Federico Adamoli
Paolo Emilio Tulelli. Lettere a Giannina Milli (1857-1883)


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     Mi rallegro di cuore della recuperata salute della Gigina e voglio sperare che non m'abbia dimenticato. Sappia che la lontananza me l'ha resa più cara. Mi piace il pensiero che nutri di peregrinare pel Veneto ricongiunto alla Madre Patria per volere del fato e non pel valore de' figli suoi... Si va e consola co' tuoi canti ispirati i nostri redenti fratelli. Poi smetti la lira stanca da tanta peregrinazione e riposa; che Dio son certo te ne darà il modo.
     Un mondo di saluti al Babbo ch'io considero e tengo come Babbo mio come considero e tengo te e la Gigina come mie sorelle amatissime. Ed in conseguenza vedi che son Laico anch'io mille saluti alla mamma che l'ho pure per mamma mia e quindi saluto i fratelli che son pure miei fratelli.
     Saluto Villari e Vannucci.
     E tu mi ama e prega per me; e se apprenderai puta caso ch'io sarò chiamato (veramente non vorrei ora!) all'altro mondo conforta il mio nome a' presenti ed a' futuri con una tua mesta ed amorevole elegia. Credimi
     Di Napoli 4 settembre 1866
     Tuo devotissimo amico
     Paolo Emilio Tulelli


     LIII

     Mia cara Giannina
     Grazie all'amorosa memoria serbata di me tanto per tua parte che per Gigina e per tutt'i tuoi. E' un conforto per me sapere d'esser vivo nella memoria e nell'affetto de' miei cari e d'esserlo ancora nel caso ch'io scomparisca dal numero de' viventi.
     Scorgo nella tua lettera una specie di scoraggiamento e di sconforto non che una forma di trepidazione per la possibile eventualità del morbo ferale in cotesta contrada. Evvia mia cara Giannina coraggio: non hai fiducia in quella Previdenza che finora ha sorretto mirabilmente la tua vita? Confida e spera da quella brava che sei e pensa alla poesia della Patria la quale anco dolorando e perdendo trionfa.