Federico Adamoli
Paolo Emilio Tulelli. Lettere a Giannina Milli (1857-1883)


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     Tuttavia o io m'inganno o egli è vero ch'è questo il destino delle anime elette qual'è la tua: esse o non sono intere come dovrebbero o male esse si associano a quei mezzi che riescono solo a cattivarsi gl'interessati e spesso vili affetti degli uomini. Ma l'addurre le ragioni che spiegano questi tristi fatti della vita non allevia la condizione di chi n'è la vittima. Bisogna che l'anima sofferente si sollevi a più serena e più alta ragione e si queti in colui ove è perfetta stabilità di amore e di bene e da lui confidi il proprio destino...
     Ho goduto che sia venuta a fine la medaglia fatta coniare in tuo onore dalle gentili donne milanesi. La iscrizione è bellissima. Tuo Padre mi dice che ne hai ricevute dodici in bronzo oltre a quelle in materia più pregiata. Se la mia pretenzione non ti pare superba credo che io sia uno de' dodici che possa aver diletto di averne una. Che te ne pare? Me l'attendo con sicuro ricapito come una cosa pregiata a carissima.
     Che debbo dirti delle cose di qui? Siamo ancora in qualche confusione; è questo il paese ove convengono tutti gli eccentrici ed ove si avverano tutte le contraddizioni ma pure sembra che s'incominci a farsi la luce e che il caos dia luogo alla formazione del nuovo mondo. I pochi amici co' quali sempre parlasi di te ti salutano caramente; Florio Paladini Belli Cav. di Donato de Ferraris.
     Non ti parlo di me e delle cose mie; in salute ora passabilmente: di animo non senza inquietudine per i miei pressati dalle passate vicende e da timori ed incertezze dell'avvenire. Faccia la providenza!