Federico Adamoli
Paolo Emilio Tulelli. Lettere a Giannina Milli (1857-1883)


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     La presenza del Babbo e della Gigina in Napoli era per me un dolcissimo vincolo che mi legava strettamente con te lontana. Ora son rimasto gramo e diserto e mi pare che mille miglia ci dividono non tanto per la fisica lontananza quanto perché ci vedo una forte ragione di meno a sperare il tuo ritorno a queste contrade. Tutta via la speranza è l'ultima a morire e questa speranza serve d'alimento confortatrice della nostra amicizia. Ad ogni modo col pensiero e con l'affetto io sarò sempre teco e co' tuoi e tutti voi abbiatemi per vostro affezionatissimo eternamente. Resta a voi tutti il debito di non scordarvi di me e di comandarmi.
     Domani pure è il nome della Gigina. Dalle per me i buoni auguri ed un bacio paterno su la fronte. Che ella mi scriva sempre e mi comandi.
     Sono ancora sofferente benché leggermente per la gotta. Il Babbo s'è rimesso? I miei doveri con tutti e tu mi ama fratellescalmente e mi tenga per
     Tuo devotissimo servo
     Paolo Em Tulelli

     20 giugno 1866


     LII

     Mia cara Giannina
     A questi chiari di luna quando le calamità pubbliche rendono gli uomini egoisti ed incuriosi degli altri è una vera consolazione ricevere un'affettuosa lettera da mano amica e che mostra non essere dimenticato anzi ricordato ed amato. Alle cause antiche s'è aggiunta l'epidemia a renderci isolati ed afflitti. Tutto per lo meglio nel migliore de' mondi possibili!
     Tuttavia io sono fermo e sereno in mezzo alla tempesta e fido nel Signore il quale ha detto che neppure un capello ci sarà strappato senza il suo divino volere. Le condizioni familiari in cui mi trovo questa mia Perpetua di 76 anni suonati ed infermiccia da quasi due mesi mi vietano di muovermi di Napoli per ora né mi permettono d'andare a respirare più spirabile aere in campagna. Bisogna subire la posizione che ci siam fatta.