguì nella tomba pochi mesi dopo
a Firenze
nel
1888.
(18)
Considerati i tempi
gli argomenti trattati nelle accademie dovevano essere autorizzati dalle pubbliche autorità.
(19)
Giannina Milli per l'acceso patriottismo finiva regolarmente sotto l'occhio vigile
della polizia
che la sorvegliava continuamente e non mancava di intervenire
quando le manifestazioni della poetessa diventavano scomode: per esempio nel
1859 a Bologna dopo avere improvvisato dei versi in memoria di Galilei nei
quali venivano fatte allusioni alla situazione politica
ricevette l'intimazione di
allontanarsi dalla città.
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