La presenza del Babbo e della Gigina in Napoli era per me un dolcissimo vincolo che mi legava strettamente con te lontana. Ora son rimasto gramo e diserto e mi pare che mille miglia ci dividono
non tanto per la fisica lontananza
quanto perché ci vedo una forte ragione di meno a sperare il tuo ritorno a queste contrade. Tutta via la speranza è l'ultima a morire
e questa speranza serve d'alimento confortatrice della nostra amicizia. Ad ogni modo col pensiero e con l'affetto io sarò sempre teco e co' tuoi
e tutti voi abbiatemi per vostro affezionatissimo eternamente. Resta a voi tutti il debito di non scordarvi di me e di comandarmi.
Domani pure è il nome della Gigina. Dalle per me i buoni auguri ed un bacio paterno su la fronte. Che ella mi scriva sempre e mi comandi.
Sono ancora sofferente benché leggermente per la gotta. Il Babbo s'è rimesso? I miei doveri con tutti
e tu mi ama fratellescalmente e mi tenga per
Tuo devotissimo servo
Paolo Em Tulelli
20 giugno 1866
LII
Mia cara Giannina
A questi chiari di luna
quando le calamità pubbliche rendono gli uomini egoisti ed incuriosi degli altri
è una vera consolazione ricevere un'affettuosa lettera da mano amica e che mostra non essere dimenticato anzi ricordato ed amato. Alle cause antiche s'è aggiunta l'epidemia a renderci isolati ed afflitti. Tutto per lo meglio nel migliore de' mondi possibili!
Tuttavia io sono fermo e sereno in mezzo alla tempesta e fido nel Signore
il quale ha detto che neppure un capello ci sarà strappato senza il suo divino volere. Le condizioni familiari in cui mi trovo
questa mia Perpetua di 76 anni suonati ed infermiccia da quasi due mesi
mi vietano di muovermi di Napoli per ora
né mi permettono d'andare a respirare più spirabile aere in campagna. Bisogna subire la posizione che ci siam fatta.
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