XXVII
Mia cara D. Giannina
Tuo Padre ha risposto subito in mia vece a quanto desideravi ch'io avessi scritto intorno alle cose di Gigina. Io ho diretto tuo Padre perché parlasse a chi di diritto per l'indennità di viaggio ed altro che occorrerebbe per la stessa
come ancora per la dilazione alla sua venuta.
Rispetto al posto vacante in S. Marcellino io non saprei che dirti. Le cose governative son misteriose e son piene di rigiri
e spesso non dipendono dalla volontà degli uomini. O mia cara Giannina
quanto la realità della vità e diversa dalla idealità! e tu che sei poetessa nata non potrai mai intendere questa sconsolante verità! Basta
pigliamoci quel che ci dà la sorte.
Sono in un momento in cui ho turbata la mente ed il cuore per le consuete vicissitudini della mia famiglia
per cui non mi so che scrivere.
Perdonami adunque e prega Dio per me.
Saluto i tuoi e mi ripeto
16 luglio 1862
tuo devotissimo amico
Paolo
XXVIII
Mia cara D. Giannina
Mille perdoni
se non ho risposto finora alla tua carissima ultima lettera. La seccatura eterna di otto ore ogni giorno all'università per gli esami della scolaresca
l'arrivo inaspettato della famiglia di mio fratello il Delegato con tre bimbe irrequiete che mi hanno messo tutto a soqquadro (ora è già partita per Formia)
la trepidazione in che noi siamo stati universalmente per i casi di Sicilia e di Calabria (41)
sono state cagioni che spiegano e scusano la mia negligenza a scriverti.
(41)
E' il riferimento ad una delle più famose spedizioni di Garibaldi. Partite dalla Sicilia e sbarcate in Calabria
le truppe garibaldine intendevano marciare alla volta di Roma
ma il 29 agosto 1862 sull'Aspromonte si scontrarono con le truppe
governative; Garibaldi rimase ferito e subì l'arresto.
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