Federico Adamoli
Paolo Emilio Tulelli. Lettere a Giannina Milli (1857-1883)


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     Oggi è il primo dì che m'alzo di letto ove la podagra cappuccinesca m'ha inchiodato per circa dieci giorni. Mi sento sfinito e non reggo a scriver lungamente.
     Ristampando le tue poesie costà ricordati della mia preghiera. Sento prossimo il mio viaggio...
     Ho qui da un mese e mezzo mio fratello il Delegato infermo e male andato per le passate vicende. Quanti argomenti per me a star contentone!
     Se avessi forze ti parlerei della mia cattedra e del mio insegnamento universitario. Ti manderò fra breve la mia prolusione non istampata ancora per la mia indisposizione. Sono solo quasi ché in mezzo a' miei confratelli altamente mi son professato per credente in Dio ed in Cristo benché italianissimo ed amante di libertà fin dalla infanzia... O torre di Babelle! [sic] Ma per carità resti tutto ciò detto fra noi.
     Saluto la Gigiolina fatta ora certo più bella e gentile; saluta S. maestà la Regina ed Antonio. A te una stretta di mano fortissima ed affettuosa. Addio
     Di Napoli 19 dicembre 1861
     tutto tuo aff.mo
     Paolo Tulelli


     XXIII

     Mia ottima amica
     L'ultima tua mi ha costernato un poco vedendo rinascere nell'animo tuo tristi e dolorosi pensieri per l'avvenire. Ne sarà causa qualche incidente che pone ostacolo alle tue aspirazioni? Ti sei servita di tali enigmatiche parole ch'io non ho potuto vedervi chiaro. Pregoti adunque di scrivermi più chiaramente ora che non v'ha temere delle indiscretezze della polizia.
     Non ho ricevuto l'opuscolo de' tuoi versi cantati in Siena; vero si è che tuo Padre m'ha fatto leggere la sua copia. Mi è piaciuto molto il pensiero espresso in uno de' tuoi canti di non lasciare la santa missione del canto improvviso se non quando vedrai redente e posata interamente la patria.