Federico Adamoli
Paolo Emilio Tulelli. Lettere a Giannina Milli (1857-1883)


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     IV

     Mia carissima D. Giannina
     Rispondo alla tua del li corrente. E prima ti rendo avvisata avermi Leopoldo Dorrucci (24) fatto tenere docati dodici ch'io ho passato subito alla Dirett.e Pacileo per la pensione di Gigina di giugno e luglio.
     Ho letto con dolore la lettera che D. Rigina [sic] ha scritto al sig.r Russo intorno alla ideata traslocazione di Gigina in altro istituto e pensione. Questa idea mi sembra precipitata e per ogni riguardo ineseguibile ed io non saprei mai consigliarla. Tra i signori Russo e la Pacileo v'ha piuttosto un malinteso che altro e poi oso dire che le due parti abbiano ragione e torto insieme; ragione perché tutte e due gareggiano pel bene dei ragazzi torto perché non s'intendono fra loro. La causa vera è che per Gigina pesa molto il sistema dell'assoluta ritiratezza quale io penso che le convenga nell'assenza de' suoi genitori peso che le si accresce quante volte s'avvicinano da' Sig.r Russo; onde la Direttrice [...] vorrebbe diminuirne la frequenza e con ragione lasciando stare le previdenze delle possibili contingenze che peserebbero sopra la sua risponsabilità. Finuccio poi benché buon figlio vorrebbe esser libero; egli in verità non vorrebbe seguire la vita del mestiere innominato quindi manca alla bottega e quante volte i quattrini pesano nella sua scarsella (25) non ci va affatto... I tempi qui sono difficili e pericolosi pe' giovanotti; e Finuccio avrebbe bisogno di maggiori ristrettezze; la sua dimestichezza co' Russi l'aliena maggiormente dal suo mestiere e la musica non è il fatto suo anche per confessione del maestro di canto che gliela insegna. Per Finuccio i Sig.i Pacileo hanno ragione intiera... quindi io penso che le cose stiano così; ho parlato io all'una parte e all'altra in modo che col tempo si quieteranno l'ire.

(24) Leopoldo Dorrucci (1815-1888) sacerdote originario di Sulmona insegnò matematica e filosofia nel seminario sulmonese. Nel 1860 fu eletto deputato del regno.

(25) Nel medioevo la scarsella era una borsa di cuoio posta alla cintura nella quale veniva messo il denaro.