Federico Adamoli
Paolo Emilio Tulelli. Lettere a Giannina Milli (1857-1883)


Pagina 35 di 109       

%


     Ora respiro un poco; gli esami son finiti mio fratello e famiglia partiti le cose di Sicilia e Calabria composte... Ma una tetra malinconia pesa su l'anima considerando le conseguenze che ne possono nascere... Tiriamo un velo; e siccome la Provvidenza ha salvato l'Italia da una rovina certa così è da sperare che dal male nasca il bene e chi presiede alla cosa pubblica voglia e sappia condurla a lieto e prospero fine.
     Tutti gli amici mi consigliano a non escire di Napoli in questi momenti; sì che neppure per quest'anno potrò satisfare l'antico e vivo desiderio di vedere la Toscana e l'Italia Superiore. Forse morirò e non vedrò la terra promessa!
     In questo punto ho il cuore sfruttato... mi sento freddo come un ghiacciuolo. Che posso soggiungere? Mi arresto ora; in appresso.
     La Gigina sta benone e fa bene e contenta tutti. D.a Raffaella ti ringrazia assai per la tabacchiera e più per la memoria che serbi di lei. Io ti ringrazio per la medaglia; l'ho sul tavolo per modo che t'ho sempre presente in su gli occhi e viva nel cuore. Ti saluto co' tuoi e mi ripeto. Scrivimi
     1 settembre 1862
     Paolo aff.mo


     XXIX

     Mia carissima D. Giannina
     Rompo l'indecoroso e colpevole mio lungo silenzio del quale ti chiedo scusa e perdono. A che addurre ragioni per discolparmi? Attribuiscolo a mia indolenza ad una specie di prostrazione morale a cui spesso vado soggetto e che mi rende nullo e di peso a me stesso. Tuttavia debbo dire che di questo effetto è causa la mia posizione rispetto alla mia famiglia il cui faticoso pensiero mi opprime e m'infelicita. Tu mi puoi intendere e compatire. Ma via questi lugubri pensieri.