Federico Adamoli
Paolo Emilio Tulelli. Lettere a Giannina Milli (1857-1883)


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     Per la mia Prolusione mi trovo in guerra con questi clericali i quali mi vogliono eretico e scomunicato perché amo l'unità e l'indipendenza d'Italia e perché attendo un gran Sacerdote che lungi dal contraddire vorrà un giorno benedire l'unità e l'indipendenza della Nazione. Vedi che farisei di nuovo conio più feroci di quelli che crocifissero Cristo! Quelli almeno volevano la grandezza della loro patria; i nuovi rinnegando Cristo rinnegano ancora la loro nazione!
     Ancora sono sotto alle conseguenze delle disgrazie di famiglia sofferte l'anno scorso... Io sono il martire de' miei. Il Signore mi dia forza e coraggio.
     Scrivimi cara la mia Giannina spesso e a lungo delle tue cose e delle cose di costà. Oh! quanto desidero vederti in Toscana; se il diavolo non ci metterà la coda spero di venire nel corso de' mesi estivi ed autunnali. Intanto mi ama e mi comanda. Saluto i tuoi; questi amici ti salutano io ti dò un abbraccio fraterno.
     3 marzo 1862 aff.mo dev.mo servo
     P. E. Tulelli


     XXIV

     Mia carissima Giannina

     La tua ultima lettera senza data giuntami ieri mi ha sollevato lo spirito. Il lungo silenzio da te serbato e il non aver risposto alla mia lettera mi erano segno manifesto della gran perturbazione onde era oppresso l'animo tuo e quindi la tua salute. Credimi cara Giannina ho sofferto anch'io ho sofferto e soffro pensando e ci penso spessissimo come tu in mezzo all'esterne riverenze agli applausi ed alle generali testimonianze di onore e di considerazione che meritamente ti si rendono da per ogni dove vivi deserta nel cuore e t'incontra spesso di provare i più amari disinganni della vita. Dipende questo dalla fortuna o dalla malevolenza degli uomini?... Arduo problema che io non saprei risolvere.